DAGONEWS
GUZZETTI
Questo autunno sarà ricordato come la seconda (o terza, quarta) primavera degli arzilli vecchietti del capitalismo italiano. Dopo Del Vecchio, De Benedetti, Luciano Benetton, Silvio Berlusconi, ci mancava solo l'eterno Guzzetti. Dopo 22 anni di presidenza della Cariplo e 19 al vertice delle fondazioni bancarie, quest'altro figlio del '34 si è rimesso in moto a Milano.
Tra mercoledì e venerdì è stato al centro di una girandola di incontri, che hanno avuto come obiettivo quello di far cambiare idea al suo successore alla presidenza dell'ACRI, Francesco Profumo, e farlo desistere dall'assumere lo stesso ruolo alla Cassa depositi e prestiti, di cui l'ACRI ha il 15% e il diritto di nomina del presidente.
carlo messina
L'ex rettore del Politecnico di Torino ed ex ministro dell'Istruzione è infatti in scadenza al vertice della Compagnia di San Paolo, potente fondazione che ha un certo peso nell'ACRI. Solo che un certo peso nella Compagnia di San Paolo ce l'ha il Comune di Torino, guidato da una certa Chiara Appendino, che appena eletta ne aveva chiesto le dimissioni, e da allora preme per non confermarlo nel 2020.
Profumo, comprensibilmente, si era lasciato tentare dalla Cdp: non solo per il prestigio (quello dell'ACRI non è certo da meno), ma perché se dovesse perdere il ruolo di presidente di una fondazione bancaria, come potrebbe guidare tutte le altre? Guzzetti ha sempre mantenuto entrambe le poltrone ACRI/Cariplo, avere l'una senza l'altra renderebbe Profumo un'anatra zoppa.
francesco profumo giuseppe guzzetti
Guzzetti, che tanto ha fatto per scegliersi il suo successore, non intende vederlo andare via dopo pochi mesi, e così a Milano ha cercato i buoni uffici di Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa (la Compagnia è il primo azionista con il 6,7%, Cariplo il terzo con il 4,3%, in mezzo Blackrock con il 5%), per convincere la sindaca a confermare Profumo.
La scena politica ovviamente non è più quella del 2016, quando la Appendino era l'arrembante stella politica di un movimento in ascesa, considerata ''quella brava'' rispetto all'impreparata Raggi e soprattutto alfiera di una guerra senza quartiere al Pd, alla Tav, e ai ''tecnici'' del governo Monti. Oggi la povera Chiara è una pugile suonata da vari flop politici, dalla calata di braghe del governo grillino davanti alla Tav, abbandonata dai grillini piemontesi della prima ora e ormai alleata di governo del Pd. La pacificazione passerà pure per la finanza del Nord?
GIUSEPPE GUZZETTI chiara appendino luigi di maio 3 sergio chiamparino chiara appendino 1
INSEDIAMENTO CHIARA APPENDINO 2