Estratto dell’articolo di Raffaella Troili e Giampiero Valenza per “il Messaggero – Cronaca di Roma”
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Wanted, ricercati. L'identikit dei truffatori dei tassisti è disegnato, la lista nera si allunga. Si tratta di una coppia di romani che sale, si fa accompagnare dove vuole in giro per la città, ma poi alla fine della corsa, scende e non paga. I due chiamano il taxi un po' dappertutto ma principalmente salgono nella zona tra Prenestina e Termini.
Lui ha i baffi, un cappello da baseball calzato sulla testa e gli occhiali da sole, lei acqua e sapone, i capelli neri a caschetto, sembra un personaggio anonimo e invece la fa da protagonista. Viaggiano in silenzio, si capiscono con gli sguardi.
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Una volta arrivati a destinazione, cominciano a inventare mille scuse (sempre diverse), e vanno via senza scucire un euro. I tassisti del 3570 (la cooperativa più grande a Roma) hanno messo su una chat su Telegram dove fanno squadra e segnalano quelli che per loro sono veri e propri "ricercati". Un modo per difendersi nella giungla metropolitana.
[…] Sulla loro testa, confermano i tassisti, sono piovute tante denunce per le corse fatte fare e non pagate. «Non sono i soli - precisa uno dei tassisti della Capitale che opera senza una sigla del radiotaxi - C'è chi si inventa la scusa del bancomat che non funziona e che deve andare a fare il prelievo e c'è chi borbotta lamentandosi del servizio: tutte scuse per non pagare. Intanto, la corsa è stata già fatta e il loro obiettivo lo hanno raggiunto».
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Una giungla dove grazie a chat e social i tassisti si aiutano a prevenire truffe e guai. «L'unico modo che abbiamo per proteggerci è l'uso delle telecamere e della tecnologia, specie di notte - commenta Alessandro Genovese, tassista di Samarcanda - specie di notte. Abbiamo anche un tasto allarme sotto il cruscotto con cui possiamo subito allertare la centrale che a sua volta con il Gps vede dove siamo e ci manda in soccorso le forze dell'ordine».
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