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    L’ALTRO ISLAM SCENDE IN PIAZZA - OGGI GRANDE MANIFESTAZIONE DAVANTI ALLA MOSCHEA DI PARIGI DELLA COMUNITÀ MUSULMANA FRANCESE: “VOGLIAMO DIMOSTRARE IL NOSTRO ATTACCAMENTO ALLA CITTÀ E ALLA REPUBBLICA”


     
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    Giuliano Foschini per “la Repubblica”

     

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    Lo chiamano Abdullah. Ha 40 anni, ed è studente dell’università islamica. Ieri mattina quando la polizia ancora teneva sotto assedio il quartiere dove vive e studia da Imam da quasi due anni; quando i suoi amici raccoglievano nelle case i cocci delle esplosioni della notte e i bambini dei palazzi vicini, come per esempio i figli di Gregory, cominciavano ad affacciarsi nel cortile, increduli di questo giorno di scuola saltato. Mentre tutte le televisioni del mondo avevano gli obiettivi aperti su di loro, in quel momento Abdullah si è messo in un angolo.

     

    E ha cominciato a pregare. Con il Corano stretto tra le mani.

    «Allah non avrebbe voluto nulla di tutto questo. Allah non perdonerà nulla di tutto questo», spiega, affannandosi a tratti anche in un italiano dignitoso, «sono stato nel vostro paese per quasi due anni spiega».

     

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    Perché prega?

    «Non potrei fare nient’altro. Solo a Dio possiamo affidarci per trovare una spiegazione a quello che sta succedendo. Questi ragazzi», lo dice e indica la strada dove si è fatta esplodere stamane Hasna Autboulahcen insieme con una persona, o forse con due, «hanno ucciso o comunque volevano uccidere degli innocenti, uomini e donne che non avevano alcuna responsabilità. Non ci può essere alcun Dio che voglia che qualcuno muoia per niente».

     

    Eppure, dicono, che lo fanno proprio in nome del libro che Abdullah tiene stretto per le mani.

    Manifestazione in Francia Manifestazione in Francia

    «Ci sono tre motivi che possono aver spinto quelle persone a fare quell’immonda carneficina. Il primo è che sono matti. Il secondo è che sono nervosi, esasperati, arrabbiati per quello che sta accadendo in Medioriente dove vivono parenti, amici. E dove continuano ad arrivare bombe che uccidono civili. Il terzo è che qualcuno li paga per quello che hanno fatto. In nessuna delle tre soluzioni, come vedete, c’entra la religione».

     

    Per questo Abdullah domani sarà per strada, a Parigi, nella grande manifestazione che la Grande Moschea di Parigi, la Gmp, ha organizzato alle 14: «Siamo tutti a Parigi!» è il motto, appeso da ieri sulle porte di tutte le moschee della città. L’obiettivo è far promettere a tutti i musulmani fedeltà a tutti i valori repubblicani. «La mobilitazione e la raccolta dei cittadini sono una necessità e la migliore risposta a chi vuole infondere il veleno della discordia e del sospetto nella comunità» spiega Dalil Boubaker, il rettore della Grande moschea. Che avrà al suo fianco il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo.

     

    ISLAM IN FRANCIA ISLAM IN FRANCIA

    «Chiediamo — ha detto Boubaker — a tutti i cittadini musulmani e ai loro amici di venire domani per la grande preghiera per dimostrare il loro profondo attaccamento a Parigi e alla Repubblica, davanti alla grande Moschea», che è il simbolo dell’Islam in Francia. Non a caso è intervenuto anche il Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), l’organo di rappresentazione di le 2.500 moschee del paese che ha invitato, per voce del suo presidente, Anwar Kbibech, «tutti i musulmani a pregare per la Francia».

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    «Di fronte all’orrore e l’indignazione suscitata dalla barbarie sanguinaria che ha colpito il paese — ha detto l’imam Boubaker — l’unica risposta è andare in piazza». E così come accadde dopo la strage di Charlie Hedbo, è attesa una grande mobilitazione da parte dei fedeli: alla moschea dell’XI arrondisment, a pochi passi dal teatro Bataclan, una di quelle considerate dal governo francese come potenzialmente pericolosa perché recentemente frequentata da elementi radicali, ieri sera già organizzavano gli striscioni da portare alla manifestazione.

     

    Anche perché in questo frullatore di storie, lutti, emozioni, capita che accadano anche delle cose incredibilmente belle. Clementine e Anais, le sorelle di Guillaume Le Dramp, una delle vittime, hanno deciso di incontrare la comunità musulmana di Cherbourg, la loro città di provenienza.

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    «Siete francesi come noi. Ed è giusto che siamo qui, ora, a piangere Guillaume con voi. Vogliamo dimostrare alla gente che noi familiari delle vittime, siamo qui con voi, perché vogliamo l’integrazione. Nostro fratello aveva tanti amici di diverse nazionalità e religioni. Molti dei nostri amici sono musulmani. E ora stanno soffrendo con noi».

     

     

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