Riceviamo e pubblichiamo:
alberto sordi e paola comin
Caro Roberto,
di seguito la mia lettera a Renato Franco in relazione alla sua intervista sulla biografia scritta da Igor Righetti uscita oggi sul Corriere della Sera e da te ripresa.
Grazie per l’attenzione, buon lavoro e cari saluti
Paola Comin
"Gentile Renato Franco,
Igor righetti
sono Paola Comin e ho avuto l’immenso privilegio di assistere Alberto Sordi negli ultimi dieci anni della sua vita in qualità di ufficio stampa. Nei primi tempi con la mia maestra Maria Ruhle, grandissima press agent in anni dove questi professionisti in Italia si contavano sulle dita di una mano e in seguito, quando Maria allentò il lavoro per motivi personali e di età, da sola.
alberto sordi e paola comin al matrimonio di maria ruhle
Alberto in quel periodo realizzò e partecipò a pochissimi film, avendo quindi molto tempo libero per accettare gli inviti più interessanti di grandi Festival, rassegne e Premi che volevano omaggiarlo. Insieme, quasi sempre soli, o accompagnati da grandi firme del nostro giornalismo, siamo stati in America del Nord e del Sud, in mezz’Europa e abbiamo attraversato diverse decine di volte l’amata Italia. Quindi ho avuto modo di conoscerlo molto bene.
Sordi e Igor Righetti
Perché le scrivo questo? Perché in dieci anni non ho mai visto o conosciuto un suo parente e una delle prime raccomandazioni che mi fece Maria all’inizio della nostra collaborazione, fu quella di non accettare qualcuno che si presentasse come cugino. Errore che molti anni prima aveva ingenuamente commesso lei e per il quale fu poi aspramente redarguita. Errore che invece perpetrai anch’io quando lo persuasi a rispondere al telefono ad Igor Righetti.
alberto sordi e paola comin
Quest’ultimo mi chiamò al mio numero mobile circa due anni prima della scomparsa di Sordi, presentandosi come un lontano parente da parte della madre di Alberto, Maria Righetti, e pregandomi di intercedere a che gli rispondesse al telefono (Sordi aveva solo un numero fisso e filtri severissimi). Righetti mi raccontò che stava conducendo un programma radiofonico e voleva tanto dei consigli da lui. Ed io, tra l’altro, ho dovuto anche insistere parecchio per convincere Sordi.
alberto sordi e paola comin
Il signore in questione, che si è spesso presentato in qualità di “nipote” non è mai entrato non solo nella villa ma neanche nell’ufficio del Maestro, che in tantissime occasioni mi aveva ribadito, motivandolo, di non riconoscere parenti. Gli unici erano il fratello e le adorate sorelle. E quando iniziai a lavorare con lui era rimasta solo Aurelia che proteggeva e amava oltre ogni dire e che dopo la morte di Alberto confermò in più occasioni e non solo a me, questa antica avversione per il parentado.
PATRIZIA DE BLANCK
alberto sordi e paola comin
PATRIZIA DE BLANCK
Nessuno con questo titolo, tantomeno Righetti, è mai stato invitato ad una prima, ad una manifestazione in suo onore e neanche alla grandiosa festa che gli tributò Roma per i suoi ottanta anni, quando Rutelli gli “prestò” la fascia da Sindaco per quel giorno. E nessun parente fu invitato al memorabile funerale organizzato dall’allora sindaco Veltroni, né salì sul palco riservato alle persone che in vita gli erano state più care, in una piazza San Giovanni commossa e gremita.
alberto sordi e paola comin
Tutto quel che dichiara e scrive Righetti lo ha letto sulle innumerevoli biografie e interviste dedicate a quell’immenso e inimitabile Artista. In ultimo si è persino alleato con la contessa De Blank che con grande “nobiltà” raccontò ad un settimanale, intervistata guarda caso da Righetti, di aver avuto una relazione in gioventù con Sordi, giudicandolo tra l’altro nel talamo uno scarso amante, inventando incontri e confidenze inesistenti, senza vergognarsi di parlare di un uomo scomparso che aveva fatto della discrezione un irrinunciabile stile di vita.
alberto sordi e paola comin
Tutto questo per significare che nessun parente ha mai frequentato Casa Sordi. Come mai io ho scatole di immagini, scritti, ricordi, dediche, filmati televisivi con Lui e questi “parenti” nulla, se non che una foto scattata in un evento pubblico a Salerno? E non è strano che non abbia mai, sottolineo mai, parlato di loro con nessuno, giornalisti o biografi? Non esiste una riga dove venga citato uno di questi cugini con i quali sarebbe stato in rapporti così stretti da esprimere giudizi di cui era invece estremamente parco.
alberto sordi, hopkins e dino de laurentiis
Ed è profondamente ingiusto pubblicare dichiarazioni assolutamente false sui rapporti con Manfredi, per fargli omaggio intervenne, già malato, alla prima del restauro di “C’eravamo tanto amati”, o su Carlo Verdone per il quale nutriva grande stima e sincero affetto, come sulla volontà completamente infondata di fare della sua casa un orfanotrofio.
La povera Annunziata Greccia, amica dalla adolescenza delle sorelle Sordi, rimasta orfana fu assunta da Alberto dietro le insistenze di Savina e Aurelia ed è stata fedelmente vicino a Lui fino alla sua scomparsa. Ma per cinquant’anni ha continuato a dargli del ‘lei’ e non era di certo persona che riceveva le sue confidenze. Come non è vero che lo infastidiva essere chiamato Albertone, tutt’altro. Ovviamente le mie affermazioni sono sostenute da prove e testimonianze inconfutabili.
carlo verdone alberto sordi
Alberto amava e rispettava il suo pubblico in maniera totale. Potrei raccontare scelte e atteggiamenti sorprendenti e quasi incredibili. Diceva che tutto quel che aveva lo doveva al suo pubblico e a lui avrebbe lasciato tutti i suoi averi. Chi visiterà, quando sarà superato questo drammatico momento, la splendida Mostra organizzata nella sua Villa, scoprirà veramente la parte “segreta” di Alberto attraverso tutto quello che aveva conservato della sua vita e della sua arte per non essere dimenticato dagli italiani e continuare a farli sorridere.
IGOR RIGHETTI
Ho amato in maniera incondizionata il Maestro e non ho altro interesse che difendere le sue volontà e la sua memoria, che venero. Ho testimoniato davanti ai giudici a sostegno delle decisioni testamentarie di Aurelia Sordi, che erano quelle che aveva indicate il fratello e difeso i loro fedeli e onesti collaboratori, che entrambi stimavano e ai quali erano profondamente affezionati, ingiustamente accusati e poi assolti. I parenti che hanno cercato di appropriarsi dell’ingente eredità e hanno perso la causa in maniera irrevocabile, farebbero bene a tacere e sparire.
Con i più cordiali saluti"