Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
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Vaccinare il maggior numero possibile di persone e aumentare i tamponi, soprattutto molecolari, per garantire un efficace tracciamento dei casi da Covid-19. Ecco la strategia per frenare l'arrivo di una possibile quarta ondata alla fine dell'estate. L'avanzare della variante Delta allarma gli scienziati e preoccupa il governo, che guarda al resto d'Europa e cerca di utilizzare al meglio il vantaggio temporale di circa due mesi rispetto ad altri Paesi. Ma soprattutto frena sugli allentamenti già previsti per evitare di ripetere gli errori commessi la scorsa estate.
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In Italia nei reparti ospedalieri l'occupazione di posti letto è a livelli normali e fortunatamente le terapie intensive si sono svuotate. Eppure, nonostante questi segnali tranquillizzanti, i dati e le curve epidemiologiche confermano la risalita dei contagi. L'analisi settimanale dell'Istituto superiore di sanità diffusa venerdì, mostra l'andamento in ascesa della curva e conferma come il Covid-19 mutato colpisca soprattutto i giovani: l'età media è scesa drasticamente, ora è intorno ai 35/36 anni.
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Uno studio riservato a disposizione dell'esecutivo, fotografa la situazione e monitora l'evoluzione della pandemia confrontandola con quanto sta accadendo negli altri Paesi. In particolare con la Gran Bretagna, dove la Delta ha già avuto un picco. L'analisi prevede che - senza un monitoraggio e un tracciamento adeguato - in Italia a fine luglio si potrebbe arrivare a 3 mila nuovi positivi ogni giorno per raggiungere al 30 agosto un numero di casi che potrebbe oscillare tra 8 e 11 mila.
Una nuova ondata, che potrebbe coincidere con la ripresa della vita normale dopo le vacanze estive e la ripartenza della scuola. Un'ondata che non avrebbe le stesse, gravissime conseguenze delle precedenti proprio perché «il vaccino rappresenta una barriera efficace agli effetti peggiori del Covid-19 che, pur continuando a circolare, viene depotenziato in maniera significativa».
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Ma porterebbe comunque effetti pesanti. Gli scienziati che ispirano le scelte del governo sono preoccupati, pensano che se l'Italia dovesse rivedere i grandi numeri di contagiati registrati in passato, anche gli ospedali potranno tornare in affanno. Anche per questo le mascherine al chiuso non saranno eliminate e le discoteche dovranno attendere ancora. Roberto Speranza è in contatto costante con i ministri della Salute di Francia e Germania e ha ripreso a invocare grande prudenza: «Non bisogna abbassare la guardia rispetto alle misure di contenimento».
Il ministro italiano non drammatizza, ma nemmeno si fa illusioni: l'esperienza recente insegna che quello che accade nei vicini Paesi europei, a distanza di qualche settimana, si verifica anche da noi. «Il vero nodo - si interroga Speranza nelle riunioni con gli esperti - è quale riflesso avrà l'innalzamento dei contagi in termini di ospedalizzazioni e decessi. Noi per fortuna siamo indietro, quindi possiamo osservare ciò che succede altrove». In Gran Bretagna, ad esempio, Paese che pur avendo vaccinato molto si trova alle prese con il ritorno del virus.
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La relazione riservata conferma «il momento particolarmente positivo che permette un agile tracciamento dei contatti». Ma evidenzia «un continuo calo dei tamponi che porta al ribasso i nuovi positivi individuati». Non solo. Nella prima settimana di luglio «c'è stato un incremento di nuovi casi pari al 13% nonostante il progredire della campagna vaccinale». Secondo gli esperti un tracciamento efficace prevede di effettuare almeno 200 mila test per non sottovalutare «il rialzo che avverrà nelle prossime settimane». E invece dal 1° giugno i bollettini quotidiani dimostrano che non si superano quasi mai gli 80 mila test, ritenuti «assolutamente insufficienti per tracciare la ripresa della variante così contagiosa come la Delta».
vaccino alle giovani donne
Ieri ne sono stati registrati 208 mila, ma il numero ideale per avere un quadro davvero aggiornato è di «300 mila tamponi al giorno con l'80% di molecolari». Testare un numero basso di persone non aiuta a individuare i focolai. Sull'andamento della campagna gli esperti sono molto ottimisti. Nella relazione si conferma che «i vaccini stanno permettendo l'abbattimento della percentuale dei ricoveri rispetto ai positivi e il fatto di aver sfondato il 40% di vaccinati con due dosi avrà un effetto benefico». La dimostrazione è negli ingressi in terapia intensiva che si sono ridotti o addirittura in alcuni casi azzerati «con l'acclarato effetto protettivo dei vaccini e della messa in sicurezza delle fasce d'età più a rischio».
Tamponi Covid
Ecco perché si «raccomanda di continuare per garantire la doppia dose al più ampio spettro di popolazione possibile», anche perché la variante Delta «si può depotenziare soltanto con un ciclo a doppia dose». La progressione rilevata dall'Iss fornisce l'andamento della variante in Italia. Si è passati dal 5% di maggio al 16,7% di due settimane fa per arrivare al 27,7% di venerdì. Ed è proprio questa curva in salita a preoccupare gli esperti, che tengono conto di quanto accaduto altrove. Il paragone è tra Italia e Regno Unito e sono i numeri a dimostrare l'efficacia dei vaccini.
franco locatelli
Sulla Delta gli esperti hanno infatti comparato i dati britannici e confermato che, «pur con la mutazione, il virus è depotenziato in maniera significativa». Il vero rischio riguarda i più giovani: l'analisi dei dati dimostra infatti che «la virulenza colpisce maggiormente la fascia di chi ha tra i 12 e i 24 anni e ancor di più gli under 12 che non possono essere vaccinati». Il pericolo deriva dal fatto che in questi casi «il virus si presenta in forma lieve o asintomatica». E questo aumenta l'insidia della trasmissione in ambito familiare.
