1. UNICREDIT-MPS LA FUSIONE RISCHIA DI SLITTARE ALL'ESTATE
Andrea Greco per “la Repubblica”
La matassa bancaria s' aggroviglia, anche perché i bandoli con nodi sono due: oltre a Mps, anche Unicredit. Così l' acquisizione pilotata che da sei mesi si apparecchia a Roma è ormai una corsa a ostacoli, in cui le tattiche e i nervi contano come le strategie e i miliardi. La conseguenza più ovvia in casi simili è lo slittamento, magari fino all' estate 2021: che per Siena significherebbe presentare da sola il piano per ripianare il patrimonio di vigilanza (stima ufficiale del "buco", 1,5 miliardi nel 2021), e per Unicredit scavallare l' assemblea del 15 aprile, quando gli azionisti del mercato padroni della public company nomineranno il nuovo cda e il successore dell' ad uscente Jean Pierre Mustier.
MUSTIER ELKETTE
È una ricostruzione su cui convergono più fonti bancarie, politiche e di vigilanza: ma niente va dato per scontato, quando l' azionista al 64% di una delle due banche è il Tesoro italiano, che da settimane spinge per ricapitalizzare Mps contestualmente con la sua vendita a Unicredit, con cui tratta da luglio. Proprio il Tesoro dopo il 20 gennaio, ricevute le indicazioni dei vertici di Mps, andrà a negoziare "politicamente" con l' Antitrust europeo l' ennesimo rafforzamento dell' istituto.
La strada per l' operazione è di nuovo tortuosa malgrado il fresco passaggio - indenne nella Finanziaria dagli strali di M5S e Leu - della misura che abbuona a chiunque compri Mps nel 2021 due miliardi di euro di attività fiscali, trasformandole in capitale. Sul lato dei compratori l' infruttuosa ricerca del nuovo ad, oltre al timore di molti amministratori di fronte alle perplessità espresse dietro le quinte dai fondi esteri grandi azionisti, potrebbe bloccare le scelte decisive almeno per altri tre mesi.
roberto gualtieri
Si dice che negli ultimi giorni le interlocuzioni di Blackrock e Capital Research, soci forti in Unicredit con il 5% ciascuno, abbiano indotto il presidente in pectore Pier Carlo Padoan, già ministro del Tesoro e parlamentare del Pd, a valutare con la più grande attenzione ogni fuga in avanti verso Siena.
Lo scetticismo degli azionisti di Unicredit - che ha perso quasi metà del suo valore in Borsa quest' anno potrebbe ritorcersi contro gli amministratori, al rinnovo per tre anni tramite lista che il cda stesso dovrà inoltrare entro il 25 marzo; ma tale lista deve trovare ampio supporto per battere eventuali fondi attivisti e produrre una governance consona all' unica banca "sistemica" italiana.
blackrock
Mai come ora farebbe comodo un manager forte: ma quello che c' era, il francese ex paracadutista Mustier, è stato fatto fuori quasi un mese fa dal cda che gli ha contestato la strategia "esterofila" di scorporare le attività estere del gruppo in una holding, e magari quotarla a Francoforte. La ricerca del successore, condotta con la consulenza di Spencer Stuart, starebbe però rivelandosi più complessa del previsto: finora le ipotesi smentite si prendono la scena.
Dopo quelle di Corrado Passera, Matteo Del Fante, Marco Morelli, l' ultima è venuta da Alessandro Foti, ad di Fineco, un tempo "costola" di Unicredit che Mustier ha snobbato e venduto (tra i pochi a farlo, guardando il grafico). Ieri s' è detto «non interessato a rivestire alcun altro ruolo in Unicredit e totalmente focalizzato sullo sviluppo di Fineco e delle sue prospettive di crescita». Il nome che ricomponga lo strappo di novembre oggi non c' è.
2. PASSI AVANTI VERSO SALVATAGGIO MPS
Francesco Bonazzi per Alliance News
PIER CARLO PADOAN
Solo una crisi di governo, al momento improbabile, può fermare la vendita del Monte dei Paschi di Siena a Unicredit. Nella legge finanziaria è confermato l'emendamento che assegna una ricca dote all'istituto senese, mentre nella banca di piazza Gae Aulenti si sta scegliendo il prossimo ad che, insieme al presidente Pier Carlo Padoan, dovrebbe guidare l'operazione. Il nome in vantaggio, secondo quanto risulta ad Alliance News, sarebbe quello del banchiere d'affari Andrea Orcel.
