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    “ODIAVA TOCCARE ED ESSERE TOCCATO” – UNA NUOVA BIOGRAFIA SVELA IL LATO PIÙ INTIMO DI KARL LAGERFELD - NATALIA ASPESI: “ERA AL CENTRO DI UN TEMPO DI MASSIMA FRENESIA OMOSESSUALE, QUANDO NON ESISTEVANO GLI "INVERTITI", MA IN CERTI AMBIENTI PAREVA CHE LO FOSSERO TUTTI. DI QUEI DECENNI DI SPLENDORE E PIACERE I PROTAGONISTI SONO KARL, SAINT LAURENT E IL COMUNE AMANTE, JACQUES DE BASCHER. SAINT LAURENT SI SMARRISCE IN LUI, NEI SUOI RITI SADOMASO, E VUOLE LASCIARE IL SUO COMPAGNO, CHE VORREBBE UCCIDERE KARL PERCHÉ…”


     
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    Natalia Aspesi per “Il Venerdì”

    karl lagerfeld marie ottavi karl lagerfeld marie ottavi

     

    Silvia fendi ricorda quella sera del 18 febbraio 2019 quando, al telefono da Parigi, Karl Lagerfeld a fatica le dice «Sai che i medici non mi permettono di venire?». Tre giorni prima ce l'ha fatta, malgrado la stanchezza estrema, a ordinare fiori per un paio di principesse, un aereo privato lo attende per portarlo a Milano, dove il 21 ci sarà la sua sfilata per Fendi. Ai medici dell'ospedale americano di Neuilly dice «È incredibile possedere tre Rolls Royce e finire in una camera schifosa come questa». Si addormenta e la mattina dopo non si sveglierà. Il couturier muore, dopo una lunga sofferenza, di tumore alla prostata (lui dice al pancreas, gli sembra più elegante), a 86 anni.

     

    COME ERAVAMO LIBERI Lo racconta la sua ennesima biografia, Karl, di Marie Ottavi, redattrice di moda di Libération, 680 pagine divise in centinaia di capitoletti brevi ed esplosivi, che privilegiano i suoi amori senza corpo (odia toccare ed essere toccato, porta sempre i mezzi guanti), innamoramenti generosi seguiti da abbandoni improvvisi e definitivi, al centro di un mondo e di un tempo di massima frenesia omosessuale, quando non esistevano gli "invertiti", come si diceva allora, ma in certi ambienti pareva che lo fossero tutti.

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    Viviamo nel secolo in cui gli omosessuali vogliono amori coniugali, formano coppie tra le più salde, si sposano e mettono su famiglia diventando babbi appassionati, oppure lacrimano sui social perché temono di essere insultati se si baciano in pubblico. Quindi questa nuova biografia di Karl, più di altre, persino più di quella scritta dal tedesco Alfons Kaiser e pubblicata da Odoya un anno fa, può suscitare ai gay pensieri opposti: come eravamo sporcaccioni, oppure, però che divertimento, come eravamo liberi!

     

    Solo una signora, appunto questa giovane Marie Ottavi, poteva con totale leggerezza, leggiadria e massima audacia, arricchire di scostumatezze inedite soprattutto quei decenni,tra gli anni Cinquanta e gli Ottanta, di splendore, piacere, scandalo, perdizione e morte. Quasi a commemorare, oggi, i 40 anni (era il 1982) di quell'apocalisse, la nuova misteriosa infezione cui l'istituto Pasteur diede allora il nome di Aids.

     

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    BRUTTINO MA SICURO Di questo nuovo grande racconto della fastosa e festosa commedia che finirà in tragedia, i protagonisti sono tre, Lagerfeld, Yves Saint Laurent e il comune amante, Jacques de Bascher.

    Inizia quando a Parigi arrivano da Orano in Algeria e da Amburgo in Germania Yves e Karl, appena ventenni, ambiziosi, col sogno della moda: diventano amici, passano le notti a ballare con le loro ragazze, le modelle Victoire e Anne Marie, vincono un concorso di stilismo, incuriosiscono due grandi del lusso, uno Dior, l'altro Balmain.

    È per tutti e due l'ingresso nei mondi cui appartengono e di cui diventeranno il centro: la grande moda, la grande vita, la grande rete omosessuale.

     

    Yves è bello e molto fragile, di lui si innamora Pierre Bergé, un intellettuale che si occupa anche di politica, che per lui abbandona il pittore Bernard Buffet e ne diventa per sempre il compagno, il protettore, il padrone. E il socio della loro maison. Karl è bruttino ma molto sicuro, basta a se stesso e se mai sarà lui a diventare protettore e padrone di chi gli va a genio. Disegna per vari marchi, i più fruttuosi Chanel e Fendi, e il successo professionale e mondano, l'adorazione anche servile e interessata che circonda i due couturier, li allontana, fino a quando a dividerli per sempre, a renderli nemici, arriva Jacques, che il quasi quarantenne Karl conosce in una delle sue brevi serate senza alcol, senza droga, senza sesso, al Palace, immenso ritrovo parigino soprattutto gay.

