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    NON SIETE UOMINI DI MONDO SE NON CONOSCETE L'ADDERALL - LA VERSIONE FARMACEUTICA DELLA METANFETAMINA È IL FARMACO PIÙ DIFFUSO NEGLI STATI UNITI PER IL TRATTAMENTO DEL DISTURBO DEL DEFICIT D'ATTENZIONE. MA VIENE USATO COME "DOPING" PER MIGLIORARE LE PROPRIE PRESTAZIONI COGNITIVE, TANT'E' CHE MOLTI LO PRENDONO AL POSTO DELLA COCAINA - AGISCE A LIVELLO DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE, DOVE FACILITA IL RILASCIO DI SEROTONINA E DOPAMINA, NEUROTRASMETTITORI CON UN RUOLO IMPORTANTE IN FUNZIONI QUALI REATTIVITÀ, ATTENZIONE E CONCENTRAZIONE - CHI LO USA? PROFESSIONISTI, SPORTIVI, ANALISTI FINAZIARI, UOMINI D'AFFARI…


     
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    Estratto dell'articolo di Elisa Berlin per https://thevision.com

     

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    Delaney è una studentessa del college convinta che essere un’universitaria modello, con voti eccellenti e un profilo Instagram impeccabile sia l’unico modo per garantirsi un futuro. Per mantenere la sua media scolastica all’altezza di quella dei compagni, ogni mattina assume l’Adderall. C’è anche Peter, un analista finanziario. La settimana lavorativa di Peter si articola in sette turni da sedici ore durante i quali, nemmeno per un momento, avrà la possibilità di sottrarsi dal confronto con i colleghi.

     

    Per non rischiare di apparire meno efficiente di loro – condizione che lo collocherebbe automaticamente fra i “perdenti” del suo settore, oltre a sgretolare la sua autostima – assume l’Adderall. Infine c’è Eben, ex giocatore professionista di football. Per anni ha conosciuto un unico obiettivo: vincere sempre. Nessun infortunio fisico, crollo nervoso o impegno familiare avrebbe rappresentato un valido motivo per saltare un allenamento o perdere una partita. La sua carriera non sarebbe potuta durare così a lungo, senza l’aiuto dell’Adderall.

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    Delaney, Peter e Eben sono solo alcuni dei protagonisti di Take Your Pills, documentario diretto da Alison Klayman, disponibile su Netflix. I tre condividono la dipendenza da Adderall, la versione farmaceutica della metanfetamina: commercializzato a partire dagli anni Novanta dalla Ciba Pharmaceutical Company (ora Novartis) e appartenente alla classe degli psicostimolanti, oggi l’Adderall è il farmaco più diffuso negli Stati Uniti per il trattamento dell’ADHD (Attention Deficit and Hyperactivity Disorder).

     

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    Agisce a livello del sistema nervoso centrale, dove facilita il rilascio di serotonina e dopamina, neurotrasmettitori con un ruolo importante in funzioni quali reattività, attenzione e concentrazione. Il numero di statunitensi con una scorta di Adderall nel cassetto, però, è ben superiore a quanti ne avrebbero effettivamente bisogno e la questione non riguarda solo gli stimolanti: l’abuso di psicofarmaci rappresenta, oggi, un’emergenza che la società occidentale non può più fingere di non vedere.

     

    Fra il 1990 e il 2011, il numero di statunitensi in età scolare con una diagnosi di ADHD passò da 600mila a 3 milioni e mezzo – un aumento vertiginoso in cui il fattore economico giocò un ruolo fondamentale. Gli USA infatti rappresentano, insieme alla Nuova Zelanda, l’unico Paese in cui le case farmaceutiche sono autorizzate a proporre ai consumatori pubblicità diretta di sostanze psicotrope. […]

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    […] Molti medici, dal canto loro, non si tirarono certo indietro quando i loro ambulatori cominciarono a riempirsi di madri alla disperata ricerca di un farmaco che consentisse ai loro figli di eccellere in ogni attività che praticavano. Così, nel 2019, circa il 9% dei minorenni statunitensi possedeva una diagnosi di ADHD e il mercato degli psicostimolanti si aggirava intorno ai tredici miliardi di dollari.

     

    […]è interessante notare la facilità con cui milioni di famiglie scelsero di sottoporre i propri figli ad un trattamento farmacologico, pur di non dover sopportare i loro eventuali insuccessi scolastici, sportivi o relazionali. Si trattò di una vera e propria medicalizzazione della vita quotidiana, in linea con una cultura che, accecata dall’individualismo e dal desiderio di prevaricare sugli altri, vede nel fallimento il peggiore dei destini possibili.

     

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    Secondo la dottoressa Wendy Brown, filosofa e teorica politica presso la UC Berkeley, il fenomeno è interpretabile alla luce di un indottrinamento sociale che ha portato gli individui a concepire l’umanità come il riflesso del modello economico dominante. “Le persone pensano a sé stesse come una piccola parte di capitale umano”, afferma Brown nel documentario di Klayman. “I genitori sono preoccupati, fin da prima che i bambini nascano, da quale sarà il valore del capitale umano dei figli e cercano di aumentarlo in ogni modo. Dall’ascolto di Mozart nel grembo all’accesso a determinate pratiche sportive o programmi scolastici, quest’ansia porta quasi inesorabilmente verso l’Adderall, proposto dai genitori stessi oppure offerto dai compagni del liceo o del college”.

     

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    Se il valore dell’essere umano dipende esclusivamente dalla qualità delle sue prestazioni, assumere stimolanti è quindi funzionale a garantirsi la vittoria – sia essa una medaglia sportiva o una promozione con il massimo dei voti – e preservare così la propria autostima. L’insuccesso, al contrario, è un’eventualità che nell’universo capitalista trova spazio solo nella vita dei perdenti – e nessuna madre vorrebbe che il proprio figlio appartenesse a questa categoria.

     

    […] L’idea che il successo dipenda esclusivamente dalle proprie capacità ha favorito la colpevolizzazione delle persone che, a causa di fattori contestuali indipendenti – il background economico, il luogo di nascita, la sorte – faticano a raggiungere i risultati che i loro compagni, colleghi o familiari sembrano ottenere con facilità. L’ansia da prestazione si è cronicizzata nella nostra quotidianità, alimentando un malessere che negli ultimi anni è diventato sempre più profondo e pervasivo.

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    Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, un europeo su quattro soffre di ansia o depressione […] Stando ai dati raccolti dalla London School of Economics and Political Science, fra il 1980 e il 2009 il numero di consumatori di antidepressivi è aumentato, in media, del 20% annuo. In Italia, dove a soffrire di depressione sono circa 3 milioni di persone, fra il 1995 e il 2009 le vendite di antidepressivi sono più che triplicate. […]

     

    Nel tentativo di attenuare questo disagio, sempre più persone assumono psicofarmaci anche in assenza di una diagnosi medica. […] Il ricorso alle benzodiazepine sembra rappresentare per migliaia di adolescenti l’unico modo per contrastare il proprio senso di impotenza, come se l’incapacità di corrispondere ai modelli proposti dalla società – dalle lauree in tempo record, all’estetica ritoccata delle star di Instagram – fosse sufficiente ad annientare il loro valore di esseri umani. […]

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