USA 2016: ASSANGE, NON ABBIAMO AVUTO EMAIL CLINTON DA MOSCA
hillary clinton
(ANSA) - Wikileaks non ha ricevuto dal governo russo le email che stanno mettendo in imbarazzo Hillary Clinton e il suo staff: lo sostiene il capo dell'organizzazione, Julian Assange, in un'intervista alla tv filo-Cremlino Russia Today che andrà in onda sabato prossimo. Parlando dall'ambasciata ecuadoriana di Londra, dove si trova da quattro anni, Assange ha accusato "la fazione di Clinton" di aver messo in piedi "un'isteria neo-maccartista" secondo cui "la Russia è responsabile di ogni cosa".
"Hillary Clinton ha dichiarato più volte, falsamente, che 17 agenzie di intelligence americana avevano accertato che la Russia era la fonte delle nostre pubblicazioni. Ciò è falso: noi - ha detto Assange - possiamo affermare che il governo russo non è la fonte".
SCANDALO DELLE EMAIL, OBAMA ATTACCA L' FBI «NON SI OPERA SULLA BASE DI INDISCREZIONI»
wikileaks julian assange
Giuseppe Sarcina per il Corriere della Sera
Barack Obama usa parole che suonano come una sconfessione pubblica, senza precedenti in questi termini, del capo dell' Fbi, una delle funzioni più importanti e prestigiose nel governo nazionale. Il presidente degli Stati Uniti non cita mai James Comey, il direttore dell' agenzia. Ma il riferimento è chiaro: «Noi non operiamo sulla base di soffiate, di indiscrezioni. Noi operiamo sulla base di decisioni concrete, quando vengono prese».
Venerdì 28 ottobre, Comey aveva inviato una lettera al Congresso, annunciando che i suoi agenti avrebbero condotto ulteriori accertamenti sulla gestione delle mail di Hillary Clinton, all' epoca in cui era Segretario di Stato (2009-2013).
Verifiche, ha scritto Comey, che si rendono necessarie dopo aver scoperto un certo numero di mail, «pertinenti» al caso, nel computer di Anthony Weiner, l' ex marito di Huma Abedin, la più stretta collaboratrice di Hillary.
james comey fbi
Negli ultimi giorni la questione mail ha fatto salire a livelli record la tossicità della campagna elettorale. La candidata democratica ha chiesto «imperativamente» a Comey di chiarire su quali presupposti avesse deciso di riaprire il dossier. Donald Trump, invece, ha subito avallato la mossa dell' Fbi: è la prova della «corruzione di Hillary».
È chiaro che in questo contesto le dichiarazioni del presidente aprono un altro fronte polemico. Obama ha parlato in un' intervista televisiva con «NowThisNews», poi rilanciata dalla Cnn : «Questo tema è stato indagato a fondo negli ultimi tempi. La conclusione dell' Fbi e del Dipartimento di Giustizia e la conclusione delle commissioni di inchiesta del Congresso risultano uguali: sono stati commessi alcuni errori, ma non c' è nulla che possa essere penalmente perseguito».
L' uscita di Obama è il culmine di una pressione più ampia sul vertice dell' Fbi. Lunedì scorso, 31 ottobre, Comey era stato a colloquio con il ministro della Giustizia, Loretta Lynch.
Obama ha sempre difeso in modo netto Hillary Clinton, argomentando che la gestione, sia pure non accurata, delle mail classificate «non ha mai messo in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti». Tutto il contrario di Trump, ha detto ieri il presidente in un comizio in North Carolina, che «sta mettendo a rischio la Repubblica». Anzi, di più: «Il destino del mondo traballa, è nelle mani degli elettori americani. Non ci possiamo permettere Trump presidente».
OBAMA HILLARY CLINTON
Sembrano pensarla così i 370 economisti, tra i quali alcuni Premi Nobel, che hanno pubblicato «un appello agli americani a non votare per Trump». Nervosismo anche sui mercati finanziari. Wall Street è in calo da venerdì scorso, quando è stata diffusa la lettera dell' Fbi. Gli analisti in realtà sono divisi tra chi ritiene che la vittoria di Trump farà cadere i valori di Borsa a lungo e chi prevede un trauma solo sul breve termine. Molto dipenderà anche delle mosse sul tasso di interesse della Federal Reserve, attese per dicembre.
Intanto Trump aumenta ancora il ritmo della sua campagna. È un vortice di comizi, sempre affollati. Lo slogan dominante, dedicato alla «corrotta Hillary» e gridato in coro, è lo stesso da mesi: «Lock her up», mettetela dentro. Oggi c' è attesa per il ritorno sulla scena della moglie Melania, in Pennsylvania. E poi ci sono i tweet a beneficio di 12 milioni e 800 mila follower.
ANTHONY WEINER
Tra gli ultimi flash sulle mail: «Paga avere delle amicizie ad alto livello, come nel Dipartimento di Giustizia. Chiaramente i Clinton ce li hanno». Nessun commento, invece, sulla denuncia di una donna, protetta dall' anonimato, che sostiene di essere stata violentata dal tycoon quando aveva 13 anni, nel 1994. La prima udienza in tribunale è fissata per il 16 dicembre. L' avvocato della vittima, Lisa Bloom, ieri ha annullato la conferenza stampa prevista a Los Angeles, dicendo di aver «ricevuto minacce» e di aver «troppa paura».