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    SMARRIMENTI SADOMASO Jacques de Bascher, 21 anni, bello ovvio, «un aristocratico che non ha paura di niente», colto, stravagante, squattrinato, vive solo di notte, mantenuto da chi capita: da Karl lo sarà lussuosamente. Il ragazzo non ha preferenze, si lascia amare da signore che perdono la testa per lui e da ogni uomo che lo desidera. Saint Laurent si smarrisce in lui, nei suoi riti sadomaso, e vuole lasciare Pierre, che vorrebbe uccidere Karl perché non conosce gelosia e si diverte per le prodezze del suo amato.

     

    Natalia Aspesi Natalia Aspesi

    Ma la frenesia di vita, di sesso in un giro sempre più pericoloso, i fine settimana chiusi nelle dark room parigine e di New York, mettono fine per sempre alla baldoria, a cui Lagerfeld ha partecipato solo come spettatore. Jacques seguirà un suo amante spretato per militare nell'estrema destra eversiva. Quando il test gli rivelerà di essere condannato, sarà Karl a stargli vicino lungo il calvario, sino alla fine. Lo sappiamo, moriranno in troppi, anche in Italia. Scrive Marie Ottavi: «Il lutto è permanente. Quelli che restano sono inconsolabili. La moda, la cultura, la notte, la pubblicità, tutte le corporazioni del divertimento hanno la bandiera a mezz' asta A un certo punto si smette persino di andare ai funerali».

     

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    BELLEZZA ALL'ASTA Per Karl e Yves la vita va avanti, col martellante susseguirsi delle sfilate che pretendono nuove idee, e la fama, e la ricchezza, e una specie di sfida a spendere, ad acquistare, hotel particulier, appartamenti e ville e castelli in giro per tutta la Francia e il mondo. Lagerfeld dice «mi piace collezionare ma non possedere» e infatti ogni tanto i suoi arredi, Art Deco o Louis XV e XVI, minimalisti o Grand Tour, Belle Epoque, Memphis o neoclassico Weimar vanno all'asta. Lo stilista non conosce la feroce depressione che sta distruggendo l'ex amico Yves, ma è inquieto, stanco, e cerca altri piaceri scoprendo «un nuovo passatempo che è una vera passione e gli permetterà di mantenere il controllo La fotografia lo salva da tutto, dalla monotonia in primo luogo e dalla sua solitudine quando cala la notte».

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    È pazzo per i libri e per la cultura che gli regalano, al piano nobile del suo palazzo parigino ne possiede quasi trecentomila che sfonderanno il pavimento precipitando, senza grandi danni, al pianterreno.

    Un'altra sua passione è il cibo, divora salsicce e dolci, arriva a pesare 102 chili: «Non ero colpito dalla mia pinguedine, ma una sera, davanti allo specchio, ero pronto a divorziare». Il primo novembre del 2000 Karl inizia una dieta rigidissima, in 13 mesi perderà 42 chili: nessuno lo vedrà più mangiare.

     

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    Un giorno a Milano, alla sfilata Fendi, appare sulla passerella un cavaliere filiforme stretto in un costume nero, stivali neri, mezziguanti neri, occhiali neri, camicia bianca dal collo alto per occultare le rughe, i lunghi capelli bianchi legati a coda di cavallo da un nastro di seta nero, pare un personaggio di Rossini. Lagerfeld è un nuovo uomo, fa un po' paura così fuori dal tempo, ma lui dice «ho la sensazione di essere stato ipnotizzato, anestetizzato, di volare col pilota automatico».

     

    Anni dopo, mi pare nel 2011, l'ho incontrato, identico, alla rotonda della Besana di Milano dove era esposta una sua fascinosa mostra fotografica dedicata alla Little black jacket indossata da donne meravigliose.

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    Lo ricordo incorporeo e scattante, senza età, eternizzato dal suo rifiuto del tempo. Continuava velocissimo a battere su un iPhone e un iPad tutti e due d'oro massiccio, lamentava la scomparsa della leggerezza, e della conversazione brillante in Francia e in Italia, già allora, «se dici una cosa che non sia noiosa e politicamente corretta, subito si scatenano ancor più noiose e scorrette polemiche».

     

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    E poi, veloce sull'iPad, tic tac tac, un fiume di foto della sua gatta birmana Choupette, pelo beige occhi di zaffiro, «capricciosa, buffa, viziata, soprattutto silenziosa Quando sono a Parigi mangiamo allo stesso tavolo, noi due soli, tovaglia bianca e piatti d'argento, di notte lei si acciambella nel mio letto.

    È la sola presenza che accetto, detesto la vita coniugale, non potrei mai lavorare, soprattutto leggere, se non fossi completamente solo». Marie Ottavi ci informa che la servitù completa di maggiordomi poteva entrare in casa solo quando lui non c'era, e nessun amante ha mai potuto dormire nel suo stesso letto.

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