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    QUANDO NON AVEVAMO PAURA DEL PORNO - IL PRIMO FILM HARD IN ITALIA FU TRASMESSO NEL 1977 AL MAJESTIC DI MILANO, CON UNA SIRENA PRESA IN PRESTITO DAI POMPIERI CHE SEGNALAVA LA PROIEZIONE DI PELLICOLE EROTICHE - “LA DOLCE VITA” DI FELLINI FU SIMBOLO E SPARTIACQUE, COSÌ COME “TEOREMA” DI PASOLINI NEL 1968 - IL LIMITE “IRREVERSIBILE” È CON IL “DECAMERON” DEL 1971 - IL LIBRO "LA VIA ITALIANA ALLA PORNOGRAFIA" - VIDEO


     
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    Alberto Riva per “il Venerdì di Repubblica

     

    cinema majestic cinema majestic

    La prima "luce rossa" ad accendersi fu nel 1977 al cinema Majestic di Milano, una sirena presa in prestito dai pompieri: era il segnale che si proiettavano pellicole erotiche. Soft o hard a seconda del metraggio perché si usava aggiungere o togliere scene esplicite per dribblare la censura o gli ordini di sequestro. 

     

    Quei film, titoli come Vibrazioni carnali e Labbra vogliose, erano girati in più versioni, un po' per confondere le acque un po' per essere esportati in Francia e altri paesi più liberali. Ma ormai la diga era caduta.

     

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    Lo racconta Tomaso Subini nel suo La via italiana alla pornografia. Cattolicesimo, sessualità e cinema 1948-1986 (Le Monnier-Mondadori Education, pp. 260, euro 34), un saggio ricco di dati e aneddoti.

     

    Il primo campanello d'allarme era suonato dopo la Seconda guerra mondiale con il ritorno del cinema americano. Nel 1950, il neanche troppo peccaminoso Belle, giovani e perverse, diretto da Vorhaus e Ulmer, aveva fatto scattare la censura del Vaticano a causa della frase sui manifesti tacciata d'immoralità: «Il più dolce peccato del mondo».

     

    la dolce vita 2 la dolce vita 2

    Ma nonostante i divieti fioccassero a decine la «sessualizzazione delle immagini» era ormai inarrestabile. Oggi sembra incredibile, ma ancora nel 1953 nel giorno di Venerdì Santo in molte città italiane i cinema restavano chiusi. 

     

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    Era, secondo l'analisi di Subini, l'epoca del «controllo». A cui subentrò quella del «conflitto», di cui la La Dolce Vita di Fellini fu simbolo e spartiacque, sdoganando contenuti erotici (pensiamo alla scena finale dello spogliarello) destinati però a una platea immensa.

     

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    Così come Teorema di Pasolini che nel 1968 inaugura quella che l'autore chiama la «caduta» o «l'apocalisse della famiglia borghese», anche se il limite «irreversibile» è con il Decameron (1971) e una serie di altre pellicole, d'autore o meno, che si affermano nonostante censure, sentenze, condanne. 

     

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    L'approdo via via all'hard, con le sue star talvolta popolari è il racconto di un Paese sotto «regime clericale» che ha faticato più di altri a fare i conti con la liberazione dei costumi ma che, proprio grazie all'ostracismo, ha intrattenuto con la pornografia un rapporto di «interesse e preoccupazione, di attrattiva e di angoscia», a conti fatti un fenomeno di comportamento tutto italiano.

     

    il decameron 2 il decameron 2 il decameron 1 il decameron 1

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