Andrea Bonanni per "Affari & Finanza - la Repubblica"
viktor orban ursula von der leyen
Dopo il vertice dei capi di governo, che ha sbloccato il veto di polacchi e ungheresi sul bilancio Ue dei prossimi sette anni, il Parlamento europeo ha approvato a tempo di record tutto il pacchetto delle prospettive finanziarie 2021-2027, che riguarda sia il bilancio vero e proprio, sia l' avvio del Recovery Fund, sia le nuove norme che condizionano parzialmente i fondi europei al rispetto dello stato di diritto.
Per l'importanza delle questioni trattate questo è stato, come è ovvio, un momento qualificante per gli equilibri politici parlamentari. Ed ha registrato una importante novità. Infatti, in tutte le votazioni relative a questi provvedimenti, i Verdi si sono uniti alla maggioranza "istituzionale" composta da Popolari, Socialdemocratici e Liberali.
URSULA VON DER LEYEN
Di fatto, nel Parlamento europeo si è costituita una nuova e più ampia maggioranza quadripartita che potremmo definire «europeista». Il voto sul quadro finanziario pluriennale è passato con 548 favorevoli, 81 contrari e 66 astensioni. Il pacchetto complessivo, che comprende sia il modo di finanziare il fondo per la ripresa sia la questione dello stato di diritto, è passato con 496 voti a favore, 134 contrari e 65 astensioni.
I voti contrari e le astensioni sono venuti, nella quasi totalità, sia dall' estrema destra populista, sia dalla destra sovranista. In totale, lo schieramento eurofobo ed euroscettico arriva a malapena a duecento deputati: meno della metà di quelli del nuovo fronte europeista. Ma il voto della settimana scorsa non viene come una sorpresa.
DAVID SASSOLI
Nel corso dell' ultimo anno, i Verdi hanno quasi sempre votato in sintonia con la maggioranza liberal-social-popolare, che li aveva però esclusi al momento delle nomine politiche nelle istituzioni europee. I popolari si erano aggiudicati la presidenza della Commissione, i liberali la presidenza del Consiglio, i socialisti la presidenza del Parlamento europeo e la poltrona di Alto rappresentante Ue per la politica estera.
Il fatto che questa spartizione, pur cercando di riflettere una ponderazione politica, sia stata negoziata dai capi di governo riuniti nel Consiglio europeo, dove i Verdi non sono rappresentati, ha certamente influito sull' esclusione della componente ambientalista.
Ma poi, in un anno che è stato caratterizzato da una forte spinta europeista ed ecologica con il Green Deal di Ursula von der Leyen, e grazie anche al lavoro di ricucitura del presidente del Parlamento David Sassoli, era ovvio e naturale che i Verdi finissero per rientrare nell' alveo naturale di una maggioranza schierata a difesa dei valori europei.
parlamento europeo strasburgo