Nella stesura finale della legge di bilancio, nonostante la contrarietà dei 5 stelle, è confermato il beneficio fiscale per le fusioni bancarie. Ieri la commissione Bilancio della Camera ha respinto i tentativi di alcuni esponenti di M5s di mettere un tetto massimo di EUR500 milioni alle defiscalizzazioni.
"Sarebbe stato un modo poco limpido per bloccare la vendita di Mps", dicono fonti del Pd, "senza assumersene una chiara responsabilità politica". "Poco limpido è disegnare una norma su misura per un caso concreto, travestendola da norma generale", ribattono dal Movimento. Alla fine, però, è passata la linea del resto della maggioranza.
In ogni caso, con una defiscalizzazione del genere sulle Dta, Unicredit avrebbe la strada spianata su Siena, tenendo conto che, caso abbastanza unico nella storia delle fusioni bancarie, l'altro ostacolo all'operazione è stato rimosso con la sostituzione del ceo del compratore, Jean Pierre Mustier.
ANDREA ORCEL
Il governo è in fibrillazione sul Recovery Fund e sulla sua gestione, con le proteste di Italia Viva che vuole una gestione più "collegiale" di questi EUR200 miliardi in arrivo dall'Europa. Tuttavia l'esito più probabile dello scontro tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte è un piccolo rimpasto di governo, rimpasto che per altro il Pd chiede da mesi, alla luce dei risultati delle ultime elezioni amministrative in cui il partito guidato da Nicola Zingaretti ha recuperato molti punti su M5s.
La scadenza fissata dall'Ue per la vendita di Mps, controllata al 68% dal Tesoro, è per la fine dell'anno. Insomma, i tempi ci sono tutti e sono ampi, ma dopo la condanna di metà ottobre di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola a sei anni per i bilanci del Monte, il ministro Roberto Gualtieri ha deciso di accelerare. E questa improvvisa accelerazione ha scatenato i dubbi di M5s.
Ieri, comunque, i 5 stelle hanno ottenuto una piccola consolazione: il governo dovrà presentarsi in Parlamento prima di prendere qualunque decisione strategica sul pacchetto di Mps, costato EUR5,5 miliardi dei contribuenti. Pacchetto che, ai prezzi di Borsa odierni, varrebbe appena EUR700 milioni.
Insomma, il partito di Beppe Grillo vuole almeno scongiurare "colpi di mano" sul delicato dossier, ma va detto che se anche mancassero i numeri della maggioranza per Mps-Unicredit, è facile immaginare che arriverebbero in soccorso voti dal centrodestra, che in larga parte (si pensi a Forza Italia) è concettualmente contrario al fatto che lo Stato possieda direttamente una banca.
ANDREA ORCEL
Oggi, in una giornata pesantissima per tutto il listino causa Covid19, il titolo Mps passa di mano a EUR1,06 con una flessione dell'1,8% (la metà dell'indice generale). Va molto peggio a Unicredit, colpita dalle vendite fin dai primi minuti e che nel primo pomeriggio perde il 4,4% a EUR7,4.
Cacciatori di teste e grandi soci stanno ultimando la ricerca del nuovo amministratore delegato di Unicredit e al momento il nome che sembra incontrare i maggiori consensi è quello di Andrea Orcel, ex presidente di Ubs Investment banking. La trattativa sarebbe anche già a buon punto, ma pare che la cifra chiesta dal banchiere sia molto elevata e che quindi siano necessari ancora dei colloqui.
In ogni caso, la riunione del cda in cui si sceglierà il nuovo amministratore delegato è quella del 14 gennaio, mentre il 10 febbraio saranno comunicati al mercato i conti dell'ultimo trimestre 2020 di Unicredit. Nel frattempo, entro il 19 gennaio Mps dovrà stabilire come lanciare l'aumento di capitale da EUR2-2,5 miliardi chiesto dalla Bce a fronte dell'ultima cartolarizzazione con Amco, da EUR8 miliardi.