PAPA: CELIBATO SENZA AMICI PUÒ ESSERE PESO INSOPPORTABILE
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(ANSA) - "Lì dove funziona la fraternità sacerdotale e ci sono legami di vera amicizia, lì è anche possibile vivere con più serenità anche la scelta celibataria. Il celibato è un dono che la Chiesa latina custodisce, ma è un dono che per essere vissuto come santificazione necessita di relazioni sane, di rapporti di vera stima e vero bene che trovano la loro radice in Cristo. Senza amici e senza preghiera il celibato può diventare un peso insopportabile e una contro-testimonianza alla bellezza stessa del sacerdozio". Lo ha detto papa Francesco nel discorso d'apertura del simposio internazionale "Per una teologia fondamentale del sacerdozio".
PAPA: MOLTE CRISI SACERDOTALI NASCONO DA SCARSA VITA DI PREGHIERA
SACERDOTE
(ANSA) - "Molte crisi sacerdotali hanno all'origine proprio una scarsa vita di preghiera, una mancata intimità con il Signore, una riduzione della vita spirituale a mera pratica religiosa". Lo ha detto papa Francesco aprendo nell'Aula Paolo VI i lavori del Simposio internazionale "Per una teologia fondamentale del sacerdozio", promosso da oggi a sabato dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e dal Centro di Ricerca e di Antropologia delle Vocazioni.
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La prima raccomandazione rivolta ai presbiteri, la prima delle "colonne costitutive" e delle "fondamenta solide" indicate dal Pontefice per la vita sacerdotale, in base alla sua esperienza di "questi più di 50 anni di sacerdozio", è stata la "vicinanza a Dio". "Senza una relazione significativa con il Signore il nostro ministero è destinato a diventare sterile", ha affermato.
"Ricordo momenti importanti della mia vita nei quali questa vicinanza al Signore è stata decisiva per sostenermi, nei momenti bui - ha spiegato -. Senza l'intimità della preghiera, della vita spirituale, della vicinanza concreta a Dio attraverso l'ascolto della Parola, la celebrazione eucaristica, il silenzio dell'adorazione, l'affidamento a Maria, l'accompagnamento saggio di una guida, il sacramento della Riconciliazione, senza queste 'vicinanze' concrete un sacerdote è, per così dire, solo un operaio stanco che non gode dei benefici degli amici del Signore".
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"Troppo spesso, ad esempio, nella vita sacerdotale si pratica la preghiera solo come un dovere - ha proseguito Francesco -, dimenticando che l'amicizia e l'amore non possono essere imposti come una regola esterna, ma sono una scelta fondamentale del nostro cuore". Secondo il Pontefice, "un prete che prega rimane, alla radice, un cristiano che ha compreso fino in fondo il dono ricevuto nel Battesimo. Un prete che prega è un figlio che fa continuamente memoria di essere figlio e di avere un Padre che lo ama. Un prete che prega è un figlio che si fa vicino al Signore".
"Ma tutto questo è difficile - ha avvertito - se non si è abituati ad avere spazi di silenzio nella giornata". Per il Papa, "si fa fatica a rinunciare all'attivismo, che tante volte può essere una fuga, perché quando si smette di affaccendarsi non viene subito nel cuore la pace, ma la desolazione; e pur di non entrare in desolazione, si è disposti a non fermarsi mai". "Ma è proprio accettando la desolazione che viene dal silenzio, dal digiuno di attività e di parole, dal coraggio di esaminarci con sincerità - ha osservato -, che tutto assume una luce e una pace che non poggiano più sulle nostre forze e sulle nostre capacità". "Si tratta di imparare a lasciare che il Signore continui a realizzare la sua opera in ciascuno e poti tutto ciò che è infecondo, sterile e che distorce la chiamata", ha aggiunto Francesco.
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PAPA: A SACERDOTI; OBBEDITE AL VESCOVO, NIENTE MANIE DA 'SCAPOLONI'
(ANSA) - "Come Chiesa troppo spesso, e anche oggi, abbiamo dato dell'obbedienza un'interpretazione lontana dal sentire del Vangelo", ha detto papa Francesco nel discorso d'apertura del simposio internazionale "Per una teologia fondamentale del sacerdozio", indicando ai presbiteri l'importanza della "vicinanza al vescovo".
"L'obbedienza non è un attributo disciplinare ma la caratteristica più profonda dei legami che ci uniscono in comunione - ha spiegato -. Obbedire significa imparare ad ascoltare e ricordarsi che nessuno può dirsi detentore della volontà di Dio, e che essa va compresa solo attraverso il discernimento. L'obbedienza quindi è l'ascolto della volontà di Dio che si discerne proprio in un legame". Secondo il Pontefice, "tale atteggiamento di ascolto permette di maturare l'idea che nessuno è il principio e il fondamento della vita, ma ognuno deve necessariamente confrontarsi con gli altri".
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"Questa logica delle vicinanze - in questo caso con il vescovo, ma vale anche per le altre - consente di rompere ogni tentazione di chiusura, di autogiustificazione e di fare una vita 'da scapolo', o da 'scapolone' - quando i preti si chiudono diventano 'scapoloni, con tutte le manie degli 'scapoloni', e non è bello -; e invita, al contrario, a fare appello ad altre istanze per trovare la via che conduce alla verità e alla vita", ha aggiunto. Per il Papa, "il vescovo non è una vigilante di scuola, è un padre".
"Il vescovo, chiunque egli sia, rimane per ogni presbitero e per ogni Chiesa particolare un legame che aiuta a discernere la volontà di Dio - ha sottolineato -. Ma non dobbiamo dimenticare che il vescovo stesso può essere strumento di questo discernimento solo se anch'egli si mette in ascolto della realtà dei suoi presbiteri e del popolo santo di Dio che gli è affidato".
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"Non a caso - ha osservato - il male, per distruggere la fecondità dell'azione della Chiesa, cerca di minare i legami che ci costituiscono. Difendere i legami del sacerdote con la Chiesa particolare, con l'istituto a cui appartiene e con il vescovo rende la vita sacerdotale affidabile". "L'obbedienza - ha aggiunto Francesco - è la scelta fondamentale di accogliere chi è posto davanti a noi come segno concreto di quel sacramento universale di salvezza che è la Chiesa. Obbedienza che può essere anche confronto, ascolto e, in alcuni casi, tensione, ma non si rompe".
"Questo - ha aggiunto - richiede necessariamente che i sacerdoti preghino per i vescovi e sappiano esprimere il proprio parere con rispetto e sincerità. Richiede ugualmente ai vescovi umiltà, capacità di ascolto, di autocritica e di lasciarsi aiutare. Se difenderemo questo legame procederemo sicuri nel nostro cammino".