Giampaolo Pansa per La Verità
Volete sapere come la penso sul conto dell' eroe italiano di questa estate del 2018, ossia di Matteo Salvini? Il capo della Lega non mi piace per niente. Non ho nessuna fiducia in lui, lo considero un politicante di basso livello che una serie di circostanze nefaste hanno portato al primo posto della vita pubblica italiana. Constato che il Salvini piace molto ai media nostrani, a cominciare dalla carta stampata.
giampaolo pansa
Me ne rendo conto ogni mattina quando inizio a sfogliare la mia mazzetta di quotidiani. Il numero delle testate che dichiarano la propria fedeltà a Salvini cresce di continuo.
E sempre mi domando perché tanti direttori di giornale non si rendano conto che stanno esaltando un politico pericoloso per l' Italia e, in fondo, anche per sé stesso. Quando non gli basteranno più gli elogi che ora la carta stampata gli riserva di continuo, potrebbe cambiare i direttori oggi in sella e sostituirli con gente più fidata.
Perché Salvini rappresenta un pericolo anche per gli italiani che non si occupano di politica e non si rendono conto che la loro esistenza dipende sempre di più dai leader di partito e dai capi di governo? A mio parere tutto dipende da un suo difetto caratteriale: la presunzione.
Tutti i grandi della politica sono sempre stati dei terribili presuntosi. Per rimanere alla mia memoria di signore con i capelli bianchi, Benito Mussolini aveva l' abnorme convinzione di essere l' uomo giusto per l' Italia. Lo stesso accadeva per Adolf Hitler che in più era in preda a una isteria selvaggia. In fondo era un presuntuoso, sia pure a fin di bene, anche Alcide De Gasperi, il democristiano che aiutò l' Italia a superare la fase molto rischiosa del dopoguerra.
salvini kebab
La presunzione di Salvini è più modesta, adatta a un Paese come il nostro che in Europa, per non dire nel mondo, conta sempre di meno. Il Capitano leghista, per usare un soprannome retorico che a Matteo piace, subito dopo la nascita del governo Conte, si è mosso senza tener conto di un antico detto popolare: il troppo stroppia. È partito in quarta, sfruttando il nuovo incarico che aveva ottenuto: il ministro dell' Interno, il padrone assoluto del Viminale.
E si è subito scontrato con un problema gigantesco: la migrazione dall' Africa verso l' Europa di milioni di persone, gente infelice e pronta a tutto pur di trovare un destino meno crudele.
Che cosa poteva fare Salvini messo di fronte a una tragedia che per comodità e pigrizia definiamo epocale, ma che sembra destinata a durare per decenni? Niente. Tranne quel poco che aveva tentato il suo predecessore Marco Minniti, il ministro dell' Interno del governo di centrosinistra. Ma la sua presunzione gli ha suggerito una strada diversa. E lì ha cominciato a sbagliare, nella speranza di rimanere nella storia d' Italia come il Superministro, capace di tutto. Volete un esempio parziale dei suoi errori? Eccolo.
MATTEO SALVINI
Salvini ha ingaggiato lo scontro con il sistema delle Organizzazioni non governative. Però le navi delle Ong continuano a considerare il Mediterraneo il loro fronte preferito. Nessuno sa dove abbia sistemato le migliaia di migranti sbarcati in Italia anche nelle ultime settimane.
Ha adottato una linea dura e questo gli ha consentito di raccogliere una quantità imprevista di nuovi consensi elettorali, merce preziosa ma per il momento utilizzabile soltanto nel voto locale.
MATTEO SALVINI
Poi si è inventato il censimento dei rom, un pretesto per mandare le ruspe ad abbattere i loro campi, però ha dovuto rinunciarvi. In questi giorni, l' attivismo nevrotico del Capitano leghista lo ha spinto a occuparsi persino di vaccini. Ma su questo terreno ha dovuto accettare l' aspro rimprovero di una sua collega di governo, la ministra della Salute, Giulia Grillo, una militante dei 5 stelle. Due fallimenti in pochi giorni: quasi un record.
Non resta che attendere le prossime gaffe del Capitano leghista. Tuttavia dietro questo protagonismo si nasconde un problema decisivo per la democrazia italiana. La presunzione di Salvini e il suo progetto di diventare il generalissimo di una nuova casta politica hanno fatto uscire dal buio un' opinione pubblica che un tempo avremmo definito reazionaria o fascistoide, ma che oggi è più giusto definire rancorosa. Si annida tra quanti disprezzano, spesso con ragione, l' impotenza, la corruzione e il menefreghismo delle vecchie parrocchie politiche che pretendono di comandare in Italia.
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO
Ecco una massa ancora informe di arrabbiati che vedono in Salvini un leader nuovo, capace di rovesciare il tavolo dei soliti politicanti e di prendere il loro posto, in nome dei milioni di italiani che i partiti tradizionali considerano come semplice merce da cabina elettorale. Nel primo dopoguerra, ci aveva già provato un napoletano geniale, Guglielmo Giannini, con il movimento dell' Uomo qualunque.
Il suo progetto non ebbe successo e venne distrutto dalle parrocchie più forti, prima di tutto la Democrazia cristiana di De Gasperi.
Se Salvini avrà più fortuna di Giannini, saranno in parecchi i politici oggi ancora in sella a dover riconoscere di essere i padri del Generalissmo leghista. Vogliamo fare qualche nome? Prima di tutti Matteo Renzi, colpevole di aver distrutto, sia pure non da solo, il Partito democratico, l' unico che poteva opporsi all' avanzata del leghismo di guerra. Insieme a Renzi deve recitare il mea culpa un signore che appare sempre sul punto di lasciare la vita politica: Silvio Berlusconi.
SALVINI BERLUSCONI MELONI
Il Cavaliere era convinto che il proprio carisma, e i propri miliardi, gli consentissero di regnare senza problemi su tre partiti: Forza Italia, Lega e Fratelli d' Italia. Ma non aveva calcolato bene la fantastica ambizione di Salvini. E oggi rischia di trovarsi come il don Falcuccio della favola: nudo davanti e nudo di dietro.
Un' inchiesta del Corriere della Sera, scritta da Tommaso Labate, ha un titolo che dice tutto: «Da Forza Italia alla Lega, è cominciato il grande esodo».
A piangere insieme a loro ci sono le zitelle di una sinistra dispersa in tante piccole sette. Quando leggo i loro nomi in calce a qualche polemica da quattro soldi, come quella che si batte perché a Roma non ci sia neppure un vicolo intitolato a Giorgio Almirante, sapete chi ritrovo sulla scena? Gli stessi che nel 2003 mi diedero la caccia per punirmi di aver scritto Il sangue dei vinti, un libro sulle vendette dei partigiani dopo il 25 aprile 1945. Tipacci o tipetti che oggi invadono i talk show televisivi, sempre con la grottesca sicumera di chi non ha un euro bucato in tasca, ma tenta di farsi passare per milionario.
BERLUSCONI SALVINI
Non ho mai votato per la Lega e non la voterò soprattutto oggi che è diventata il feudo personale di Salvini.
Non lo faccio perché avrei la sensazione di scherzare con il fuoco. Dunque seguo con apprensione la marcia di Matteo verso un potere assoluto. Tuttavia voglio concludere questo Bestiario con un consiglio al Megaleghista: tenga a freno la propria ambizione e stia molto attento alla propria sicurezza. Il defunto Mussolini era solito dire: «Molti nemici, molto onore».
SALVINI RENZI
Ma nella vita reale non va quasi mai così.