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    1. DUE SOLE PERSONE HANNO LASCIATO SUL CORPO DI YARA TRACCE DI SANGUE. MASSIMO BOSSETTI E SILVIA BRENA, LA GIOVANE E AVVENENTE ISTRUTTRICE DI GINNASTICA DI YARA 2. NON SOLO. OLTRE A BOSSETTI, C’È UN ALTRO NOME AL CENTRO DI INDAGINI SEGRETISSIME


     
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    SILVIA BRENA SILVIA BRENA

    Giangavino Sulas per “Oggi”

     

    Ci risiamo. Dopo aver consumato tutto il materiale genetico lasciato da Ignoto 1 sugli slip di Yara, pregiudicando la possibilità di ripetere altre analisi e quindi, se si rendesse necessario, una eventuale «superperizia», anche la seconda traccia, quella scoperta sul polsino destro del giaccone di Yara con il Dna di Silvia Brena, una delle istruttrici di ginnastica della palestra di Brembate, è andata distrutta. Non è più possibile analizzarla per sapere con certezza da quale materiale biologico provenga.

     

    GLI INTERROGATIVI SUL DNA 

    «Dubbi sulla saliva, positiva al sangue. Era una traccia, per quanto circoscritta, di un materiale corposo che conteneva sangue». Il capitano Nicola Staiti, uno degli ufficiali del Ris di Parma che ha firmato il testo delle analisi scientifiche sul corpo e sugli indumenti di Yara, ha ammesso con fatica che: «L’approfondimento decisivo sulla traccia lasciata da Silvia Brena non è stato possibile perché per risalire al Dna sono state distrutte le proteine».

     

    LE ISTRUTTRICI DELLA PALESTRA DI YARA TRA DI LORO LAURA CAPELLI E SILVIA BRENA LE ISTRUTTRICI DELLA PALESTRA DI YARA TRA DI LORO LAURA CAPELLI E SILVIA BRENA

    Come dire, o stabilivamo chi l’aveva lasciata oppure da quale fluido biologico provenisse. «Ma», ha rivelato, «analisi indicative sono state fatte in quattro parti del giubbotto vicine alla traccia più importante (quindi ce n’erano altre, ndr), dove avevamo notato degli aloni che ci hanno spinto ad approfondire. E in quei punti abbiamo scoperto la positività al sangue. Non ci sono dubbi: o è sangue o contiene anche sangue».

     

    Al di là di questo accertamento i carabinieri del Ris non sono andati. Eppure, a quanto risulta, due sole persone hanno lasciato sul corpo di Yara tracce ematiche. Massimo Bossetti e Silvia Brena, giovane e avvenente istruttrice di ginnastica ritmica nella palestra di Brembate Sopra che Yara frequentava.

     

    I TROPPI «NON RICORDO»

    IL GIUBBOTTO DI YARA IL GIUBBOTTO DI YARA

    Il primo è in carcere da un anno e mezzo ed è l’unico imputato per omicidio. La seconda invece è stata «attenzionata» (in pratica hanno messo sotto controllo il suo telefono e quelli del fratello e del padre) per un mese e poi è uscita di scena. Nessun sospetto sul suo conto. «Questa Corte d’Assise sta celebrando il processo nei confronti di Massimo Bossetti. Non si cercano piste alternative», ha detto il presidente Antonella Bertoja.

     

    Sono d’accordo anche i difensori di Bossetti, ma le piste alternative loro le stanno cercando, a maggior ragione dopo che il Ris ha detto che Silvia Brena avrebbe lasciato del sangue sul giaccone di Yara. Una traccia di un liquido biologico corposo, pieno di proteine che hanno resistito per tre mesi a pioggia, neve e vento nel campo di Chignolo.

    il furgone di bossetti analizzato dai ris il furgone di bossetti analizzato dai ris

     

     E non escludono, i difensori di Bossetti, di chiedere che la Brena un giorno torni in aula a fornire qualche spiegazione non solo sui suoi dieci «non ricordo» scanditi quando è comparsa come testimone, ma anche e soprattutto per spiegare come mai il suo Dna contenente sangue sia rimasto impresso sul polsino destro del giaccone della vittima.

     

    Una traccia importante, se il suo picco ha raggiunto gli 8 nanogrammi mentre il Dna di Bossetti sugli slip supera di poco un solo nanogrammo.  Dovranno tornare in aula anche gli ufficiali del Ris a spiegare quante volte hanno ripetuto l’esame del Dna di «Ignoto 1» e quali kit (ossia i reagenti) abbiano usato per estrarlo.

     

    il furgone davanti la palestra di yara che non era di bossetti il furgone davanti la palestra di yara che non era di bossetti

    Dopo aver detto e spiegato infatti che il Dna lasciato da Bossetti «è perfetto» e non  lascia spazio a dubbi («Anche se», ha detto il capitano Staiti, «in base alla mia lunga esperienza sulle violenze sessuali, non mi era mai capitato di trovare un Dna senza sperma negli slip di una donna»), sono andati in grave difficoltà quando hanno dovuto spiegare come è stato ottenuto quel risultato.

