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    ROTOLANO TESTE IN CAMPIDOGLIO - OGGI GRILLO SARÀ A ROMA PER IMPORRE IL SUO DIKTAT ALLA “BAMBOLINA IMBAMBOLATA” RAGGI: “VIA IL VICE CAPO DI GABINETTO RAFFAELE MARRA E IL CAPO DELLE SEGRETERIA SALVATORE ROMEO” - LITE ANCHE SUGLI ASSESSORI MA LA SINDACA VUOLE TENERE IN GIUNTA LA MURARO


     
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    Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

     

    beppe grillo beppe grillo

    Le luci del Campidoglio sono ancora accese quando Beppe Grillo - che oggi sarà a Roma chiama Virginia Raggi e detta le sue condizioni. Il diktat del fondatore arriva dopo una giornata convulsa che ha visto l’isolamento di Luigi Di Maio e la vittoria del fronte “ortodosso” del Movimento: «Via il vice capo di gabinetto Raffaele Marra», l’ ex braccio destro di Gianni Alemanno e Renata Polverini, chiede Grillo.

     

    virginia raggi (5) virginia raggi (5)

    «Via il capo della segreteria politica Salvatore Romeo». Il direttorio vorrebbe anche l’allontanamento di Paola Muraro, l’indagata che ha taciuto, e Raffaele De Dominicis, il neonominato titolare del Bilancio convinto - per sua stessa ammissione - dall’avvocato Pieremilio Sammarco. Di questo, però, i due non parlano.

     

    La sindaca tratta, resiste davanti a un Movimento che vorrebbe il licenziamento in tronco dei suoi due fedelissimi. Alla fine allontanerà Raffaele Marra dal suo gabinetto, mentre Romeo dovrebbe restare alla segreteria senza deleghe e con lo stipendio tagliato, dopo essere passato in una notte da 40mila a 105mila euro.

     

    Secondo il Campidoglio, per il fondatore va bene così. Avrebbe anzi assicurato in cambio «piena libertà». Ma chi ha parlato con lui racconta una situazione molto diversa: «C’è un prima e un dopo quello che è successo dentro quella commissione nel Movimento - spiega un esponente del direttorio - un prima e un dopo rispetto alle bugie di Virginia Raggi e di Luigi Di Maio. Questo dev’essere chiaro».

    virginia raggi paola muraro virginia raggi paola muraro

     

    Eppure, sugli assessori, con il direttorio che chiama Raggi resiste. Non intende rimuovere De Dominicis prima ancora che cominci. E su Paola Muraro rinfaccia: «L’avete scelta voi, non io. Sta lavorando bene. Aspetto ancora di vedere le carte dell’inchiesta ». (Un altro assessore, Paolo Berdini, era intervenuto al mattino - a Radio Anch’io - per unirsi al coro M5S: «Marra deve fare un passo indietro», aveva chiesto).

    RAFFAELE MARRA RAFFAELE MARRA

     

    Si fronteggiano due armi da fine del mondo: la prima è quella che ha in mano la sindaca. Le dimissioni, la fine del Movimento 5 stelle di governo sognato più di tutti da Luigi Di Maio. La seconda, quella di Grillo, è il ritiro del simbolo M5S. O peggio, la caduta della giunta provocata dagli stessi consiglieri, che vivono Marra e Romeo come corpi estranei. E che hanno letto con attenzione il post di una delle tre donne che più di tutte hanno lottato in queste ore perché tutto cambi a Roma: Roberta Lombardi.

     

    RAFFAELE DE DOMINICIS RAFFAELE DE DOMINICIS

    La parlamentare, estromessa quest’estate dal minidirettorio proprio su una richiesta fatta da Raggi a Grillo, si è messa dalla parte di persone un tempo rivali come la senatrice Paola Taverna e l’esponente del direttorio Carla Ruocco: «Alla guida di Roma - ha scritto su Facebook - è stata scelta non una singola persona, ma un progetto politico corale. Errori sono stati fatti ed è semplicemente onesto ammetterli», ma bisogna «chiedere scusa, mandare via chi con il M5S non c’entra nulla, fare gruppo». Un minuto dopo, a condividere sono parlamentari come Danilo Toninelli (già fedelissimo di Di Maio), Nicola Morra, Barbara Lezzi, che poi scrivono cose ancor più pesanti.

     

    GRILLO DI MAIO E DI BATTISTA A GIULIANOVA GRILLO DI MAIO E DI BATTISTA A GIULIANOVA

    Violano il divieto emanato al mattino dal capo della Comunicazione Rocco Casalino. Nella guerra di tutti contro tutti scatenata dalle bugie nessuno rispetta più codici o regole. A rischiare non è solo la giunta romana. Rischia il Movimento. Il direttorio scelto da Beppe Grillo di cui ora un sindaco “sospeso” come Federico Pizzarotti chiede la testa. E, più di tutti, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Accusato di aver tradito i compagni tacendo, di aver cercato di scaricare le colpe su alcuni, Di Maio era da mesi in fuga verso la candidatura a premier per conto dei 5 stelle. Ma la sua corsa è inciampata su un’e mail.

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