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    OH MY GOD GLI OGM! - IN UE VINCE IL PARTITO DEI NO, TRA CUI L'ITALIA: ORA OGNI GOVERNO SARA' LIBERO DI PROIBIRE GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI - IL PROF GIANNATTASIO: "INNOVAZIONE NEI CAMPI MA SOLO QUANDO SERVE DAVVERO" (CIOE' MENO DI QUANTO SI CREDA)


     
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    1. OGM, OGNI GOVERNO SARÀ LIBERO DI PROIBIRLI "VITTORIA DEL NO"

    Riccardo Bruno per il "Corriere della Sera"

     

    Il ministro dell’Ambiente si fa contagiare dalla febbre azzurra. Gian Luca Galletti alle 10 del mattino è in Lussemburgo con i colleghi europei e twitta: «Ribadisco No Italia a #Ogm. Partita da vincere, come quelle di #Brasil2014». Dopo 90 minuti, a fine match: «Su #Ogm in Ue vince la linea italiana. Orgogliosi dell’accordo raggiunto».

     

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    L’intesa consiste nel lasciare liberi i singoli Stati membri di coltivare o vietare sul proprio territorio piante geneticamente modificate. Un compromesso, dopo 4 anni di dibattiti, sicuramente un colpo messo a segno da chi si oppone al biotech. Che ieri, in Italia, ha incassato un altro successo: il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar di bloccare le semine di Giorgio Fidenato in Friuli Venezia Giulia, rinviando la decisione nel merito al 4 dicembre.

     

    I prossimi sei mesi saranno decisivi anche a livello europeo. Quello ottenuto a Lussemburgo è infatti un primo traguardo che va adesso perfezionato in una direttiva, tra l’altro sotto il semestre di guida italiana della Ue. Per questo lo stesso ministro Galletti ha chiesto «a ogni Paese un aiuto per arrivare a chiudere entro la fine dell’anno il dossier». Riconoscendo «che alla presidenza italiana spetta un compito difficile».

     

    In concreto il nuovo testo, come ha chiarito il commissario per la Salute Tonio Borg, consente a ogni Stato di bloccare la domanda di un’azienda di coltivare sementi transgeniche «per motivi diversi da quelli ambientali o sanitari».

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    Tali valutazioni restano all’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e alla Commissione, e l’eventuale parere negativo vincola tutti i Paesi membri. Al contrario, qualora venga approvato un Ogm (proprio ieri è stato annunciato il via libera al mais transgenico TC150), ecco che sarà possibile l’intervento di ogni singola nazione.

     

    Hanno espresso soddisfazione la Coldiretti («Una svolta profonda nel quadro normativo europeo») e la Confederazione italiana agricoltori («Un passo avanti fondamentale per giungere a una soluzione definitiva»). Più cauto il settore del biologico che vede «dietro alla maggiore flessibilità una vera e propria trappola».

     

    Secondo Aiab, Federbio e Associazione per l’Agricoltura Biodinamica «si potrà esercitare il divieto, infatti, solo se lo Stato è in grado di dimostrare che esistono motivi di impedimento diversi da quelli ambientali e relativi alla salute». Anche per Legambiente si tratta «di un primo passo nella giusta direzione», ma «non mancano alcuni inciampi».

    LA COPERTINA DEL NOUVEL OBSERVATEUR SI GLI OGM SONO VELENO LA COPERTINA DEL NOUVEL OBSERVATEUR SI GLI OGM SONO VELENO

     

    2.INNOVAZIONE NEI CAMPI, MA SOLO QUANDO SERVE DAVVERO

    Lettera di Matteo Giannattasio* al "Corriere della Sera" - *agronomo, già ordinario di Fisiologia vegetale, facoltà di Agraria, Università di Napoli

     

    Caro direttore, mi permetta di intervenire per commentare alcune affermazioni fatte dalla professoressa e senatrice Cattaneo nell’articolo apparso l’11 giugno sul «Corriere» («I pregiudizi sulle colture rallentano l’innovazione»). La professoressa sostiene: «Di certo (le colture Ogm) hanno già molto ridotto l’uso di insetticidi e l’impatto ambientale dell’agricoltura globale».

