1 - ORBAN BLOCCA ANCORA IL PACCHETTO SANZIONI E SLITTA L’OK UE
putin orban
Estratto da www.corriere.it
Si è conclusa con un nulla di fatto la riunione degli ambasciatori Ue che doveva dare il via libera formale al sesto pacchetto di sanzioni. Questa volta, dopo la questione dell’embargo al petrolio, il veto ungherese è stato posto sull’inserimento nella lista nera (quella delle persone sanzionate) del patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill. Gli ambasciatori dei 27 Stati membri presso l’Ue dovranno convocare un nuovo incontro. È quanto si apprende da fonti diplomatiche.
IL PATRIARCA KIRILL CON VLADIMIR PUTIN ALLA VEGLIA PASQUALE
2 - ORBAN S’IMPUNTA E CHIEDE DI ESCLUDERE IL PATRIARCA MILIARDARIO KIRILL DALLA LISTA DELLE SANZIONI DELL’UE
Emanuele Bonini per www.lastampa.it
Contrordine: le sanzioni sul petrolio russo devono attendere ancora. Dopo un vertice dei capi di Stato e di governo che a fatica ha trovato la quadra per uno stop agli acquisti di greggio a Mosca, l’Ungheria cambia idea e rende impossibile l’adozione delle misure. Motivo di obiezione e retromarcia la presenza del patriarca Kirill nella lista nera delle personalità colpite dall’Ue in risposta all’aggressione all’Ucraina.
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La massima autorità della Chiesa ortodossa russa era divenuta oggetto di restrizioni in termini di concessioni di visti e congelamento di beni (stimati in circa 4 miliardi di dollari, con il diretto interessato che nega) a inizio mese, quando la Commissione aveva messo sul tavolo per la prima volta il sesto pacchetto di sanzioni. Gli Stati alla fine avevano deciso di confermare l’orientamento dell’esecutivo comunitario, ma ora Budapest è di avviso diverso e impedisce che il Comitato dei rappresentanti, l’organismo che riunisce gli ambasciatori dell’Ue, possa avallare l’accordo trovato al termine dei due giorni di summit dei leader.
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I lavori a Bruxelles sono interrotti a livello tecnico, e sono ripresi a livello politico. Sono in corso contatti con il governo ungherese nell'auspicio che la questione possa essere risolta a breve. Il nuovo stallo venutosi a creare impedisce l’approvazione delle sanzioni, e non fa bene a immagine e credibilità dei Ventisette.
I leader che il 30 e il 31 maggio si sono riuniti a Bruxelles per discutere proprio di questo, erano tutti consapevoli della lista nera e del fatto che il patriarca Kirill vi fosse ricompreso. Il via libera è stato tuttavia garantito. L’Ungheria era cosciente, come tutti, della disposizione. Qualcosa dunque non ha funzionato. Orban ha puntato i piedi sul petrolio, ma non sul capo religioso vicino a Putin.
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La richiesta di non includerlo nella lista nera, per quanto legittima, il primo ministro ungherese avrebbe dovuto avanzarla al vertice. Invece a Bruxelles non sono state mosse obiezioni al riguardo. La condotta di Orban pone anche la questione della buona fede del partner ungherese. In ogni caso il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia rimane congelato, oltre che ostaggio dei capricci e dei ripensamenti di Budapest. Vengono vanificati in un colpo solo un vertice del Consiglio europeo, sforzi negoziali, e tutti i toni trionfalistici spesi per il via libera alla messa al bando del petrolio che non c’è più. Almeno per ora.
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