Giuseppe Filetto Marco Preve per la Repubblica
pietro salini
«Tutti, tranne mio cugino». Tutti potevano vincere le gare, ma non Claudio Salini. Lo ripeteva ai suoi fino all' ossessione, Pietro Salini, amministratore delegato di Salini-Impregilo, il socio forte del Cociv, del general contractor che per conto di Rete Ferroviaria Italiana ha in appalto il cantiere del Terzo Valico.
Salini, uno dei manager più potenti d' Italia è indagato per turbativa d' asta dalla procura di Genova. Un passaggio che rappresenta un salto di qualità nell' indagine. Dai lavori del passante ferroviario ad alta velocità i vertici del consorzio dovevano tenere fuori il cugino Claudio, morto a Roma nell' autunno del 2015 in un incidente stradale su cui la famiglia sollevò dei dubbi: con la sua Porsche si schiantò sulla Cristoforo Colombo e in un primo momento si pensò ad un sabotaggio della vettura, anche se la vicenda è stata archiviata come fatto accidentale. Ma questa è un' altra storia.
la porsche di claudio salini 7
Per quanto riguarda il Terzo Valico, Salini, secondo gli inquirenti, non voleva tra i piedi il cugino non per condivisibili motivi di trasparenza, ma solo per vecchie ruggini familiari. «Il dottor Salini - dicono i legali Grazia Volo e Francesco Mucciarelli - non ha mai partecipato all' attività di valutazione delle offerte di gara, affidate agli organi tecnici di Cociv. Esiste una sola conversazione telefonica con l' ingegner Longo il cui contenuto è stato, evidentemente, falsato perché l' unica indicazione fornita dal dottor Salini era quella di fare partecipare alle gare solo aziende di qualità, come risulta testualmente dall' intercettazione depositata ».
claudio salini
Il numero uno di Impregilo, uno dei più grossi costruttori italiani che durante l' inchiesta trattava una commessa da 750 milioni di euro per la costruzione di uno stadio in Qatar, è indagato per turbativa d' asta. I pm Paola Calleri e Francesco Cardona Albini lo chiamano in causa per i quattro lotti di Cravasco (versante ligure), Vallemme (confine ligure-piemontese), Libarna e Pozzolo Formigaro (entrambi in provincia di Alessandria). Degli stessi reati risultano indagati altri imprenditori, tra cui il savonese Marcello Lombardini, e gli ex vertici di Cociv (oggi il consorzio è commissariato e si ritiene parte lesa).
TERZO VALICO GIOVI
In uno degli interrogatori in carcere, ai quattro pm che lo ascoltano Giampiero De Michelis, l' ex direttore del cantiere arrestato lo scorso ottobre insieme ad altre 13 persone, racconta: «Tutti sapevano come andavano le cose...». Gli appalti sarebbero stati assegnati a ditte compiacenti in cambio, si sospetta, di mazzette. Tanto che adesso le inchieste "Amalgama"di Roma (affidata al Noe) ed "Arka di Noè" di Genova (in mano al Nucleo di Polizia Tributaria) puntano in alto, al livello superiore che decideva a chi affidare gli appalti.
giampiero de michelis
Il primo è costituito da 5 dirigenti finiti agli arresti. Il secondo livello: oltre a De Michelis, ne fanno parte Michele Longo ed Ettore Pagani, all' epoca dei fatti rispettivamente presidente e direttore generale del Cociv; Pietro Paolo Marcheselli, dg fino all' ottobre 2014. Il terzo, appunto, al momento punta su Pietro Salini L' ipotesi su cui lavora la Procura di Genova deriva da varie conversazioni intercettate, in particolare quella tra De Michelis e la moglie Perla Lupacchini ascoltati il 2 giugno 2015.
Il giudice per le indagini preliminari, Cinzia Perroni, nell' ordinanza di custodia cautelare scrive: «Nelle manovre per condizionare l' assegnazione dei lavori entrano anche i litigi della famiglia di costruttori Salini... nelle gare si dovesse operare in modo da non far vincere la società del cugino (la Salc), ricevendo rassicurazioni in tale senso da Longo».