Stefano Montefiori per il ''Corriere della Sera''
THOMAS PIKETTY
«Il fatto che il post-comunismo nella sua variante russa come in quella cinese e in certa misura est-europea sia diventato in questo inizio del XXI secolo il migliore alleato dell' iper-capitalismo è la conseguenza diretta dei disastri comunisti staliniani e maoisti, e del conseguente abbandono di qualsiasi ambizione egalitaria», scrive Thomas Piketty a pagina 22. «Da eliminare», dicono alla casa editrice cinese Citic Press.
«Le risposte del regime cinese si basano su una opacità e una centralismo che appaiono poco adatti a una regolazione efficace delle diseguaglianze prodotte dalla proprietà privata», aggiunge Piketty a pagina 674. Altro passaggio da eliminare.
E a pagina 739, anche il giudizio definitivo - «La democrazia irreggimentata alla cinese è ben lungi dall' avere dimostrato la sua superiorità sulla democrazia all' occidentale, in particolare per via della mancanza flagrante di trasparenza» - va tagliato, sostiene l' editore cinese, assieme a un' altra ventina di frasi del nuovo best-seller Capitale e ideologia (edito in Italia dalla Nave di Teseo), successore del fortunato Il capitale nel XXI secolo (sei milioni di copie vendute nel mondo). L' autore si rifiuta di cancellare anche una riga, e quindi il suo volume in Cina non apparirà.
THOMAS PIKETTY CAPITAL ET IDEOLOGIE
«In sostanza vogliono sopprimere tutti i riferimenti alla Cina contemporanea, e in particolare all' ineguaglianza e all' opacità in Cina», spiega Piketty. Il suo libro è una fluviale (1.232 pagine) denuncia delle crescenti e non più tollerabili disparità create dal capitalismo, con alcune proposte dirompenti come «superare la proprietà privata e sostituirla con una proprietà sociale e temporanea», oppure «bisogna istituire una eredità di 120 mila euro per tutti a 25 anni».
Ma se in Occidente, nei Paesi del capitalismo realizzato e della proprietà privata da superare, i libri di Piketty vengono liberamente pubblicati, venduti, letti e dibattuti, nell' Oriente post-comunista hanno minor fortuna. Perché l' economista francese non è tenero neppure con i sistemi socio-economici di Russia e Cina e questo, in quei Paesi, è un problema.
THOMAS PIKETTY
«In questo momento il libro è pubblicato o in corso di pubblicazione in una trentina di Paesi, ma che io sappia non è previsto nulla in russo», dice Piketty. Alcune case editrici cinesi si sono mostrate interessate, ma la Citic Press che si è aggiudicata il testo pretende tagli che Piketty non si sogna di fare: «Accetterò unicamente una traduzione integrale senza modifiche di alcun tipo. Le altre case editrici cinesi in contatto con il mio editore francese, Le Seuil, hanno fatto sapere che anche loro sarebbero costrette a imporre dei tagli, quindi a questo punto è probabile che il libro non venga pubblicato in Cina continentale».
In compenso il lavoro di traduzione in cinese potrebbe non andare perduto, perché «un' uscita in caratteri cinesi tradizionali è prevista a Taiwan, e in linea di principio anche a Hong Kong, nei prossimi mesi».
Come valuta Piketty le richieste dell' editore cinese? «A mio parere questa censura illustra il nervosismo crescente del regime cinese e il suo rifiuto di un dibattito aperto sui diversi sistemi economici e politici. È un peccato, per tutti - continua l' autore - nel mio libro adotto una prospettiva critica ma costruttiva sui diversi regimi inegualitari del pianeta e sulle loro ipocrisie, in Cina ma anche negli Stati Uniti, in Europa, in India, Brasile, Medio Oriente e altri. È triste che il "socialismo dai colori cinesi" di Xi Jinping si sottragga al dialogo e alla critica».
PIKETTY ALLA BOCCONI CON DIETRO MARX PIKETTY ALLA CAMERA DEI DEPUTATI