Leandro Del Gaudio per “il Messaggero”
BIAGIO IZZO
Sarà un braccio di ferro il prossimo 23 marzo dinanzi al Riesame. In ballo c'è una richiesta di arresto a carico di Biagio Izzo, talento della comicità napoletana, volto noto del cinema nazionale. Un caso che nasce in un filone collaterale delle indagini legate a due funzionari dell'erario e che ora vede coinvolto Biagio Izzo. In particolare, il nome del popolare attore comico finisce nelle carte di un'inchiesta della Guardia di Finanza che ipotizza presunti illeciti e favoritismi nelle procedure di riscossione dei tributi e nelle fasi successive di esecuzione forzata e giudizio dinanzi alla commissione tributaria.
LA VICENDA
BIAGIO IZZO
Ma facciamo un piccolo passo indietro. Nei mesi scorsi, il gip ha bocciato le richieste di arresti domiciliari avanzate dal pm Valter Brunetti nei confronti di Izzo e di altri indagati per i quali era stata proposta la misura cautelare. La Procura però ha impugnato questa decisione. E torna a chiedere l'applicazione degli arresti domiciliari. Ed è così che il confronto fra accusa e difesa si sposta adesso davanti al Tribunale del Riesame. E l'appello del pm sarà discusso il 23 marzo prossimo.
L'IPOTESI INVESTIGATIVA
Su cosa si basa il braccio di ferro tra accusa e difesa? Turbativa d'asta è l'ipotesi investigativa. Stando a quanto emerso finora, la posizione dell'attore va ricondotta ad alcune intercettazioni che riguardavano la vendita all'asta di una moto e di una macchina, una Vespa 300 e una Fiat 500, oltre ad alcuni mobili. Beni che gli erano stati precedentemente pignorati nel corso di una analisi tributaria e in seguito di un lungo contenzioso con Equitalia, relativo ad alcune cartelle esattoriali. Beni dei quali il comico voleva rientrare in possesso.
BIAGIO IZZO
C'è stato un tentativo di acquisire illegalmente mobili e altri averi? Una domanda che tira in ballo anche altri soggetti. È, infatti, in questo scenario che entrano in gioco anche alcuni impiegati dello Stato che vengono ovviamente iscritti nel registro degli indagati. Si tratta di Mario Parisi e Rodolfo Imperiale, all'epoca dei fatti dipendenti di Equitalia, che si sarebbero adoperati con la presunta complicità di un dirigente dell'istituto vendite giudiziarie di Napoli, Gianfranco Lombardi, per fare in modo che i beni fossero acquistati all'asta tenuta il 25 febbraio 2015 per poi tornare nella disponibilità di Izzo.
Tutti avranno modo di chiarire la propria posizione dinanzi ai giudici. Al momento il fascicolo resta focalizzato su una presunta trama sospetta che viene captata in tempo reale dalle cimici della Guardia di finanza. Ed è così che il giorno dell'asta giudiziaria viene intercettata una conversazione fra Imperiale e Parisi nel corso della quale quest'ultimo passa al suo interlocutore un uomo che, secondo le conclusioni dell'accusa, sarebbe Lombardi.
MASSIMO BOLDI BIAGIO IZZO MATRIMONIO A PARIGI
IL VAGLIO DEL GIUDICE
Proviamo ad arrivare alle frasi che provocano il coinvolgimento dell'attore. C'è un passaggio in particolare. «Stiamo seguendo questa cosa, ti ha detto il nome del contribuente?», dice Imperiale. E poco dopo aggiunge: «È un attore famoso». Frasi che hanno giustificato l'iscrizione nel registro degli indagati, ma che non hanno superato il vaglio del giudice in materia cautelare. Per gli inquirenti si tratta di turbativa d'asta. Una impostazione che non è stata però condivisa dal giudice, che non ha ritenuto sussistenti i gravi indizi e non ha accolto la richiesta di misura cautelare. E lo stesso metro di misura viene utilizzato anche in merito ad altri soggetti di volta in volta coinvolti.
BOLDI E BIAGIO IZZO
Commenta l'avvocato Sergio Pisani, che difende Biagio Izzo: «Il mio assistito come già riconosciuto dal gip è totalmente estraneo a qualsiasi ipotesi di reato. L'attore, infatti, non compare in alcuna conversazione ed è coinvolto nell'inchiesta solo indirettamente a causa di soggetti che cercano di entrare nelle sue grazie. Il gip ha già fatto chiarezza escludendo in radice la possibilità che possa configurarsi in punto di fatto e diritto un'ipotesi di turbativa d'asta. L'appello del pm, che non è neanche quello territorialmente competente, mi sorprende trattandosi peraltro di fatti di circa 3 anni fa».