1 - PURCHÉ SIA AMPIO
Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
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Il professor Orsini è il mio personaggio dell'anno e ogni suo intervento sui social suscita nella parte peggiore di me una morbosa curiosità. L'altro giorno spiegava con giustificato orgoglio che le sue mani e il loro muto ma esaustivo linguaggio sono oggetto di studio da parte degli psicologi. Non ne dubitavo, stupisce semmai che si limitino alle mani.
Ma il meglio, l'esimio prof, lo teneva in serbo per il video in cui si è occupato di un articolo del New York Times scritto da William J. Ampio. Affinché non ci fossero dubbi sul cognome di chiare ascendenze italiane, ne ha scandito le lettere una per una: A.M.P.I.O. Poi ha precisato che si trattava del testo originale in inglese e che lui sarebbe andato traducendolo lì per lì.
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Il fatto che Orsini citasse con tanta cura una firma del Paese invasore, gli Stati Uniti, ha spinto qualcuno ad approfondire parole e opere di William J. Ampio. Purtroppo, le ricerche nell'archivio del New York Times hanno dato esito negativo: degli scritti di questo Ampio non vi era traccia. Non dico un editoriale, ma neanche una rubrica di giardinaggio.
In compenso risultavano numerosi articoli di William J. Broad, compreso quello che Orsini stava «traducendo». E Broad, in inglese, significa per l'appunto Ampio. Qualche maligno ha avanzato il sospetto che, per smascherare le magagne della Nato, l'analista internazionale Orsini utilizzi il traduttore automatico di Google. Io l'ho fatto: ho digitato il suo cognome in cirillico ed è venuto fuori URSSini.
2 - "SIETE DEI POLLI", LA SUPERCAZZOLA DI ORSINI PER GIUSTIFICARE LA GAFFE SU WILLIAM J. "AMPIO
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Sostiene di aver trollato tutto e tutti. I media, chi sui social lo critica e contesta le sue posizioni sulla Russia e sulla guerra in Ucraina. E dice di averlo fatto di proposito affinché i giornali riaccendessero le luci del palcoscenico su di lui, affinché quella gaffe richiamasse a sé l’attenzione mediatica (con tanto di ricadute sulle visualizzazioni del suo canale Youtube). Insomma, Alessandro Orsini dice che quella traduzione sgangherata del nome di William J. Broad – diventato, in una diretta social, William J. Ampio (persino scandito) – tipica di Google Translate non era affatto un errore, ma una sua strategia decisa a tavolino prima di realizzare quel filmato.
“Oggi tutte le attenzioni della stampa nazionale sono su di me. Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa. Open di Enrico Mentana. Chi più ne ha, più ne metta. Allora io vorrei dire ai direttori di queste testate: polli, polli. È dal 24 febbraio che vi faccio girare su voi stessi. È dal 24 febbraio che vi uso come cose per farvi dire quello che io voglio dire. Ho fatto uno strafalcione ampio, molto ampio. Che ha portato una grande ampiezza di attenzioni sul mio canale Youtube”.
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Poi Orsini parte con un attacco personale a Enrico Mentana, sostenendo sua un propagandista al pari del giornalista russo Vladimir Soloviov, prima di proseguire con gli attacchi a Ursula von der Leyen. Insomma, il professore sostiene che quella gaffe non era una gaffe, ma una strategia per richiamare a sé l’attenzione mediatica. D’altronde, le luci del palcoscenico intorno a lui si erano un po’ affievolite nelle ultime settimane, nonostante le sue continue comparsate televisive e i suoi articoli pubblicati su Il Fatto Quotidiano. E per tornare sulla cresta dell’onda dei trend social e dei quotidiani, ha preferito farsi dileggiare.
massimo gramellini
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