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    OBAMA VUOLE METTERE FINE ALLA GUERRA IN AFGHANISTAN: “MENO DRONI E CHIUDERE GUANTANAMO” – AUTOCRITICA SULLE TORTURE


     
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    Maurizio Molinari per "La Stampa"

    Obama barakObama barak

    Attacchi limitati con i droni, sostegno alle transizioni democratiche arabe, lotta alle fughe di notizie e soprattutto chiusura del carcere di Guantanamo grazie al trasferimento di molti detenuti in Yemen: sono i pilastri dell'approccio con cui Barack Obama si propone di «porre fine» al conflitto iniziato dall'America dopo l'11 settembre.

    BARACK OBAMA A BOCCA APERTABARACK OBAMA A BOCCA APERTA

    Parlando per quasi 60 minuti davanti alla platea della National Defense University il presidente illustra i contenuti della «Presidential Policy Guidance» con la quale vuole dare un «approccio più disciplinato» al contro-terrorismo. Obama parla da comandante in capo delle truppe e al tempo stesso da docente di diritto costituzionale per porre fine alla fase iniziata con l'intervento in Afghanistan nel 2001, definendo regole e principi per combattere il terrorismo negli anni a venire.

    BARACK OBAMABARACK OBAMA

    «Tutte le guerre hanno fine e anche questa deve averla» dice Obama, rendendo omaggio ai successi ottenuti - e alle 7000 vittime - dalle truppe in Afghanistan, in Iraq e nella lotta contro Al Qaeda per concludere che «ora siamo al bivio e dobbiamo decidere come affrontare la futura minaccia» con decisioni «sull'uso dei droni e la detenzione dei terroristi».

    BARACK OBAMABARACK OBAMA

    La risposta di Obama nasce dalla definizione del «nemico come sarà nei prossimi anni»: non più rappresentato da grandi organizzazioni ma da gruppi piccoli, «affiliati all'ideologia della Jihad», ridotti a poche unità «come dimostrato dagli attacchi a Bengasi o Boston» o anche «a singoli individui che si nutrono d'odio stando seduti davanti al computer di casa».

    Il terrorismo «torna a somigliare quello che ci attaccava prima dell'11 settembre» sottolinea Obama, spiegando che «la nostra prima scelta è di combatterlo con gli alleati» ovvero i Paesi come Pakistan e Yemen le cellule di trovano. «Ma non sempre è possibile». Da qui l'arma dei droni «da usare sono quando c'è un pericolo immediato e diretto per la sicurezza» e «in maniera da evitare vittime civili». Obama difende i droni «perché non sempre possiamo mandare le truppe speciali» e «sono preferibili a guerre e invasioni» ma gli standard che indica per usarli implicano una drastica riduzione degli attacchi.

    DRONE PREDATORDRONE PREDATOR pakistanpakistan

    Obama ammette il pericolo che viene «dagli estremisti interni» fomentati dalla Jihad e indica nella «cooperazione con la comunità musulmana americana» la strada migliore per combatterli. Il sostegno alle «trasformazioni democratiche» nel mondo arabo serve per «promuovere le riforme» e la lotta alle fughe di notizie sui media nazionali a «garantire la sicurezza» ma ciò che più è destinato a fare la differenza lo spiega negli ultimi minuti, parlando di Guantanamo, interrotto più volte dalle contestazioni di una donna in sala.

    GUANTANAMOGUANTANAMO Obama GuantanamoObama Guantanamo

    «La nostra preferenza è per catturare, detenere e processare i terroristi negli Stati Uniti» e dunque il «carcere sulla terra di nessuno» deve essere chiuso. Se ciò non è avvenuto «è a causa di decisioni politiche del Congresso» e così Obama annuncia la controffensiva: il Pentagono troverà un luogo dove celebrare i processi militari, assumerà la responsabilità dei trasferimenti dei sospetti terroristi e la Casa Bianca toglierà il veto ai rimpatri in Yemen ma soprattutto il Presidente tornerà a chiedere con forza a Capitol Hill di far «detenere chi si trova a Guantanamo nei nostri penitenziari, come avviene per altri terroristi».

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