2.«LA CURVA RISALE, VA COMPLETATA L'IMMUNIZZAZIONE DEGLI OVER 60»
Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, ricominciamo?
«Che la curva dei contagi in Europa sia tornata a risalire è ormai un evidente dato di fatto. In alcuni Paesi, come Regno Unito, Spagna e Portogallo in maniera decisamente marcata, al punto da far considerare o, addirittura, in alcune nazioni di adottare, misure più rigide per i passeggeri in arrivo da quei Paesi».
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E l'Italia?
«Il fenomeno è, al momento, molto più contenuto. Questo incremento nei contagi è dovuto in larga parte alla progressiva dominanza della variante Delta che per la sua contagiosità, stimata essere di circa il 60% superiore a quella della variante Alfa, è passata rapidamente da pochi punti percentuali a valori del 50-60% in alcune regioni».
Solo colpa del ceppo mutante?
«Qualche leggerezza di troppo, come gli episodi di Codogno e di Manfredonia, ha pure contribuito. Non è il caso di creare allarmismi, in quanto i dati su decessi e ricoveri in terapia intensiva sono molto più confortanti grazie alle vaccinazioni. E quest' ultima osservazione deve essere un ulteriore incentivo per completare in fretta il percorso dell'immunizzazione nelle fasce d'età oltre i 60 anni».
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Vaccinazioni agli adolescenti, troppo poche?
«Le agenzie regolatorie, straordinariamente attente e orientate su scelte stringenti, hanno approvato il vaccino di Pfizer-BioNTech a partire dal compimento dei 12 anni, ciò significa che il profilo di sicurezza è stato largamente valutato e dimostrato. Per quanto pertiene i casi di miocardite e pericardite (infiammazione del muscolo cardiaco) le segnalazioni sono molto rare. Gli esperti hanno ritenuto "possibile" un legame con i vaccini a Rna suggerendo di includerli come possibili effetti collaterali».
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Da pediatra cosa dice?
«Oltre a essere estremamente rari, la maggior parte dei casi sono lievi e spesso si risolvono da soli. La miocardite e la pericardite sono molto più comuni se si contrae Covid-19 e, quindi, i benefici derivanti dai vaccini anche nella fascia adolescenziale superano di gran lunga i minimi rischi. Non ho dubbi nel raccomandare la vaccinazione anche in questa fascia di età».
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L'età mediana dei positivi da noi è scesa a 31 anni: può essere motivo d'allarme?
«L'abbassamento dell'età mediana di chi si contagia è conseguenza dell'uso preferenziale dei vaccini nelle fasce di età più avanzate, scelta la cui correttezza va rivendicata. È un fenomeno ormai evidente da alcune settimane. Non si può non far appello al senso di responsabilità che deve connotare i comportamenti individuali di tutti noi per contenere quanto più possibile la circolazione virale, soprattutto nel contesto di dominanza della variante Delta. Non ripetiamo gli errori della scorsa estate».
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A Londra spettatori senza mascherina a Wembley e Wimbledon, il Giappone chiude invece le Olimpiadi al pubblico. Chi fa meglio?
«La circolazione virale in tutto il mondo è ancora alta. Ritengo opportuno adottare scelte prudenziali per limitare la diffusione del virus nei contesti di potenziale affollamento. Per questo è importante continuare a utilizzare le mascherine anche all'aperto in situazioni di assembramento. In questa prospettiva, la scelta del Giappone, anche considerando che nel Villaggio olimpico affluiranno atleti di tutto il mondo, mi pare avere un evidente razionale».
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Non così l'Inghilterra?
«Ora i numeri non danno supporto a quanto si osserva in Inghilterra, pur ammettendo che ospedalizzazioni e decessi anche in quel contesto sono molto inferiori al passato grazie al fatto che i vaccini stanno facendo un'enorme differenza. In positivo».
Pfizer chiederà l'autorizzazione agli enti regolatori per una terza dose. Che ne pensa?
«Scelte come queste sono di pertinenza esclusiva delle Istituzioni sanitarie, le quali, basandosi sulle evidenze scientifiche, decideranno se e quando sarà necessario somministrare una terza dose. Non confondiamo i ruoli. Diverso può essere il discorso per soggetti con risposta immunitaria deficitaria: a dispetto dello scetticismo di alcuni colleghi immunologi, ci sono dati chiari che indicano come, per esempio, in chi ha ricevuto un trapianto di organo solido una terza dose può migliorare la protezione».
Scuola, come riprenderà?
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«Partiamo da un'osservazione per me imprescindibile: come ha chiaramente sottolineato il presidente Draghi ad aprile, dobbiamo tutelare l'attività didattica in presenza quanto più possibile. La strada per farlo è completare il percorso di vaccinazione degli operatori scolastici. Le regioni che hanno percentuali più basse di vaccinati tra il personale scolastico e universitario devono recuperare il gap mettendosi a pari con le più virtuose.
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Sarà poi determinante condurre rapidamente, al meglio entro la fine di settembre, la campagna vaccinale anche negli studenti oltre i 12 anni e i genitori devono fidarsi della scienza. Quanto più saremo efficaci con la somministrazione di vaccini nel mondo della scuola e dell'università tanto maggiori saranno gli spazi per evitare le misure restrittive».
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