DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
“Non puoi pianificare una vita come la mia. Non puoi nemmeno vivere una vita come la mia”, dice Don King all’intervistatore dello Spiegel che lo conosce da 18 anni. Ora ha 93 anni ed è ben conscio di essere una leggenda, vivente chissà per quanto ancora. “Mi hanno dichiarato morto tante volte. Ma guardami. Eccomi qui. Non avrei mai pensato di arrivare a 93”.
La verità, scrive il giornale tedesco, “è che non puoi aspettarti la verità quando parli con King“. Segue conversazione in cui compaiono Adolf Hitler e Martin Luther King, Albert Camus e Abraham Lincoln. Ma sono lampi. Ad un certo punto dice: “Oh, lo Zaire. È stata una bella battaglia, vero? Ali contro Frazier… o no, era Ali contro Foreman, vero?”. Al che l’intervistatore si chiede: “Può davvero essere che Don King tra tutti abbia dimenticato l’unico evento di boxe che il mondo intero ricorda? Oppure sta facendo lo stupido perché le domande lo infastidiscono?”
La sua storia agli inizi è incredibile: “King gestiva negozi di scommesse illegali nella sua città natale, Cleveland. Si dice che abbia collaborato con la mafia, anche se lo nega. Nel dicembre 1954 sparò e uccise Hillary Brown che aveva tentato di rapinare una delle sue bische con due complici. Il giudice si pronunciò per la legittima difesa. Dodici anni dopo, il 20 aprile 1966, King uccise un’altra persona, il suo ex socio Sam Garrett. Si dice che il motivo fosse un debito di 600 dollari.
King fu condannato al carcere e scontò quattro anni al Marion Correctional Institution. In quel periodo lesse molto e decise di cambiare vita. Quando uscì, nel 1972, ospitò un evento di beneficenza per un ospedale. Muhammad Ali accettò l’invito di King e venne a Cleveland per un’esibizione. “È lì che ci siamo incontrati. Ha detto che ero il miglior promotore che avesse mai visto e che dovevo restare nella boxe. Ho detto: lo farò solo se posso promuovere te. Ali è stato il primo pugile che ho ingaggiato”.
Parla di Trump (“l’ho fatto eleggere, ora posso riposarmi”) ma inorridisce quando gli chiedono di Tyson contro Paul… “Diavolo, no che non l’ho visto. Non ha niente a che fare con la boxe, è solo spettacolo. Questi sono due mondi diversi. Mi hanno chiesto se sarei venuto all’evento e avrei contribuito con qualcosa, ma ho detto: lascia perdere! Non voglio avere niente a che fare con quello”.
Tyson è una sua creatura. Dice che anche oggi il loro rapporto è “molto bello. Lo è sempre stato. Non abbiamo mai avuto problemi”.
Ma come – si oppone l’intervistatore – Tyson ti ha fatto causa per 100 milioni di dollari e ha detto che una volta ti ha picchiato… “Mike mi diceva sempre: non mi pagherai niente se dico la verità. Pagano solo per le bugie. Così io gli ho detto: digli bugie, Mike!”.
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