Elena Meli per il “Corriere della Sera - Salute”
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Secondo il poeta palestinese Mahmoud Darwish le città sono odori. Haifa per lui significa sentire nell'aria aroma di pini e lenzuola sgualcite ma, va detto, non tutti i centri urbani profumano propriamente di rose e viole: più spesso camminando per le nostre metropoli sentiamo puzza di inquinamento, odore di spazzatura, afrori umani vari non proprio piacevoli o perfino esalazioni da impianti industriali nelle vicinanze.
puzza
Non dovremmo piegarci a tollerare il fastidio che provocano, perché si tratta di Molestie olfattive, come recita il titolo di un testo presentato ieri presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma e scritto da esperti nazionali del settore per raccogliere studi, spunti e riflessioni sul tema delle sostanze odorose nocive per l'uomo e l'ambiente.
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Il volume, realizzato nell'ambito del progetto NOSE - Network for Odour Sensitivity - e curato da esperti del CNR, delle università di Trieste e Bari e dell'Arpa Sicilia, sottolinea innanzitutto l'abbondanza delle sostanze odorigene immesse nell'ambiente ed è nato anche perché, come spiega la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza, «rimangono ancora da adottare specifiche regole che, per esempio, fissino i valori limite delle concentrazioni orarie di composti odorigeni come gli idrocarburi non metanici, l'idrogeno solforato e il benzene, che peraltro è annoverato come importante composto cancerogeno secondo l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro».
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Già, perché le molestie da puzza non si limitano al fastidio che proviamo quando un odore pungente ci arriva nel naso, ma possono essere un «segnale» di danni alla salute: non tutti i miasmi comportano rischi sanitari certi come nel caso del puzzolente benzene, ma il disagio che si prova a vivere in un ambiente maleodorante può incidere a tal punto sulla qualità di vita da essere compatibile con la definizione di «danno alla salute» dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
ANIMALI DA FATTORIA
Attività agricole, industrie, impianti di smaltimento o recupero dei rifiuti sono alcune tra quelle che immettono composti volatili maleodoranti nell'aria, che per giunta spesso coincidono con sostanze che inquinano l'ambiente pregiudicando la salubrità dell'ecosistema: fanno male ai terreni e alle acque insomma, non solo al nostro naso.
Come aggiunge Gianluigi de Gennaro dell'Università di Bari, coautore del volume, «l'odore dell'aria oggi è ampiamente riconosciuto come parametro ambientale essenziale per determinare la qualità di vita, con effetti significativi su molteplici attività, dal turismo al ciclo di gestione dei rifiuti.
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Negli ultimi anni l'insediamento di impianti in grado di rilasciare miasmi olfattivi in aree urbanizzate ha moltiplicato il rilascio di sostanze odorose moleste e generato crescente preoccupazione per un "inquinamento olfattivo" caratterizzato spesso dall'imprevedibilità del disturbo, dalla continuità nel tempo e dall'impossibilità di difendersi».
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La «nuvola» di tanfo si muove in tutte le direzioni sotto la spinta del vento, non è facile da contenere e crea disagi, ansie e anche proteste da parte di chi vive nelle vicinanze di impianti che emanano esalazioni nauseabonde; così, per esempio, stando alle statistiche dell'Unione Europea l'inquinamento olfattivo fa registrare in media oltre il 30 per cento delle denunce ed è la principale causa di preoccupazione ambientale dei cittadini dopo quello acustico.
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Un primo passo da compiere è perciò la sorveglianza ambientale per monitorare le emissioni odorigene: così sono e saranno sempre più importanti i «nasi elettronici» e i sistemi di monitoraggio strumentale degli odori, che possono determinare la concentrazione delle molecole sgradevoli in maniera oggettiva sfruttando l'olfattometria dinamica, un metodo di rilevazione definito e regolamentato a livello europeo.
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L'obiettivo è mappare meglio gli odori sul territorio, normare i livelli di molecole puzzolenti tollerabili nelle zone abitate e aumentare la sensibilizzazione nei confronti di un tema poco considerato, ma importante per la salute pubblica e il benessere di tutti; anche per questo il capitolo conclusivo è dedicato alla cittadinanza ambientale e alla partecipazione collettiva, possibile per esempio grazie a web-app come quella del progetto NOSE che consentono ai cittadini di segnalare alle Agenzie Ambientali regionali i miasmi avvertiti sul territorio. Per riuscire finalmente a vivere in città che non siano ammorbate da odori molesti ma possano essere riconosciute dai loro profumi caratteristici.
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