     

    «Quante amplificazioni del Dna avete fatto? Quali kit avete usato?», hanno chiesto i difensori di Bossetti. «Queste domande richiedono un enorme sforzo mnemonico. Adesso non siamo in grado di ricordare», è stata la risposta dei due ufficiali. In realtà la risposta a queste domande gli avvocati la conoscono già perché Marzio Capra, il loro consulente scientifico, ha esaminato i cosiddetti «dati grezzi», cioè la brutta copia degli esami fatti nei laboratori del Ris.

    furgone davanti la palestra di yara che non era di bossetti furgone davanti la palestra di yara che non era di bossetti

     

    Tanto è vero che l’avvocato Camporini si è permesso una battuta: «Noi lo sappiamo. Aspettiamo le vostre risposte che saranno sorprendenti…». Il presidente della Corte infatti ha concesso una settimana di tempo ai difensori di Bossetti per formulare per iscritto le domande e agli ufficiali del Ris un tempo ragionevole per dare le risposte.

     

    2 - NON C’ERA SOLO IL CAMIONCINO DI BOSSETTI

    Giangavino Sulas per “Oggi”

     

    Se Yara non è stata rapita, non è stata trascinata con forza su un automezzo e, come sostiene il Pm Letizia Ruggeri, è salita volontariamente perché conosceva chi si è offerto di accompagnarla a casa, chi può essere quest’uomo al quale ha dato tanta fiducia?

     

    silvia gazzetti e massimo salvagni avvocati di massimo bossetti silvia gazzetti e massimo salvagni avvocati di massimo bossetti

    Oltre a quello di Massimo Bossetti, c’è un nome che è comparso marginalmente nelle indagini. A Brembate è sulla bocca di molti. E basta dare un’occhiata più attenta ai filmati delle telecamere di sicurezza distribuiti a giornali e televisioni dai carabinieri per notare che nelle stesse ore in cui hanno inquadrato il camioncino di Bossetti si scorge un furgone che incrocia quello del muratore di Mapello facendo lo stesso percorso attorno alla palestra.

     

    Gli avvocati di Bossetti stanno lavorando anche intorno a queste immagini, con indagini difensive per ora segretissime. Il pool di consulenti avrebbe individuato il colore del furgone e anche le scritte pubblicitarie sulle fiancate che aveva nel 2010 (adesso sono cambiate). L’uomo messo nel mirino dalla difesa di Bossetti doveva ispirare cieca fiducia a Yara. Perché? Per il lavoro che faceva, per il luogo dove lavorava e per il furgone di cui poteva disporre.

     

    giampietro lago dei ris giampietro lago dei ris

    Vivrebbe a poca distanza dalla palestra, spesso si lascerebbe andare ad apprezzamenti sconci verso le ragazze e pare si fosse invaghito di una donna molto vicina a Yara. In realtà l’uomo, sentito dagli inquirenti, ha dimostrato di avere un alibi ed è subito uscito dalle indagini. Ma il suo Dna è stato confrontato con quello emerso dai peli e capelli trovati sul corpo di Yara rimasto finora di un ignoto? È stato analizzato il furgone che guidava fra le 18.30 e le 19.35 del 26 novembre 2010, quando un testimone lo ha visto tornare a casa?

     

    È stata perquisita la sua abitazione? Conosce Bossetti? Ha facilmente accesso alla palestra? Forse c’è stato un buco nelle indagini, perché i Carabinieri, concentrati sul camioncino di Bossetti, hanno ammesso di aver trascurato tutti gli altri automezzi che appaiono nei video.

     

    giampietro lago dei ris giampietro lago dei ris

    Il colonnello Giampietro Lago, davanti alla Corte, ha detto che dai filmati realizzati da quattro telecamere su cinque è impossibile stabilire che il cassonato inquadrato sia quello di Bossetti. Tanto è vero che dopo averli esaminati e riesaminati li hanno scartati.

     

    E il Pm Letizia Ruggeri si è affrettata dire che non sono stati inseriti nel fascicolo processuale. Ma hanno accertato a chi appartengono tutti gli altri veicoli? L’hanno fatto i consulenti della difesa e pare siano imminenti sorprese clamorose. Il camion di Bossetti infatti appare chiaramente solo nel video della telecamera della Polynt 2 quando passa e ripassa nel giro di 40 secondi. Ma i video scartati, ha rivelato sempre il colonnello, sono stati distribuiti alle televisioni per «esigenze di informazione».

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    La polemica è scoppiata su questo: quali esigenze di informazione? Perché con quei video, reali ma non utilizzabili per l’inchiesta, si è costruito un collage per creare una tesi molto suggestiva. Qualunque telecamera lo inquadrasse, su quel camionicino c’era sempre Bossetti. Ma quei video sono «illeggibili» e quindi non sono in grado di dimostrarlo. Così però è stata condizionata l’opinione pubblica. E probabilmente anche la giuria popolare.

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