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    STRINGIAMOCI A CORTE – ASSISTENZA A BORDO MA NIENTE SBARCO, LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL' UOMO SUI MIGRANTI DELLA SEA WATCH STABILISCE CHE “L’ITALIA E’ OBBLIGATA SOLTANTO AD ASSISTERLI A BORDO DELLA NAVE” – MEDIAZIONE DI CONTE: 5 PAESI (ROMANIA FRANCIA, MALTA, PORTOGALLO E GERMANIA) DISPONIBILE A PRENDERSI UNA QUOTA DEI 47 MIGRANTI CHE SI TROVANO A BORDO. E SALVINI…


     
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    Cristiana Mangani per "il Messaggero"

     

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    Assistenza a bordo, ma niente sbarco. La Corte europea dei Diritti dell' uomo sceglie la via di mezzo, ed evita di entrare a gamba tesa nelle decisioni politiche dell' Italia. I giudici di Strasburgo sono stati rapidissimi e hanno stabilito a maggioranza che, sulla nave Sea Watch 3 vengano adottate «tutte le misure necessarie, il prima possibile, per fornire ai migranti adeguate cure mediche, cibo, acqua e generi di prima necessità». Nessuna possibilità di attracco, però, perché «la richiesta dei ricorrenti di essere sbarcati» non è stata accolta.

     

    LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE

    LA DISPONIBILITÀ La decisione arriva da una sezione della Corte, e non è certamente quello che i componenti dell' organizzazione non governativa si aspettavano. Anche se l' odissea del mercantile potrebbe concludersi in tempi brevi, visto che cinque paesi della Ue si sono detti disponibili ad accogliere una quota dei 47 migranti che si trovano a bordo.

     

    A darne la notizia è stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a conclusione del vertice Med7 che si è svolto ieri a Cipro.

     

    «In questo momento - ha spiegato - abbiamo la disponibilità di Germania, Francia, Portogallo, Romania e Malta. Abbiamo 5 paesi disponibili per la redistribuzione». Alcuni di questi hanno fornito la loro collaborazione proprio durante il summit, sebbene in un clima di gelo tra Roma e Parigi.

     

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    Lo schema, dunque, si ripete: la nave resta bloccata con il suo carico umano dal divieto di sbarco, le polemiche infuriano, passano i giorni e alla fine, faticosamente, spuntano alcuni Paesi europei che offrono la propria disponibilità all' accoglienza. Qualcosa che fa cantare vittoria al ministro dell' Interno Matteo Salvini, questa volta appoggiato dall' intero governo. Aveva chiesto proprio una soluzione europea, e ora dichiara: «Fino a ieri l' Europa se ne fregava. Guarda caso nelle scorse ore la Commissione europea ha cominciato a muoversi, la Germania ha offerto disponibilità: vuole dire che la nostra linea paga. I 47 sbarcheranno quando l' Europa si ricorderà di esistere e farà la sua parte. Oggi abbiamo risvegliato il buon cuore della Germania. Nel frattempo, i porti resteranno chiusi».

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    Durante una riunione serale a Palazzo Chigi, tra Conte, Di Maio e Salvini, sono stati decisi i passi successivi da seguire, con il probabile ok allo sbarco in tempi rapidi. «L' Italia - ha aggiunto il premier - vive adesso un ennesimo caso emergenziale che denuncia l' incapacità di gestire con meccanismi condivisi questo fenomeno sul quale l' Europa rischia di implodere. Colgo l' occasione per manifestare un ringraziamento ai Paesi amici che hanno dato disponibilità nella prospettiva di una redistribuzione dei migranti». Compreso al nemico Macron che ha comunque tenuto a sottolineare «il principio dello sbarco nel porto più vicino, cioè l' Italia». Dunque, non dello Stato di bandiera della Sea Watch, ovvero dell' Olanda.

     

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    ASSISTENZA LEGALE È andata delusa, quindi, la speranza della Ong che aveva chiesto «misure urgenti» alla Cedu per «porre fine alla violazione dei diritti fondamentali prefigurata dal fatto di impedire l' ingresso nel porto della nave e lo sbarco di tutte le persone a bordo». I giudici sembrano aver preferito un verdetto salomonico, lasciando agli Stati interessati la soluzione. Da qui la volontà di dire no allo sbarco anche sulla base della memoria presentata dal Governo italiano secondo il quale la «giurisdizione appartiene all' Olanda».

     

    Detto questo, però, il verdetto ribadisce che i ricorrenti parlano del carico di disperati come di «detenuti a bordo senza base giuridica, che soffrono di trattamenti inumani e degradanti, con il rischio di essere rimandati in Libia senza che sia stata valutata individualmente la loro situazione». Con particolare attenzione nei confronti dei 15 minori non accompagnati, per i quali - sollecitano - il governo dovrà «fornire adeguata assistenza legale», e continue informazioni sulla situazione dei richiedenti.

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    «Non abbiamo obblighi sullo sbarco - ha ribadito il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, competente sui porti - E non li faremo sbarcare finché la Ue non batterà un colpo». Ora che il colpo sembra essere arrivato, non basterà, comunque, la dichiarazione di intenti. Il Viminale si aspetta buonavolontà e concretezza. Solo allora l' odissea in mare dei 47 potrà (forse) dirsi finita.

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