SAVERIO DE SARIO
Nicola Pinna per la Stampa
I l primo viaggio verso la sua seconda vita, Saverio De Sario l' ha fatto in treno: dal carcere di Terni fino a Roma, prima tappa del lento ritorno alla normalità interrotta da quasi quattro anni di carcere. Lo stop alla felicità di una famiglia qualunque era stato molto brusco.
Era il 2000 e l' autotrasportatore sardo si era ritrovato a rispondere di un reato gravissimo: violenza sessuale nei confronti dei due figli, che allora avevano 12 e 9 anni. Ad accusarlo erano stati proprio loro, prima con strani disegni sul quaderno e poi con un racconto confuso, di fronte a un pool di poliziotti e psicologi.
Nel corso di 15 anni interminabili, il caso ha superato i soliti tre gradi di giudizio e qualche mese fa è stato riaperto.
Il primo colpo di scena, in realtà, risale al mese di settembre 2015. Michele e Gabriele, i due figli di Saverio, ritrattano le accuse, raccontano una verità molto diversa e convincono i giudici della Corte Costituzionale a ordinare la revisione del processo. Fino alla sentenza di ieri, pronunciata dalla Corte d' Appello di Perugia: «Assoluzione perché il fatto non sussiste e immediata scarcerazione».
DE SARIO E LA MADRE
«Lo abbiamo resuscitato e noi ora siamo le persone più felici del mondo - grida Gabriele - Papà non meritava di passare altri giorni in carcere da innocente. Non ci ha mai sfiorato, era stata nostra madre a costringerci a raccontare quelle bugie. Quando siamo diventati grandi abbiamo capito la gravità della situazione e abbiamo deciso che fosse arrivato il momento di fare qualcosa. Ora ci riprendiamo la vita insieme».
Sei ore dopo la sentenza Saverio De Sario lascia il carcere e già si preoccupa di ritrovare un lavoro. Intanto, cerca di rimettere insieme i fili spezzati della tela familiare. «Ero quasi certo che sarebbe finita così, le contraddizioni erano evidenti, era fin troppo chiaro che le accuse si basavano solo su invenzioni. Ma se sono tornato libero, e se non sono morto in cella, lo devo ai miei figli, che hanno avuto il coraggio di raccontare tutta la verità. In questo sono stato fortunato, tanti altri si ritrovano dietro le sbarre senza colpe e senza l' appoggio di qualcuno che abbia la forza di gridare per loro».
Mettendo insieme il periodo della custodia cautelare e l' arresto scattato dopo la condanna a nove anni, Saverio De Sario ha trascorso in cella 46 mesi. Con tantissimi momenti di sconforto. «Chi si ritrova dietro le sbarre con quell' accusa si ritrova subito a essere trattato peggio degli altri detenuti, isolato da tutti, guardato con maggiore diffidenza. Io non sono mai stato maltrattato, ma la situazione è stata davvero molto difficile.
La risonanza che i giornali e le tv hanno dato alla nostra storia mi ha aiutato tanto: gli altri reclusi e anche gli agenti avevano capito che stavo là dentro senza colpe. E per questo ho goduto fino a oggi del massimo rispetto da parte di tutti. Finché non è arrivata l' assoluzione, comunque, era soltanto una magra consolazione».
GABRIELE E MICHELE DE SARIO
Per raccontare ai giudici che la storia della violenza sessuale era frutto di una clamorosa invenzione, ancor prima di affidarsi a un avvocato, i due fratelli De Sario avevano anche scritto un lungo memoriale. Quarantadue pagine che smentivano interrogatori, accuse e sentenze. Quel dossier lo avevano affidato ai responsabilità della comunità in cui sono cresciuti, ma nulla non è mai arrivato alla cancelleria della Procura di Oristano.
«Purtroppo avevano già deciso che dovevo essere condannato e hanno tirato dritti - si sfoga Saverio - Un padre che viene accusato di questi reati non può essere mandato a casa assolto. Per la mia difesa non c' è mai stato spazio. Tutti gli atti e le testimonianze che potevano dimostrare la mia innocenza non hanno avuto peso durante il processo. Sentire quelle accuse e non potermi difendere non è stato semplice.
Solo negli ultimi due anni ho capito che forse la battaglia di Gabriele e Michele sarebbe servita a qualcosa».
In Sardegna, Saverio De Sario forse riprenderà il lavoro di autotrasportatore per conto di un ditta che commercializza prodotti alimentari a Olbia.
SAVERIO DE SARIO
«Questa è davvero la mia seconda vita, ma ora che posso ricominciare a correre vorrei mandare un messaggio alla mia ex moglie che ha convinto i bambini ad accusarmi pur di allontanarmi. Vorrei che riflettesse sul danno che ha fatto: per capirlo basterebbe che trascorresse un solo giorno dietro le sbarre».