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Lorenzo Topello per www.gazzetta.it
In un'intervista datata 2008 gli chiesero: "Memo, com'è stato il Mondiale di due anni fa in Germania?". Risposta: "Esperienza straordinaria, abbiamo giocato contro squadroni. Ma ero il terzo portiere: la prossima volta faccio il titolare". Non fu un ottimo profeta, il numero uno del Messico; alla Coppa successiva fu secondo portiere, e per diventare titolare inamovibile avrebbe dovuto aspettare un altro po'.
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Memo, all'anagrafe Guillermo Ochoa, esordisce oggi con la nazionale Tricolor, contro la Polonia. "Esordisce" per modo di dire. Gioca il suo quinto Mondiale, il terzo da protagonista. Ed entra così nel club dei giocatori presenti in cinque edizioni: insieme a lui ci sono Messi, Ronaldo, il suo compagno di nazionale Guardado. In precedenza ci erano riusciti Buffon, Matthäus, Marquez e Carbajal (questi ultimi entrambi messicani).
IL 5, IL 13 E IL 7
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I numeri sono il cuore dell'esistenza di Ochoa: 5 sono i Mondiali, il 13 merita un capitolo a parte. Si è mai visto un portiere con quella maglia? Per Memo è la più azzeccata: è nato di venerdì 13 e ha esordito un giorno, il 13 giugno del 2004, in una partita in cui il fischio d’inizio scattò alle 13. È legato come pochi alla simbologia, e per questo dovrà provare a battere quella legata al numero 7: sette eliminazioni di fila del Messico agli ottavi di finale dei Mondiali, una sequenza che va avanti da USA '94.
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Sconfiggere il tabù, in positivo ovviamente, significherebbe superare nel modo migliore possibile il girone con Argentina, Polonia e Arabia Saudita e poi non tremare all'ottavo (probabilmente contro Francia o Danimarca). Da lì, chissà cosa può succedere. Anche le testate messicane ci credono: "Puntiamo alla quinta partita e anche qualcosa in più" è diventato lo slogan della nazionale per Qatar 2022.
LA MAGIA DEL 6
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C'è un altro numero a cui è legato il buon Ochoa: il 6. Nel 2014, al primo Mondiale da protagonista, diventa un fenomeno social dopo la prestazione col Brasile: un autentico muro contro cui Neymar e compagni vanno a sbattere per tutta la gara (che termina 0-0). Sul web spopolano immagini e meme: "Ochoa ha 6 dita nella mano destra, è un fenomeno; ecco perché le para tutte". E lui ci gioca sopra: circolano foto di un guantone con sei dita, il portierone non smentisce.
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In Corsica (Memo gioca nell'Ajaccio) un tifoso pubblica un annuncio in cui si dichiara pronto a vendere la casa e i figli pur di non farlo andar via. Richiesta non esaudita: Ochoa va al Malaga. E nel 2018 viene di nuovo "scongelato" per il Mondiale di Russia: la Germania va a sbattere contro di lui, diventa l'incubo di Kroos che si spegne contro le sue parate. I tedeschi a casa, il Messico agli ottavi (e poi, naturalmente, fuori).
CHE TRIDENTE
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Ora si va per il 5. Cinque Mondiali, cinque partite da giocare per sfatare il tabù: Ochoa e i suoi ci credono. Memo è il capitano di una nazionale non giovanissima, ma con talento: Lozano, Jimenez e Vega compongono un tridente di tutto rispetto. La Polonia è avvisata: ma soprattutto è avvisato Lewandowski, che di fronte a sé troverà un portiere che ogni quattro anni diventa il più forte del mondo. Con uno spoiler: di dita ne ha cinque, come i Mondiali sul curriculum.
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