Michelangelo Borrillo per corriere.it
ferrovia adriatica
Fra una ventina di giorni saranno passati 157 anni esatti. E probabilmente quell’opera inaugurata l’8 novembre del 1863 — quando due treni con a bordo il Re Vittorio Emanuele II e i suoi invitati partirono dalla stazione di Torino in direzione di Foggia — resta l’infrastruttura del Regno d’Italia «meglio conservata». Perché rimasta immutata nei 27,771 chilometri che separano Termoli, in Molise, dalla stazione di Ripalta (frazione di Lesina, in provincia di Foggia) ancora a binario unico.
Un binario destinato a restare unico — collo di bottiglia di una linea ferroviaria Adriatica che, al contrario della Tirrenica, non è ad Alta velocità — chissà ancora per quanto tempo.
ferrovia adriatica
Perché dopo lo stop dell’estate scorsa, quando il ministero dell’Ambiente — in sede di Valutazione di impatto ambientale — bocciò il raddoppio dei binari chiedendo ulteriori approfondimenti sull’impatto ambientale dell’intervento e, in particolare, sul monitoraggio avifaunistico della zona (a tutela del Charadrius alexandrinus, fratino eurasiatico o, più semplicemente, fratino), si è aggiunto un nuovo ostacolo.
La sottocommissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente ha chiesto a Rfi alternative progettuali in termini di tracciato meno impattanti sul territorio e verso la popolazione: nella relazione è evidenziata «l’inopportunità di risolvere il problema esclusivamente attraverso il sistema delle barriere, unanimemente ritenuto inadeguato. È opportuno che Rfi ponga in essere ulteriori opzioni risolutive innovative». In pratica, il nuovo tracciato risulta essere troppo rumoroso, pensato con criteri ormai superati, ed entro il 29 ottobre Rfi dovrà dare una risposta per superare questo nuovo ostacolo.
Un binario atteso da venti anni
MAURIZIO GENTILE
Criteri superati perché la questione — con conseguente notevole incremento di tempi e costi — va avanti da quasi 20 anni, da quando l’intervento venne finanziato nel 2001. Da così tanto tempo che dopo quasi un ventennio di attesa — durante il quale sull’opposto versante tirrenico è stata costruita la linea ad Alta velocità ferroviaria — l’allora amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, si recò personalmente sul litorale molisano in questione — nei pressi della poco conosciuta località di Campomarino Lido — per capire il perché delle proteste degli ambientalisti molisani. Notando — queste le sue parole dell’epoca — «tra ferrovia e strada statale, 30 metri di monnezza».
MAURO MORETTI
Il bando di gara per la parte molisana — 17,291 chilometri — risale al gennaio del 2019 (per il lotto pugliese di 10,480 chilometri la gara d’appalto è stata avviata circa un anno fa ma è ferma per un ricorso al Tar), ma adesso, proprio mentre il governo punta alla velocizzazione della linea ferroviaria Pescara-Foggia-Bari (inserita tra le opere infrastrutturali considerate strategiche dal governo) e addirittura il ministro della Cultura Dario Franceschini si spinge fino a chiedere — come ha fatto nei mesi scorsi proprio sulle colonne del Corriere della Sera — l’Alta velocità ferroviaria anche sulla linea Adriatica, il secondo stop ministero dell’Ambiente. Eppure, tra le tre le soluzioni studiate nei tanti anni di discussioni — potenziamento in affiancamento alla linea esistente, come avviene in ogni parte del mondo;
affiancamento al tratto dell’Autostrada A14; attraversamento della vallata del Biferno — si è scelta la terza opzione, anche sostenendo proprio il maggior impatto ambientale delle altre due(evidenziato dai comitati ambientali) e nonostante tempi più lunghi e costi più elevati per il tratto molisano: circa 170 milioni in più, dai previsti 430 a poco meno di 600 milioni. Ma, evidentemente, non basta ancora:il raddoppio di quei 27 chilometri — gli unici a binario unico della dorsale Adriatica — così come sono stati progettati fanno troppo rumore.
STATI GENERALI FRANCESCHINI ferrovia adriatica