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ORO COLAO - PRIMA RIUNIONE DELLA TASK FORCE CON CONTE, TRE ORE DI VIDEONFERENZA A 19: NELL'IMMEDIATO DOVRANNO METTERSI AL LAVORO PER CAPIRE COME E QUANDO RIAPRIRE LE ATTIVITÀ ECONOMICHE, ESAMINANDO I SINGOLI SETTORI O ADDIRITTURA DETERMINATI STABILIMENTI. FCA PER ESEMPIO HA GIÀ UN PIANO PER TUTELARE I LAVORATORI - LA FASE DUE IN MANO A UN EX BOSS DELLE TELCO? PUNTERÀ MOLTO SU DIGITALIZZAZIONE E ISTRUZIONE

Fabio Bogo per www.repubblica.it

 

Quasi tre ore di videoconferenza nel pomeriggio di ieri. A Palazzo Chigi il presidente del Consiglio; nelle loro case e uffici, sparsi tra l'Italia e il mondo, i diciassette superesperti, capitanati da Vittorio Colao, che venerdì il premier ha arruolato nella task force per la ripartenza. Un commando anticrisi che dipende direttamente dalla presidenza del Consiglio e che ha due compiti: quello a più lungo termine è disegnare un'Italia diversa, che possa sfruttare al meglio la strada di una ripresa che ancora non si vede ma che si spera arrivi presto.

 

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Ma è nell'immediato che le donne e gli uomini di Colao avranno il ruolo più sensibile: in stretto coordinamento con la task force sanitaria del governo, che detta le linee guida per tutelare appunto la salute pubblica e limitare il rischio di nuovi contagi, la "terapia Colao" servirà a capire come e quando riaprire le attività economiche, esaminando singoli settori o addirittura determinati stabilimenti e dando i propri suggerimenti a Palazzo Chigi. Lo stesso premier, nella teleconferenza di ieri, avrebbe parlato dell'obiettivo di riaprire alcune attività già lunedì 20 aprile, e ha citato alcuni casi di gruppi industriali, tra cui Fca, che hanno già presentato i loro piani per una ripartenza nel rispetto delle regole di sicurezza antivirus.

 

Dopo la pausa di Pasqua, gli esperti, molti dei quali hanno avuto già ieri un faccia a faccia con lo stesso Colao, si scambieranno materiali a partire da lunedì. Martedì saranno pienamente al lavoro con una nuova teleconferenza. Del resto se l'obiettivo è di riaprire alcune attività tra poco più di una settimana, il tempo non abbonda.

 

E il progetto per il futuro del Paese? Qui Colao ha già molte idee chiare. Da quando mercoledì scorso ha detto di sì a Conte, da Londra - città dove la sua famiglia è rimasta dopo l'addio del supermanager a Vodafone - ha iniziato a mettere nero su bianco alcuni punti che giudica irrinunciabili per trasformare la Fase 2, quella della ripresa, in un cambiamento dell'Italia a lungo termine.

 

VITTORIO COLAO

Il primo punto è la squadra. Colao è abituato a comandare e scegliere la sua prima linea di manager. Nella nuova avventura non è esattamente così. E non tutti i nomi che aveva in mente sono potuti entrare a far parte della task force. Sul merito del progetto, poi, Colao ha già dato a Conte un'indicazione di massima su come intende muoversi. Chi ha avuto modo di ascoltarlo nei giorni scorsi ne ha registrato, ad esempio, le perplessità per un sistema di autocertificazione che prevede l'uso di moduli di carta. Non proprio un esempio di adattamento alle nuove tecnologie. L'Albania ha sostituito la carta con una app.

 

Ecco allora che un ruolo centrale lo avranno le reti, la cui importanza sta diventando adesso chiara. Lo smart working ha sinora permesso di mantenere in piedi diverse attività, l'e-commerce ha consentito alle famiglie di rifornirsi di beni di ogni tipo e specularmente di dare sbocco commerciale alle produzioni alimentari e industriali. Nessun arretramento quindi sugli investimenti in tecnologia.

 

giuseppe conte roberto gualtieri mes

Colao è cosciente che tutto questo significa dare una spallata al mantenimento di attività totalmente legate al lavoro manuale. Ma andrà fatto compensando i costi sociali che una rivoluzione di questo tipo comporta. Bisognerà intervenire sulle regole del lavoro, permettendo alle persone che subiscono l'impatto dell'automazione di mantenere dignità e sicurezza sociale. Mitigare gli effetti della tecnologia e creare più valore nella società, sarà la linea guida.

 

E questo comporta un'altra sfida. La necessità di investire di più sull'istruzione, sin qui considerata non strategica, per evitare che si allarghi il digital divide tra chi ha le conoscenze e resta a bordo e chi non le ha e affonda. Anche la burocrazia avrà bisogno di interventi, troppo lunghi i tempi per sbloccare opere o dare autorizzazioni, in un mondo globale.