RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Estratto dell’articolo di Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
I viaggi a sorpresa piacciono molto a Viktor Orbán. Ieri è volato a Pechino, dopo Kiev, Mosca e una scia di polemiche. Su X ha scritto: «Peace Mission 3.0» e poi, sopra una foto che lo ritrae con Xi Jinping: «La Cina è una potenza chiave nella creazione delle condizioni per la pace nella guerra Russia-ucraina. Per questo sono venuto a incontrare il presidente Xi, solo due mesi dopo la sua visita ufficiale a Budapest».
Il post è firmato con l’hashtag HU24EU, che ricorda il semestre di presidenza ungherese dell’unione Europea iniziato il primo luglio. E come si sa questo è il problema: la Ue non ha dato a Orbán alcun mandato negoziale, contesta le sue escursioni, che sono incursioni contro la politica estera concordata nell’unione.
La mediazione ungherese è inconsistente. Lo prova il fatto che a Kiev Volodymyr Zelensky gli ha risposto gelidamente che serve una «pace giusta» basata sull’integrità territoriale dell’ucraina; e a Mosca Vladimir Putin ha ripetuto che il cessate il fuoco si può ottenere solo con l’accettazione dell’annessione delle regioni ucraine occupate dall’armata russa.
È chiaro che il premier ungherese gioca per il Cremlino (e per Pechino): ha sistematicamente cercato di bloccare, ritardare o indebilire gli sforzi europei per soccorrere Kiev e imporre sanzioni a Mosca. E sicuramente non aveva niente di nuovo da riferire a Xi da parte di Putin, visto che i due «amici del cuore» si sono parlati ancora la settimana scorsa ad Astana in Kazakistan. [...]
viktor orban e volodymyr zelensky
Di un intervento della diplomazia cinese si parla da quando è cominciata l’invasione russa che Xi non ha mai chiamato guerra. Uno alla volta, i leader europei che lo hanno invocato, hanno dovuto ammettere che Pechino non ha ancora interesse e quindi intenzione di mediare.
L’intelligence occidentale sospetta che la Cina stia aiutando la Russia con forniture «a doppio uso», civile e militare. Se e quando Xi volesse davvero impegnarsi per portare al tavolo della pace Putin e Zelensky, lo farebbe senza dover salire sulla improbabile navetta diplomatica ungherese.
Dopo l’udienza concessa a Orbán, l’agenzia Xinhua ha detto che il presidente cinese «sollecita le potenze mondiali a lavorare per la distensione e ad aiutare Russia e Ucraina a riprendere un dialogo diretto e avviare un negoziato». Niente di nuovo. [...]
L’altro giorno Orbán ha detto al tabloid tedesco Bild: «Credetemi, nei prossimi due tre mesi la situazione diventerà molto più brutale al fronte», ha sostenuto che «i russi non perderanno la guerra in Ucraina» e che Putin ha «un’idea molto chiara» di come vincere. Ha concluso esprimendo fiducia in Donald Trump «uomo d’affari e uomo di pace».
A Pechino il premier ungherese ha aggiunto un’altra foto al suo album di strette di mano con leader mondiali. Quella con Xi è la seconda in due mesi. Aveva accolto il presidente cinese a maggio a Budapest. Ed era stato elogiato per «l’indipendenza della politica estera ungherese di fronte alle pressioni delle potenze».
Un utile amico per la Cina che cerca di dividere il campo europeo trattandolo in ordine sparso. L’ungheria ha già ricevuto un premio per la sua posizione: la casa Byd sta ultimando la catena di montaggio per le sue vetture elettriche a Szeged, mentre Catl costruisce un mega impianto per produrre batterie a Debrecen. I due accordi con Pechino hanno portato a Budapest complessivamente 15 miliardi di euro. [...] Ecco il vero significato della «Missione di pace 3.0».
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