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    SESSO A OLTRANS IN PROCURA - IL PM ROBERTO STAFFA NON S’È SOLO TRASTULLATO CON QUATTRO TRANSESSUALI CUI OFFRIVA “PROTEZIONI” IN CAMBIO DI SVELTINE - È ANDATO OLTRE: HA RICATTATO UNA DONNA, MOGLIE DI UN TIZIO ARRESTATO A SEGUITO DI UNA SUA INCHIESTA, CHE SI È CONCESSA PER OTTENERE IL PERMESSO DI UN COLLOQUIO IN CARCERE CON IL SUO UOMO…


     
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    Grazia Longo per "la Stampa"

    La scrivania sgomberata in tutta fretta, la porta chiusa a chiave , i calendari delle forze dell'ordine appesi alla parete, le tende tirate ed ecco l'ufficio trasformato in un alcova. Il tutto ripreso dal video registrato dalla microtelecamera nascosta dagli investigatori. Sesso e ricatti, ad alcuni transessuali e a una donna, al quarto piano della palazzina B della Procura romana.

    ROBERTO STAFFAROBERTO STAFFA

    Una brutta storia di «prestazioni sessuali in cambio di favori» ha portato all'arresto, ieri mattina, del pm Roberto Staffa. Napoletano, 55 anni, una brillante carriera alle spalle, tranne lo scivolone che lo vide protagonista di una lettera a sostegno dell'imprenditore triestino Sandro Moncini condannato negli Stati Uniti per pedopornografia.

    Ma quello succedeva nell'88 e comportò il trasferimento disciplinare del magistrato a Venezia. Nella capitale è successo ben di peggio. Nelle 84 pagine dell'ordine di custodia cautelare in carcere viene delineato il quadro delle pressioni, delle promesse e degli aiuti ad opera del sostituto procuratore Staffa accusato di corruzione, concussione e rivelazione del segreto d'ufficio.

    Tutto comincia circa un anno e mezzo fa: un viado brasiliano viene arrestato durante un blitz dei carabinieri contro la prostituzione all'Eur. Durante l'interrogatorio per il fermo, il trans prima racconta dell'«amicizia» con Staffa, poi sporge una regolare denuncia. Il pm a luci rosse avrebbe preteso e ottenuto da lui e altri quattro transessuali rapporti intimi in cambio di diverse «protezioni».

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    A partire dall'aiuto per ottenere il permesso di soggiorno per «motivi giudiziari», fino al parere favorevole per la scarcerazione, passando anche per la rivelazione dei carichi pendenti, consultando il Registro generale della Procura. La pm Barbara Zuin, che ha raccolto il racconto del viado, ha trasmesso la segnalazione, d'intesa con il procuratore della capitale, ai colleghi di Perugia, competente per i reati commessi o subiti dai magistrati romani.

    Il pm di Perugia Angela Avila ha quindi disposto la collocazione di microspie nell'ufficio di Roberto Staffa e la verifica del suo accesso al Registro generale della Procura per raccogliere informazioni utili ai transessuali. Sono stati così scoperti i suoi interventi sul portale.

    ROMA-PROCURAROMA-PROCURA

    Non solo, dai filmati è inoltre emerso il ricatto nei confronti di una donna. Si tratta della moglie di un arrestato - finito in cella dopo un'inchiesta del pm Staffa - che si è concessa al magistrato per ottenere il permesso di un colloquio in carcere con il suo uomo. Ieri mattina i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma hanno perquisito l'ufficio e l'abitazione del pm. La Questura di Perugia, intanto, ha richiesto i documenti all'ufficio stranieri della capitale per accertare il suo ruolo nei permessi di soggiorno dei transessuali.

    Sconcerto e amarezza, ieri mattina, nei corridoi di Palazzo di giustizia. E anche tra chi conosceva Staffa per la sua passione musicale: faceva parte di una band, la «Dura Lex», di magistrati, avvocati e non solo. Recentemente non era stato riconfermato nel pool della Direzione distrettuale antimafia e ieri, dopo l'arresto, è stato automaticamente sospeso dal servizio. Il ministro della Giustizia Paola Severino ha chiesto gli atti del procedimento alla Procura di Perugia per le eventuali iniziative di carattere disciplinare.

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    Negli anni trascorsi a Venezia, come presidente di corte d'Assise, Staffa condannò nel 1997 a 19 anni di carcere l'ex boss della banda del Brenta, Felice Maniero, accusato di 9 omicidi e processò i componenti del gruppo dei «Serenissimi» che assaltarono il campanile di piazza San Marco.

    Il suo nome, a Roma, è invece legato soprattutto all'inchiesta sugli aborti clandestini a Villa Gina, una delle cliniche della famiglia di Mario Spallone, il medico di Togliatti. Ora l'avvocato difensore del magistrato, Salvatore Volpe dichiara: «Non ho ancora letto l'ordinanza, ma Staffa è un galantuomo assoluto, un magistrato che ha sempre anteposto il dovere e gli impegni professionali alle esigenze personali».

     

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