     

    Stando ai dati disponibili riportati sull’autorevole rivista scientifica americana «Science» nell’agosto del 2013 il trend delle vendite di pesticidi (di cui gli insetticidi sono categoria rilevante) negli ultimi anni è in salita. Anche dati pubblicati nel 2012 sulla rivista «Enviromental Sciences Europe» indicano che negli Stati Uniti la quantità di erbicidi utilizzati nelle colture è aumentata di circa il 7% dal 1996 al 2011 per effetto della diffusione di infestanti resistenti al glifosate.

     

    Tale diffusione è dovuta soprattutto all’utilizzo di piante geneticamente modificate glifosate-resistenti, come soia e mais. Stando ad altre pubblicazioni scientifiche riportate nell’articolo appena citato, l’impiego del glifosate non sarebbe così innocuo per l’ambiente, come si vuol far credere: altererebbe l’equilibro dei microbi del suolo, aumentando così la vulnerabilità delle colture, ridurrebbe la disponibilità di alcuni nutrienti del suolo e, insieme con gli altri erbicidi, attenterebbe alla biodiversità.

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    Inoltre, dal punto di vista dei rischi per la salute umana, una ricerca pubblicata quest’anno su «Food Chemistry» mostra che nella soia glifosate-resistente sono presenti alti livelli di residui di glifosato e di un suo metabolita, mentre nella soia non GM, coltsiache con quello biologico, questi residui sono assenti.

     

    Inoltre lo stesso lavoro mostra che la soia non GM coltivata con metodo biologico ha un valore nutrizionale significativamente più alto di quello della soia GM e della stessa non GM coltivate con metodo convenzionale. Stando poi ad una ricerca pubblicata anch’essa quest’anno sulla rivista «Enviromental analytical toxicology» il glifosato potrebbe arrivare al nostro corpo attraverso il consumo di alimenti ottenuti da animali nutriti con mangime contenente piante GM.

     

    Questi dati meritano di essere confermati da ricerche più approfondite. Merita anche di essere citata una ricerca italiana pubblicata sulla rivista internazionale «Animal» nel 2010 che mostra la presenza di frammenti transgenici e un aumento dell’attività di alcuni enzimi in vari organi di capretti alimentati con mangime contenente soia GM. La professoressa Cattaneo sostiene anche che «la scienza ha fatto la sua parte… In sintesi: gli Ogm sono sicuri e vantaggiosi per la salute e l’ambiente».

     

    Che le cose non stiano esattamente così, lo lascia intendere perfino il National Research Council degli Stati Uniti, che pur si mostra favorevole agli Ogm, sostenendo che «i benefici derivanti dalle colture geneticamente modificate non si sono rivelati universali, alcuni declinano col tempo e i potenziali benefici e rischi possono essere più numerosi qualora la tecnologia sia applicata a più colture».

     

    SPECIALE LUGLIO PRINCIPI E VALORI DEGLI USA COLTIVARE LA TERRA SPECIALE LUGLIO PRINCIPI E VALORI DEGLI USA COLTIVARE LA TERRA

    Per concludere, rimango dell’idea che la ricerca sulle piante GM vada fatta, ma in condizioni rigorosamente controllate, e che l’eventuale impiego per scopi agricoli di queste piante si potrà ridiscutere qualora si riuscisse a dimostrare in maniera inconfutabile che esse servano — e meglio di interventi agricoli di altra natura — a risolvere i problemi di cui soffre l’agricoltura.

     

    La ricerca ha ormai dimostrato senza equivoci che alcune pratiche, come la monocoltura e la concimazione con i nitrati di sintesi, che pure hanno permesso di aumentare la produttività, rendono le piante più suscettibili alle malattie (il che comporta il ricorso a frequenti trattamenti con pesticidi sempre più potenti e nocivi per l’uomo e la natura), rendono sterili i terreni, sono causa di inquinamento delle falde acquifere e di contaminazione dell’aria, fanno sprecare acqua e energia da fonti non rinnovabili come il petrolio (la sintesi di nitrati e pesticidi ha un costo energetico enorme).

     

    Insomma, l’agricoltura attuale non è sostenibile. E noi, che a parole siamo tutti per un’agricoltura sostenibile, dovremmo inserire in questa agricoltura le piante GM? Innovazione sì ma dopo che si è accertato se davvero è tale e davvero serve. Quindi, discutiamo, valutiamo, facciamo ricerca in condizioni di massima sicurezza. Mai come in questo caso vale il manzoniano «adelante Pedro con juicio».

     

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