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    “SONO GIÀ MEZZO MORTO, PER ME NON CAMBIA NULLA” - PIERO PESCE, CHE UCCISE IL FIGLIO 28ENNE CON OLTRE 100 COLTELLATE NEL NOVEMBRE 2022 IN PROVINCIA DI ASTI, ERA “FORTEMENTE DEPRESSO” AL MOMENTO DELL'OMICIDIO. LO SOSTIENE LA PERIZIA PSICHIATRICA COMMISSIONATA DALLA CORTE D'ASSISE – L'UOMO AVEVA SCOPERTO CHE IL FIGLIO, ALCOLISTA, ERA LUDOPATICO E AVEVA DILAPIDATO MIGLIAIA DI EURO AL GIOCO D’AZZARDO – ORA PESCE POTREBBE ESSERE RICONOSCIUTO PARZIALMENTE INCAPACE DI INTENDERE...


     
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    Estratto dell’articolo di Massimo Coppero per www.lastampa.it

     

    VALERIO PESCE VALERIO PESCE

    Era fortemente depresso Piero Pesce quando, all’alba del 23 novembre 2022 uccise con oltre 100 coltellate il figlio Valerio, 28 anni, nell’appartamento di famiglia in viale Indipendenza a Canelli dopo aver scoperto che il giovane, sofferente da tempo di alcolismo, era divenuto anche vittima della ludopatia dilapidando migliaia di euro al gioco d’azzardo.

     

    La conclusione è contenuta nella perizia psichiatrica del professore Franco Freilone, nominato come perito super partes dalla Corte d’Assise presieduta dal giudice Elisabetta Chinaglia.

     

    valerio pesce ucciso dal padre - asti valerio pesce ucciso dal padre - asti

    E la circostanza potrebbe portare a riconoscere, anche se sul punto la decisione finale sarà solo della Corte, una parziale incapacità di intendere e di volere al momento del fatto. «Sono già mezzo morto, per me non cambia nulla» ha detto Pesce davanti ai giudici, prendendo la parola per una dichiarazione spontanea.

     

    L’uomo, detenuto nel carcere di Biella, è in cura psichiatrica. Alla diagnosi della semi-infermità si oppone il pm, Stefano Cotti, che con il proprio consulente Raffaele Pugliese era stato tranchant: «Emerge un omicidio pianificato con organizzazione e lucidità - aveva indicato Pugliese in aula a dicembre, prima che l’Assise disponesse la perizia -.

     

    VALERIO PESCE VALERIO PESCE

    L’imputato durante un colloquio in carcere mi ha spiegato di aver scelto con cura il coltello per la carne, non uno qualsiasi, e di aver volutamente colpito subito al collo. Aveva la coscienza integra ed era molto presente. Vi erano rabbia ed esasperazione verso il figlio, ritenuto colpevole di aver portato alla rovina economica la famiglia con il gioco d’azzardo, ma in un contesto di piena lucidità».

     

    […] Il padre dopo aver ucciso Valerio si era tagliato superficialmente agli avambracci, un gesto considerato insignificante dall’accusa e invece qualificato dai consulenti della difesa come un vero e proprio tentativo di togliersi la vita.

     

    […] sette anni dopo la morte della moglie, ci fu l’ulteriore choc della scoperta che i conti della tabaccheria di piazza Cristo Re ad Alba gestita da Valerio erano in rosso a causa delle scommesse e delle puntate fatte dal giovane.

     

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    Una tabaccheria acquistata con i risparmi di famiglia, anche quelli dell’anziano padre di Piero, nonno di Valerio. Il contabile sarebbe caduto, secondo il perito, in una condizione di «trasformazione della realtà», considerando a torto la situazione finanziaria insormontabile.

     

    La percezione errata, pur dovuta ad una malattia mentale, non sarebbe mai però sfociata in delirio e quindi all’uomo sarebbe sempre rimasto un barlume di lucidità. È il punto centrale, perché i giudici della Corte potrebbero ritenere la depressione irrilevante e arrivare ad una condanna piena. Altrimenti, vi sarà lo sconto di almeno un terzo della pena, con l’esclusione dell’ergastolo. Prossima udienza venerdì.

    VALERIO PESCE VALERIO PESCE

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