Luigi Mascheroni per il Giornale
salone del libro parigi
Ollallà! Un gruppo di cento tra scrittori, saggisti, giornalisti e artisti francesi (attenzione: ci sono nomi noti come Tahar Ben Jelloun, Catherine Millet, Marie NDiaye, Muriel Barbery, Jean-Loup Chiflet, Danièle Sallenave, Lydie Salvayre, Leila Slimani...) ha pubblicato su Le Monde e La République des Livres, il blog di Pierre Assouline, una lettera indignata per impedire che il globish, la sottospecie di lingua inglese diffusa in tutto mondo, invada gli stand della vetrina dell'editoria nazionale. E così i firmatari dell'appello invitano a cassare le parole inglesi, alla moda ma inutili, perché sostituibili con termini francesi.
Via parole come bookroom, photobooth, bookquiz, live e soprattutto - la parola che ha fatto traboccare il vocabolario - young adult. Quando gli intellò hanno letto nel programma del loro Salone del libro un evento dedicato alla «Scène Young Adult», rivolto a giovani francesi in cerca di letture, non ci hanno visto più. E hanno protestato contro l'adozione a sproposito della terminologia inglese come «un'aggressione, un insulto, un atto insopportabile di delinquenza culturale».
salone del libro parigi
Young adult. Huummmmh... A pensarci, è difficile trovare un'espressione peggiore. Come tutti gli ossimori (ma poi: è un ossimoro?) significa tutto e il suo contrario, cioè niente.
Comunque, gli scrittori francesi - campanilisti certo ma anche un po' sovranisti - hanno stigmatizzato il fatto che nelle strade, sul web, ovunque, l'inglese tenda a sostituire il francese alla velocità di una parola al giorno... Ma anche in una fiera del libro in Francia? «A Parigi, in uno spazio dedicato al libro e alla letteratura, non è possibile parlare francese?», si chiedono. Muri e confini sono sempre poco eleganti. Ma a volte, di fronte all'invasione di lingue barbariche, male non fanno. Au revoir.
salone del libro parigi