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    LE MANI FRANCESI SU “GENERALI” - SOCIÉTÉ GÉNÉRALE SALE AL 4,171% DI ASSICURAZIONI GENERALI - E DIETRO L’OPERAZIONE POTREBBE ESSERCI VINCENT BOLLORÉ, SECONDO AZIONISTA DI MEDIOBANCA, A SUA VOLTA PRIMO SOCIO DI GENERALI COL 13%, CHE SOGNA LE NOZZE TRA IL GRUPPO DI TRIESTE E AXA


     
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    VINCENT BOLLORE VINCENT BOLLORE

    Francesco Spini per “la Stampa”

     

    Un castello di diritti di voto, opzioni, prestiti titoli portano alla ribalta Société Générale nel capitale delle Generali. A sorpresa la banca francese comunica alla Consob di avere una posizione «aggregata» nelle assicurazioni triestine pari al 4,171% del capitale.

     

    In precedenza aveva anche di più: il 22 luglio, per dire, tale partecipazione era del 5,828%. Nel leggere la notizia più di un addetto ai lavori è sobbalzato sulla sedia, visto che da tempo si moltiplicano le indiscrezioni sugli appetiti, per lo più francesi, che si starebbero concentrando sulle Generali.

     

    SEDE SOCIETE GENERALE A PARIGI SEDE SOCIETE GENERALE A PARIGI

    Soprattutto si fa il nome di Vincent Bolloré - secondo azionista di Mediobanca, a sua volta primo socio del Leone col 13% - e si cita il suo vecchio pallino: le nozze tra Trieste e Axa, il colosso assicurativo che a Parigi fa 43 miliardi di capitalizzazione, contro i 18 miliardi del Leone. Una storia che, nelle cronache finanziarie, ricorre ciclicamente. Presto per dire se lo squillo di tromba giunto da Parigi sia il segnale di un avvio delle grandi manovre.

     

    philippe donnet generali philippe donnet generali

    Va detto che la posizione di SocGen nel capitale di Trieste non proietta automaticamente la banca francese al secondo posto nell' azionariato. Il pacchetto, infatti, è rappresentato da diritti di voto per lo 0,9%, da una partecipazione potenziale pari all' 1,557%, da posizioni lunghe con regolamento fisico per lo 0,352% e da posizioni lunghe con regolamento in contanti pari all' 1,362%. Insomma, al massimo, per il momento la quota che potrebbe attribuire azioni con diritti di voto in assemblea (ad esclusione delle posizioni lunghe regolabili in contanti) è del 2,8%.

     

    Ed è una quota legata a una serie di opzioni europee e in quanto tali esercitabili alla scadenza, in date che cadono tra questo mese e il dicembre del 2020. La situazione, in un certo qual modo, ricorda il modus operandi di Xavier Niel in Telecom Italia, prima che chiudesse la posizione, ma è anche effetto delle nuove regole di comunicazione al mercato delle posizioni in derivati.

     

    Axa_logo Axa_logo

    Di certo le Generali sono sotto i riflettori. In Borsa attraversano un momento di difficoltà, che recentemente le ha portate fuori dalle blue chips europee dell' Eurostoxx50. Debolezza che diventa opportunità per chi vuole puntare sul Leone alato: ne sa qualcosa Francesco Gaetano Caltagirone che, da febbraio, ha rafforzato passo passo la sua quota salendo dal 2,44% al 3,41% con l' intenzione, a quanto si racconta, di arrivare fino al 5%. Ora si tratta di vedere se anche da Parigi (da cui viene l' attuale ad del Leone, Philippe Donnet, ex manager Axa) si voglia sfruttare il momento favorevole per lanciare l' offensiva, o anche solo saggiare l' umore dei grandi soci di Trieste.

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