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PRESTO, DATE A ZELENSKY LE PALLOTTOLE PRIMA CHE ARRIVI TRUMP - NUOVO PACCHETTO DI AIUTI ALL'UCRAINA: A KIEV ANDRANNO ARMI PER 500 MILIONI DI DOLLARI. LE FORNITURE COMPRENDONO MUNIZIONI PER LANCIARAZZI DI PRECISIONE HIMARS E PER L'ARTIGLIERIA, DRONI, VEICOLI BLINDATI E ATTREZZATURE PER LA PROTEZIONE DA ATTACCHI CHIMICI, BIOLOGICI, RADIOLOGICI E NUCLEARI - QUEST'ULTIMA TRANCHE DI AIUTI SEGUE UN PACCHETTO DA 988 MILIONI DI DOLLARI E UN ALTRO DA 725 MILIONI DI DOLLARI, ENTRAMBI ANNUNCIATI ALL'INIZIO DI DICEMBRE - LA DISCUSSIONE NELL'UE SU UNA MISSIONE DI PEACEKEEPING IN UCRAINA

volodymyr zelensky joe biden

CASA BIANCA, NUOVO PACCHETTO DI AIUTI A KIEV

(ANSA) - WASHINGTON, 12 DIC - Nuovo pacchetto di aiuti per le armi all'Ucraina: lo ha annunciato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, senza rivelarne l'entità. Kirby ha ribadito che gli Usa continueranno a fornire altri pacchetti di aiuti a Kiev "fino alla fine di questa amministrazione".

 

GLI USA ANNUNCIANO ALTRI 500 MILIONI DI ARMI ALL'UCRAINA

(ANSA) - WASHINGTON, 12 DIC - Come anticipato dalla Casa Bianca, gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo pacchetto di armi all'Ucraina da 500 milioni di dollari. Le forniture comprendono munizioni per lanciarazzi di precisione Himars, munizioni per artiglieria, droni, veicoli blindati e attrezzature per la protezione da attacchi chimici, biologici, radiologici e nucleari, insieme ad altre attrezzature, si legge in una nota del Dipartimento di Stato americano.

 

JOE BIDEN E ZELENSKY

Quest'ultima tranche di aiuti segue un pacchetto da 988 milioni di dollari e un altro da 725 milioni di dollari, entrambi annunciati all'inizio di questo mese. L'amministrazione uscente di Joe Biden sta lavorando per fornire quanti più aiuti possibili all'Ucraina prima dell'insediamento del presidente eletto Donald Trump.

 

TRUPPE DI PACE A KIEV L’IPOTESI SUL TAVOLO UE APERTURA DI CROSETTO

Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”

 

biden zelensky vertice nato

Un cessate il fuoco non è ancora alle viste, ma le cancellerie europee iniziano a dibattere su un contingente di peacekeeper da spedire in Ucraina. Con posizioni diverse, anche in Italia. L’opzione però è sul tavolo, come riferiva ieri un portavoce della Commissione Ue. Sarebbe «una delle garanzie» chieste da Kiev, ha raccontato all’ Afp un alto dirigente ucraino.

 

Non a caso ne hanno discusso a Varsavia, a quattrocchi, il presidente francese, Emmanuel Macron, e il premier polacco Donald Tusk, il quale confermando il tema dello scambio, ha subito frenato: «Decisioni su queste azioni saranno prese a Varsavia, solo a Varsavia. E per il momento nulla di tutto questo è in programma».

 

GUIDO CROSETTO - VERTICE NATO

Per il governo italiano il primo a intervenire è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Si è augurato di «parlare di peacekeeping il prima possibile in Ucraina, ma anche a Gaza e in Libano», aggiungendo che Roma è «disponibile a svolgere questo ruolo, nel quale ci siamo sempre distinti». Due ore dopo però il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha bollato come «prematura» la discussione, visto che l’operazione è ancora tutta da costruire. «Valuteranno i capi di Stato e di governo.  Adesso dobbiamo innanzitutto arrivare a una pace giusta, che non sia una resa di Kiev», le parole del vicepremier forzista. Condivise da Giorgia Meloni, riportano fonti di FdI.

 

ANTONIO TAJANI ANNALENA BAERBOCK

Dalla Farnesina sostengono che l’uscita di Tajani non fosse una risposta a Crosetto - i due si sono anche sentiti, prima di dichiarare - ma una valutazione a valle del vertice ministeriale degli Esteri di Berlino, in cui la stessa delegazione polacca (oltre a quella ucraina) avrebbe schiacciato sul freno. Aggiungendo una lettura politica: «Fra pochi mesi abbiamo le elezioni, non facciamo discorsi ipotetici che spaventano i nostri cittadini», è il senso del ragionamento riferito da fonti presenti al summit.

 

Anche la Germania, con la ministra Annalena Baerbock, che pure aveva aperto alla possibilità di un peacekeeping, ora si mostra estremamente cauta: «Occorre prima che Putin sia disposto a parlare di pace, e non è questo il caso». La stessa linea dell’alto rappresentante Ue Kaja Kallas: «Per avere missioni di peacekeeping, la Russia deve prima smettere di bombardare, ma non lo sta facendo».[…]