1. FOA PREPARA IL DEFENESTRAMENTO DI SALINI, DOPO LE EUROPEE. DI MAIO DELEGA SPADAFORA PER FERMARE L'EMORRAGIA E CONTARE QUALCOSA A VIALE MAZZINI
fabrizio salini marcello foa
DAGONEWS - A viale Mazzini comanda sempre più il presidente Marcello Foa, che ha deciso di fare guerra a Freccero dopo gli screzi con Salini. Con l'amministratore delegato però lo scontro finale è solo rimandato a dopo le Europee, quando la Lega diventata padrona farà di tutto per cambiare il management Rai e dare una sterzata ai palinsesti (quelli attuali risalgono ancora alla gestione precedente) entro il 2019.
luigi di maio vincenzo spadafora
I grillini in Rai non hanno pochi problemi: c'è la questione Carboni al Tg1, un direttore che non dirige e che vede le edizioni diurne perdere ascolti e andare ognuna per conto proprio. E la difesa di Salini riesce difficile visto che non ha portato i risultati che si erano prefissati, dal taglio drastico dello stipendio di Fazio a un riposizionamento generale dell'azienda su temi cari al M5S (forse ormai nessuno sa quali siano).
Il problema è che all'inizio doveva essere il cagnaccio Paragone a occuparsi di viale Mazzini, ma per il democristiano Di Maio era una figura troppo ''estrema'' e troppo filo-dibba. Poi è stato il turno di Emilio Carelli, ma l'ex direttore di SkyTg24 ha fatto un passo indietro. Ora, dopo aver osservato con invidia il dialogo serrato tra Foa e Salvini, Luigino ha delegato il suo braccio destro Spadafora.
fabrizio salini roberto fico
Vorrebbe che dalle antennone partisse un'immagine migliore del Movimento, che continua invece a prendere schiaffi da tutti i mezzi d'informazione. Ma i camaleonti Rai sanno annusare bene l'aria, e tengono duro: inutile riposizionarsi a 5 Stelle, se dopo il 26 maggio cambieranno i rapporti di forza…
2. E SALVINI FRENA SUL RICAMBIO: «PIÙ CONSENSI CON FAZIO IN TV»
Paolo Bracalini per “il Giornale”
fabrizio salini marcello foa
Il pachiderma Rai si muove con lentezza, quando poi la guida politica non è sicura i motori si bloccano. Tipo sul pacchetto di nomine fermo ormai da mesi, e parliamo delle vicedirezioni delle reti Rai, le poltrone che mandano avanti la macchina. I vicedirettori sono ancora quelli dell' epoca Renzi-Gentiloni, malgrado siano passati otto mesi dall' insediamento dei nuovi vertici. Congelate anche le nomine dei direttori delle nuove macroaree (trovata invece la sistemazione per l' ex dg Orfeo: presidente di RaiWay). Ad ogni cda si rinvia a quello successivo, senza mai arrivare al dunque. Perchè?
conte salvini di maio
«Non si trova l' incastro giusto» dicono. L' incastro è quello tra le richieste di M5s e Lega, che non trovano l' accordo su come distribuirsi le poltrone.
Il punto di rottura è chiaro: l' equilibrio tra i due partiti è completamente cambiato rispetto ai numeri delle elezioni politiche, fotografati dal Parlamento. Il M5s ha più parlamentari, ma al momento la Lega ha più di dieci punti percentuali del M5s. Dunque come ci si divide le direzioni? La Lega non ha fretta, tanto che gira voce che il pacchetto di nomine slitterà al dopo Europee, quando i rapporti di forza tra i due potrebbero essere ufficialmente diversi.
Ma il quadro è complicato anche dal fatto che entrambi non hanno dirigenti di fiducia in Rai, e quindi si devono affidare allo scouting. Il M5s ha delegato tutto all' amministratore delegato Salini (che alcuni rumors danno già traballante), arrivato in Rai in quota Di Maio, mentre la Lega prova a guardare all' esterno. Il partito di Salvini ha sondato la possibilità di ingaggiare il giornalista Roberto Poletti, ex inviato nelle piazze di Paolo Del Debbio, autore del «primo manuale sul leader leghista (Salvini&Salvini - Il Matteo-Pensiero dall' A alla Z) e volto noto delle tv locali lombarde. Ma i leghisti si sono subito scontrati con i paletti per l' assunzione di esterni in Rai.
gianluigi paragone emilio carelli
C' è poi il fatto che il sovranismo in Rai non sta pagando in termini di share. Insomma meglio non mettere troppo la faccia sulla Rai.
E infatti nell' entourage leghista circola proprio questa suggestione: che Salvini preferisca una Rai ancora di sinistra ad una Rai salvinizzata. «Con Fazio in prima serata non c' è bisogno neppure di fare campagna elettorale» avrebbe detto ai suoi. Basta una puntata del conduttore, magari con Saviano o un altro ospite pro-immigrazione, e sono valanghe di consenso automatico per Salvini. Altro che qualche vicedirettore in quota Lega, mille volte più efficace Fazio.