Da corriere.it
djokovic
La Corte federale australiana, chiamata ad esprimersi sull’appello di Novak Djokovic contro il ritiro del visto e riunitasi quando in Italia era notte, si è aggiornata in vista della sentenza che dovrebbe arrivare nelle prossime ore, comunque prima dell’avvio ufficiale degli Australian Open, in programma domani. Nel corso dell’udienza i tre giudici hanno ascoltato per diverse ore le argomentazioni del governo australiano, secondo il quale la presenza del numero uno del tennis mondiale, non vaccinato, rappresenterebbe un «rischio sanitario». Gli avvocati del serbo hanno invece definito la decisione delle autorità «irrazionale» e «irragionevole».
L’udienza
djokovic con una fan a marbella
Novak Djokovic è ancora in attesa dell’esito dell’udienza davanti alla Corte Federale australiana. Il governo di Canberra ritiene che la presenza del numero uno del tennis mondiale, non vaccinato contro il Covid, nello Stato per partecipare agli Australian Open «potrebbe incoraggiare il sentimento contro i vaccini»; il tennista a caccia del suo 21° Slam in carriera si è sempre difeso sostenendo di aver contratto il virus lo scorso dicembre (per la seconda volta da inizio pandemia) e di essere quindi esentato dall’obbligo di vaccino. Fattore accettabile per gli organizzatori dell’Open — è stato inserito nel tabellone del torneo come testa di serie numero 1 — ma non per le autorità sanitarie.
MEME SU DJOKOVIC IN AUSTRALIA
La partenza per l’Australia
Ecco la ricostruzione di quanto accaduto negli ultimi 12 giorni. Il 4 gennaio il tennista annuncia ai followers su Instagram di essere in partenza per l’Australia, ha con sé una esenzione medica al vaccino che dovrebbe garantirgli l’ingresso nel Paese nonostante le rigide norme locali per fronteggiare la pandemia.
Il visto revocato e le incongruenze
Djokovic arriva all’aeroporto Tullamarine di Melbourne in piena notte e viene chiuso in una stanza, sottoposto ad un interrogatorio di oltre sette ore al termine del quale scatta la revoca del visto d’ingresso. Il campione ammette di non essersi mai vaccinato contro il Covid e rivela di essere risultato positivo al virus il 16 dicembre. Ma, come verificabile su Internet e sui social network, nei giorni successivi alla positività il campione ha partecipato a eventi pubblici, rilasciato un’intervista all’Équipe e si è fatto fotografare (senza mascherina) in presenza di altre persone. Inoltre emergono errori nella compilazione del modulo d’ingresso, in cui dichiara di non aver viaggiato nei 14 giorni precedenti l’arrivo in Australia e invece è stato in Spagna. Per Nole sarebbe un errore «umano e di certo non deliberato» commesso dal suo agente, l’italiano Edoardo «Dodo» Artaldi.
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L’hotel per gli immigrati irregolari
Djokovic viene trasferito nel centro di permanenza Park Hotel in stato di fermo, ma i suoi legali presentano ricorso e la prima sentenza del giudice Anthony Kelly è favorevole al campione (solo per un errore procedurale del dipartimento Immigrazione). Così Novak lunedì sera corre a Melbourne Park ad allenarsi, condivide una foto con la racchetta in mano e coach Ivanisevic al suo fianco. L’odissea però non è finita. E a poche ore dalla prima partita degli AO, al via lunedì, arriva la nuova revoca del visto decisa da ministro dell’Immigrazione.
Djokovic si allena in Spagna il 31 dicembre
Le accuse rivolte a Nole: «Disprezzo dei regolamenti»
Secondo il ministro per l’Immigrazione Alex Hawke, Djokovic è a rischio «trascurabile» di contagiare gli australiani, ma il suo passato «disprezzo» per i regolamenti Covid-19 potrebbe rappresentare un rischio per la salute pubblica e incoraggiare le persone a ignorare le regole della pandemia.
Djokovic arriva a Melbourne Il modulo di Djokovic DJOKOVIC19 djokovic certificato Djokovic si allena in Spagna il 31 dicembre 2