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    OPA DI VERDINI SU ALFANO: PRONTO A SFILARGLI MEZZO PARTITO - PRIMO PASSO, L’ACCORDO CON ZANETTI – IL SOGNO? FARE UN “CENTRONE”, COSI’ DAL PARARE IL CULO AI SUOI IN CASO DI CRISI DI RENZI DOPO IL REFERENDUM – TRAME PER COSTITUIRE UN GRUPPO DA 50 SENATORI E 60 DEPUTATI – PERA IN CAMPO, CASINI ALLA FINESTRA...


     
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    Tommaso Labate per il “Corriere della Sera

     

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    «Dobbiamo riunire l' area liberal-democratica e centrista. E farlo subito. Se riusciamo a mettere tutti insieme, dagli alfaniani che non vogliono tornare con Berlusconi ai berlusconiani che non vogliono rischiare di estinguersi, possiamo arrivare a una cinquantina di senatori e a una sessantina di deputati. Abbiamo tempo fino alla fine dell' estate, poi sarà troppo tardi…».

     

    L' operazione è stata studiata nei dettagli. Tutti i dettagli. A oggi ne è emerso uno solo, il tassello più semplice di un puzzle complicatissimo, e cioè l' accordo con Enrico Zanetti che ha mandato in crisi Scelta civica alla Camera e creato una crisi di panico alla sinistra del Partito democratico. Ma è il «dito», non la «luna».

     

    ALFANO ALFANO

    Niente più che la punta di un iceberg. Perché, nella testa di Denis Verdini, c' è un piano che punta a mettere in sicurezza se stesso e decine di altri parlamentari nel caso in cui al referendum venga sconfitto il Sì alla riforma costituzionale, e cioè il quadrante del tavolo verde su cui il senatore toscano ha giocato tutte le sue fiches .

     

    E dire che, all' indomani della sconfitta del «fronte del Sì» alle Amministrative, Verdini aveva provato a rassicurare i suoi. Rassicurando anche se stesso. «Se togliete dal computo finale i voti delle liste civiche», aveva argomentato durante una delle sue celeberrime analisi, «scoprirete che il Pd è andato bene mentre Forza Italia e Salvini sono crollati. Un altro segno che la riforma della Costituzione passerà».

     

    luca cordero di montezemolo enrico zanetti luca cordero di montezemolo enrico zanetti

    Ma poi sono passate le ore, le giornate, le settimane, tutte scandite dai sondaggi sull' ascesa del No e sulla flessione del Sì. Sondaggi talmente unanimi da spingere il senatore toscano alla ricerca di un «piano B».

     

    Un piano che ha come obiettivo finale la costruzione di un mega-gruppo parlamentare centrista - «cinquanta senatori, sessanta deputati» - in grado di «contare» anche nel caso in cui il banco salti e Renzi sia costretto a passare la mano. Una mega-pattuglia potenzialmente in grado di incidere sul tavolo della riforma elettorale.

     

    fabrizio cicchitto angelino alfano fabrizio cicchitto angelino alfano

    E così, al riparo da sguardi indiscreti, Verdini ha iniziato a muovere le sue pedine sul tavolo. Ha imbastito un asse con gli alfaniani che non vogliono tornare con Berlusconi, trovando come interlocutore privilegiato il vecchio amico Fabrizio Cicchitto. E ha agganciato Zanetti di Scelta civica, che ha sposato l' operazione anche a costo di smembrare il suo pacchetto di mischia alla Camera.

     

    Ma anche un mago del pallottoliere del Parlamento come il leader di Ala - regista nel 2010 dell'«operazione Responsabili» che salvò l' allora governo Berlusconi dall' assalto di Gianfranco Fini - sa che un terremoto del genere non può essere svincolato dalla politica. Per questo ha già immaginato una casa comune dove i centristi di ogni ordine e credo, in vista della fusione, possono sperimentare una convivenza.

     

    Marcello Pera - Copyright Pizzi Marcello Pera - Copyright Pizzi

    Quale? Semplice, il comitato per il Sì annunciato da Marcello Pera, che ha una caratura istituzionale e accademica tale da scongiurare ogni sospetto. A cui tutti, da Ala a Ncd, aderiranno nelle prossime settimane.

     

    L' assicurazione sulla vita in caso di vittoria del No, ovviamente, ha già delle ricadute. E l' operazione di Verdini dev' essere arrivata alle orecchie di chi, al centro, pensava di avere già un posto al sole. Come l' Udc di Lorenzo Cesa, che non a caso - proprio ieri - ha abbandonato il «fronte del Sì» al referendum. Un' inversione a U che non ha colto di sorpresa un veterano del calibro di Pier Ferdinando Casini, fresco «ex» del partito da lui fondato.

    chi03 lorenzo cesa casini chi03 lorenzo cesa casini

     

    Il telefono squilla a metà pomeriggio, l' ex presidente bisbiglia alla bambina. «Chiedi chi è». Poi, quando capisce che si parla dei suoi ex colleghi, s' impossessa d' imperio della cornetta. «Ah, prima hanno votato la riforma e ora dicono che non la vogliono...

    Si vede che hanno cambiato idea... Io resto sul Sì...».

     

    E più d' uno, a Palazzo, sospetta che, dietro il marciare divisi, i centristi celino l' antico obiettivo. Che è colpire uniti, ovviamente.

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