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Gian Micalessin per “il Giornale”
La grande paura scatta alle 13.20. Mentre il metal detector davanti alla reception del «New York», uno degli hotel più eleganti e costosi di Eurodisney, continua a suonare un nugolo di guardie private circonda un giovane di 28 anni e l' immobilizza. Dentro la sua valigia, rimasta bloccata sotto gli scanner a raggi x si distinguono chiaramente le sagome di due pistole automatiche.
E quando i poliziotti riescono ad aprirla saltano fuori anche un Corano e una scatola di cartucce. È quanto basta per far scattare l' allarme antiterrorismo. Mentre la polizia trascina via il sospetto, un gruppo di artificieri circonda la sua automobile e da il via a frenetici controlli per individuare eventuali ordigni esplosivi.
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Il sospetto o, meglio, la grande paura è quella d' un sanguinoso attentato nel cuore del più grande centro di divertimenti d' Europa affollato di famiglie e scolaresche. E ad aumentare dubbi ed inquietudine s' aggiunge la scomparsa della giovane compagna del fermato. La donna risulta assolutamente irreperibile dopo il fermo del 28enne con cui avrebbe dovuto occupare la matrimoniale prenotata e pagata al New York Hotel. E mentre le ore passano, i francesi si chiedono chi sia quel giovane senza nome e senza volto, ma con due pistole e un Corano in valigia.
Lui, stando a quel poco che trapela, ripete di esser arrivato armato perché, per qualche motivo non meglio chiarito, teme per la propria sicurezza.
Di lui la polizia non fornisce fino a tarda serata alcuna generalità, ma fa capire che il suo nome non sarebbe nelle liste degli oltre 6mila islamisti sospettati di legami con i gruppi terroristici.
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Dunque chi è? Stando ad alcune indiscrezioni pur essendo nato nella zona attorno a Disneyland vivrebbe da tempo a Parigi. Ma è possibile, s' interrogano i media, che lui e la sua irreperibile compagna siano una coppia di «lupi solitari» pronti a colpire a nome dello Stato Islamico o di qualche altra organizzazione fondamentalista? Molti con il passar delle ore incominciano a formulare l' ipotesi di un allarme generato da un gesto inconsulto unito alla psicosi diffusasi dopo i massacri del 13 novembre. Difficile dirlo.
Certo è strano che un apprendista terrorista, anche se invasato e alle prime armi, sia così ingenuo da lasciar passare il proprio arsenale sotto un metal detector. Stavolta, però, pistole e proiettili, a differenza di quanto successo alla stazione di Roma, sono autentici anche se di piccolo calibro e risalenti agli anni '80.
Mancherebbe però il classico kalashnikov l' arma iconica per qualsiasi impresa terroristica.
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Ma mentre a far propendere per un complotto di matrice islamica s' aggiunge quel Corano nascosto accanto a due 7,65 automatiche, a tranquillizzare i francesi contribuisce il silenzio della Procura anti terrorismo di Parigi. Una procura che ieri sera sembrava poco interessata a metter le mani su un' inchiesta lasciata, fin a dopo le 21, ai magistrati della cittadina di Meaux, ovvero alla procura responsabile per la zona di Disneyland Parigi. Insomma se di terrorismo si tratta fino ad ieri sera non lo si era ancora scoperto.
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