Irene Soave per il ''Corriere della Sera''
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«Mi chiamo Edward Joseph Snowden. Un tempo lavoravo per il governo, ora lavoro per le persone. Mi ci sono voluti trent' anni per capire che c'era una differenza tra le due cose e quando è successo ho iniziato ad avere qualche problema sul lavoro». Iniziava così, con un deciso eufemismo, il memoir Permanent Record (in italiano Errore di sistema , Longanesi, 2019) di Edward Snowden, ex consulente informatico per la National Security Agency degli Stati Uniti che nel 2013 aveva svelato migliaia di documenti riservati su un programma di sorveglianza governativa di massa.
EDWARD SNOWDEN PERMANENT RECORD ERRORE DI SISTEMA
«Qualche problema sul lavoro» significò per Snowden lasciare tutto: oggi ha 37 anni e la Russia gli concede visti e permessi di soggiorno annuali, ma si dice disposto a tornare negli Usa se nei suoi confronti ci sarà «un giusto processo». Per ora c'è stata una sentenza, che però non riguarda le accuse di spionaggio per cui è ricercato: all'indomani dell'uscita di Permanent Record il Dipartimento di Giustizia aveva denunciato Snowden presso un tribunale federale, chiedendo un risarcimento per violazione delle clausole di riservatezza circa il lavoro di consulente per la Nsa che dal 2005 al 2013 aveva firmato. Ieri il giudice ha dato ragione al ministero: Snowden deve pagare circa 5 milioni di proventi derivatigli dall'autobiografia (4,2 milioni tra anticipo e royalties e 1,03 milioni di onorari per i 56 incontri e presentazioni del libro tenuti da allora in tutto il mondo).
Le rivelazioni di Snowden, ex consulente della Booz Allen Hamilton al servizio di una struttura della Nsa alle Hawaii dedicata al cyberspionaggio, erano state nel 2013 un terremoto politico. Poco prima di compiere 30 anni Snowden aveva lasciato le Hawaii, era volato a Hong Kong e di lì aveva condiviso con tre giornalisti di Guardian e Washington Post e una documentarista migliaia e migliaia di documenti secretati, svelando un'attività di sorveglianza di massa che andava avanti dal dopo 11 Settembre anche durante l'amministrazione Obama.
edward snowden con glenn greenwald
Le telefonate di milioni di clienti di tre fornitori di servizi telefonici (Verizon, At&T e Sprint) erano controllate dalla Nsa, e così i movimenti di milioni di carte di credito e i server dei giganti di Internet. I responsabili dell'intelligence allora si difesero; pochi giorni fa, il 2 settembre, una sentenza federale ha decretato che il loro programma di sorveglianza è stato «illegale». Ieri la sentenza: Snowden ha accettato di pagare. Ma il suo avvocato Lawrence Lustberg ha avvertito che «non è che ora semplicemente sgancerà il denaro» e che non sarà facile per il governo americano accedere ai suoi fondi.
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