Umberto Mancini per “Il Messaggero”
lavori per la ferrandina matera 3
Le grandi opere e il Pnrr sono di nuovo ad alto rischio. Se da Matera arriva una buona notizia, quella cioè della fine dell'iter amministrativo con la firma del progetto definitivo della ormai mitica linea ferroviaria Ferrandina-Matera, il resto viaggia ancora a rilento e questo non solo per le lentezze burocratiche, ma anche a causa del rincaro record delle materie prime che stravolge il mercato.
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Oltre alla Tirrenica, il tratto toscano dell'autostrada che dovrebbe collegare Roma a Genova, ferme al palo ci sono la Tav Salerno Reggio Calabria e la Strada statale Jonica 106. Per non parlare della SS Maglie-Leuca, congelata da 20 anni.
Mancano i bandi, dicono all'Ance, per 35 cantieri per un valore complessivo di oltre 24 miliardi. In ritardo, va detto subito, sono le amministrazioni locali che devono trasformare in cantieri i soldi già stanziati dal Mims, il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili.
IN SALITA
Gli enti appaltanti, cioè Regioni e Comuni, che ora sono alle prese anche con le spinte sui prezzi, sembrano paralizzati. A lanciare l'allarme è l'ingegner Gioia Gorgerino, vice presidente di Ance Roma, preoccupata per la fase di impasse.
enrico giovannini mario draghi
Nonostante i commissari straordinari - ne sono stati nominati 39 per 102 opere (ciascuna delle quali consta di diversi progetti) e lo sforzo del ministro Enrico Giovannini le cose vanno a rilento.
Ai vecchi problemi si aggiungono altri ostacoli. «Non è questione di Nord o Sud. Lentezza e burocrazia bloccano tutte le opere italiane senza distinzione geografica», spiega la Gorgerino.
«Da poco tempo - sottolinea - è stato avviato il dibattito pubblico sulla Tav Salerno Reggio Calabria, qualcuno dice che si vede una luce in fondo al tunnel, ma temo che l'inflazione e la guerra in Ucraina bloccheranno di nuovo tutto, perché i prezzi dei materiali stanno andando alle stelle. Basti pensare che l'Ucraina è il primo paese da cui l'Italia importa materie prime per la siderurgia, quasi il 50%». «Molte imprese per i lavori già in corso - sottolinea - non ce la fanno più».
TAV SALERNO REGGIO CALABRIA
Non solo. «Anche i prezzari di tutti gli appalti banditi - dice l'esponente dall'Ance - e non assegnati andranno necessariamente rivisti, altrimenti si rischia quello che è accaduto al Ponte dei Congressi di Roma. Gara deserta per il bando da 146 milioni. Nessuno vuole partecipare a progetti che hanno bandi antecedenti all'inflazione e alla guerra ucraina».
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Insomma, è il ragionamento dell'esponente, «dobbiamo correre e non farci scappare le occasioni che sono lì, a portata di mano, come il Giubileo e soprattutto l'Expo 2030 a Roma».
Bene - aggiunge - l'idea di farlo a Tor Vergata, finalmente infatti potremo riqualificare un'area strategica e di grande prospettiva. Ma occorre occuparsi anche di strutture come il San Giacomo a due passi da Piazza del Popolo che cade a pezzi o lo stadio Flaminio.
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Ma in stallo ci sono anche l'anello ferroviario di Roma, la Diga Foranea di Genova, il terzo lotto della Tav Brescia-Verona-Padova e la E78 Grosseto-Fano. In assenza di interventi - è il timore dell'associazione dei costruttori - si arriverà al 2023 ed i cantieri non saranno ancora aperti.
Con tutte le conseguenze in termini di Pil, occupazione e mancato sviluppo del Paese. È fondamentale insomma mettere a gara, magari aggiornando i prezzi, i progetti già esistenti oltre a quelli nuovi e superare la cosiddetta firmite che ha contagiato molte amministrazioni, ovvero la riluttanza dei funzionari a siglare i piani per le infrastrutture.
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Insieme all'altra odiosa pratica, tutta italiana, che fa rimbalzare da un ufficio all'altro le autorizzazioni necessarie al via libera finale. Ora caro materie prime e caro energia complicano il quadro, dando nuovi alibi a chi non vuole mettersi in gioco. Il governo sembra comunque intenzionato a trovare una soluzione dopo il pressing del presidente dell'Ance Gabriele Buia.
IL DETTAGLIO
Tant'è che nell'ultimo decreto ha inserito la possibilità di prorogare gli appalti, allungando le scadenze.
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Più nel dettaglio, la norma inserita nel decreto stabilisce che le variazioni in aumento dei prezzi di alcuni materiali da costruzione, rilevate sempre dal Mims, oppure gli stessi aumenti dei prezzi dei carburanti e dei prodotti energetici, accertati dal responsabile unico del procedimento nell'appalto in contraddittorio con l'appaltatore, possono essere valutati come causa di forza maggiore e di conseguenza dare luogo alla sospensione dei lavori.