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    “NON POSSO PERMETTERMI DI AMMALARMI” – BIANCA BALTI COME ANGELINA JOLIE: DECIDE DI SOTTOPORSI ALL’ASPORTAZIONE DI ENTRAMBI I SENI. IL MOTIVO? LA MODELLA HA SCOPERTO DI ESSERE PORTATRICE DELLA MUTAZIONE DEI GENI BRCA, COLLEGATA A UNA MAGGIOR PROBABILITÀ DI SVILUPPARE CANCRO A SENO E OVAIO – “PORTO, DA SOLA, LA RESPONSABILITÀ ECONOMICA DI TUTTO SULLE SPALLE. SONO SCONFORTATA NEL DOVER RINUNCIARE A UNA PARTE DEL MIO CORPO CHE HA DEFINITO LA MIA FEMMINILITÀ…”


     
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    Vera Martinella per www.corriere.it

     

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    In estate aveva annunciato che si sarebbe fatta rimuovere tube e ovaie, oggi la 38enne top model Bianca Balti ha comunicato ai suoi fan che l’8 dicembre si sottoporrà a Los Angeles a una doppia mastectomia preventiva, ovvero l'asportazione di entrambi i seni. Lo stesso percorso seguito quasi dieci anni fa da Angelina Jolie, che come la modella, aveva scoperto di essere portatrice della mutazione dei geni BRCA, collegata a una maggior probabilità di sviluppare cancro a seno, ovaio, prostata e pancreas.

     

    «Mamma si opera perché ama troppo la vita» scrive Balti ai fan, riportando le parole che ha detto alle sue figlie Matilde, 15 anni, e Mia, 7. Senza nascondere la paura, ma fermamente convinta della sua scelta e dell'importanza di far conoscere la sua storia anche per contribuire alla corretta informazione sul tema.

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    Le mutazioni BRCA 1 e 2

    Lo scorso 1 settembre sul suo canale Instagram, la modella originaria di Lodi aveva organizzato una diretta video in collaborazione con l'associazione aBRCAdabra per rispondere alle moltissime domande che si pongono tutte le persone quando scoprono di essere portatrici di una mutazione dei geni BRCA1 o BRCA2. Le evidenze scientifiche hanno indicato che un numero crescente di neoplasie, in maschi e femmine, è collegato alla mutazione dei geni BRCA.

     

    «Conoscere se si è portatori della mutazione dei geni BRCA1 o BRCA2 serve ai pazienti con una diagnosi di cancro a seno, ovaio, prostata e pancreas per stabilire le terapie più efficaci e orientare la decisione terapeutica, sia sul fronte chirurgico sia nella scelta dei diversi medicinali — spiega Alberta Ferrari, coordinatrice del Comitato tecnico-scientifico di aBRCAdaBRA onlus che nella diretta rispondeva alle di Bianca e dei partecipanti —. Ed è fondamentale per i familiari sani, che sono più a rischio di ammalarsi, per valutare le strategie di prevenzione più indicate nel singolo caso».

     

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    Prima di fare il test, la persona sana deve eseguire una consulenza genetico-oncologica con uno specialista, «ma l'esame in Italia non viene rimborsato in modo uniforme sul territorio nazionale e la chirurgia di riduzione del rischio (ovvero gli interventi di rimozione preventiva di seno, utero e ovaie) da noi non è inclusa nei Lea (Livelli essenziali assistenza), quindi in pratica l'ospedale la effettua a sue spese perché il Ssn non prevede che venga rimborsata» ricorda la presidente di aBRCAdabra, Ornella Campanella.

     

    Cosa cambia per chi ha la mutazione

    Cosa sono i geni BRCA1 e BRCA2? «I geni BRCA sono presenti in ognuno di noi — chiarisce Antonio Russo, ordinario di Oncologia medica all’Università degli Studi di Palermo e coordinatore delle Linee guida nazionali sui tumori eredo-familiari dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) —. Tuttavia in alcune persone si manifesta una sorta di “versione anormale”, che può tradursi in un pericolo maggiore di cancro in maschi e femmine. Le mutazioni a carico di questi due geni possono essere trasmesse ai figli e nei portatori di mutazioni i tumori tendono a presentarsi più precocemente. Esistono criteri ben precisi per inviare i possibili “portatori sani” a una consulenza genetica oncologica ed è importante che tutti gli aventi diritto possano accedere gratis ai test».

     

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    Intercettare un «portatore sano» (ovvero una persona positiva al test BRCA, ma non malata di tumore) permette di offrirgli due strategie di prevenzione: la prima, un programma di sorveglianza «stretta» con alcuni esami diagnostici da eseguire anche ogni sei mesi, diversi da quelli di screening ai quali si sottopone la popolazione generale che permette in alcuni casi (per esempio nel tumore al seno) di identificare l’eventuale insorgenza di un tumore in una fase molto precoce, che può cambiare moltissimo la prognosi della malattia. L’altra strada è offrire la chirurgia preventiva al seno (mastectomia) ed eventualmente anche di tube e ovaie (annessiectomia), ovvero rimuovere quegli organi nei quali potrebbe nascere con elevate probabilità una neoplasia.

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    La decisione di sottoporsi chirurgia preventiva

    «Le opzioni chirurgiche richiedono un approccio multidisciplinare che è possibile in molti Centri di cura in Italia (come le Breast Unit e i centri specializzati per la chirurgia dell’ovaio) — dice Alberta Ferrari, vicedirettore della Chirurgia senologica al Policlinico San Matteo di Pavia —. La decisione della donna deve naturalmente tenere conto delle sue scelte di vita, della sua progettualità personale e familiare, del desiderio di maternità, degli esiti della menopausa precoce e di aspetti estetici e naturalmente psicologici.

     

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    L'interessata deve ricevere tutte le informazioni corrette affinché possa scegliere liberamente quando e se sottoporsi alla chirurgia di riduzione del rischio, sapendo che è al momento l’unica strategia in grado di ridurre in modo significativo il rischio di sviluppare un tumore in questi due organi e in modo particolare nell’ovaio dove, ad oggi, non c’è nemmeno l’opzione della diagnosi precoce su cui puntare».

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    Certo quella della chirurgia preventiva è una decisione «forte» e che fa paura, come racconta la stessa Balti: «Mi sottopongo a una doppia mastectomia preventiva. Perché non posso permettermi di ammalarmi io che porto, sola, la responsabilità economica di tutto sulle spalle. Perché vorrei che le mie bambine trovassero in me la forza di agire se un giorno anche loro venissero diagnosticate. Perché amo troppo la vita per non fare il possibile per preservarla.

     

    Mi sono sentita orgogliosa nel fissare una data, impaziente nell’attendere. Ma ora che il momento è arrivato non ne ho voglia. Mi sento fragile. Spaventata dall’idea di dover dipendere dagli altri. Terrorizzata dal dolore che proverò. Sconfortata nel dover rinunciare a una parte del mio corpo che ha definito fino ad oggi la mia femminilità».

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