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    “MIA FIGLIA SI È UCCISA, I BULLI LIBERI. È LA LEGGE” – PARLA IL PAPA’ DELLA 14ENNE CHE SI E’ AMMAZZATA DOPO ESSERE STATA VITTIMA DI CYBERBULLISMO: “A UNA FESTA QUALCUNO HA SCIOLTO NEL BICCHIERE DELLA BIBITA DI MIA FIGLIA UNA SOSTANZA E LEI NON ERA PIÙ PRESENTE A SE STESSA. C’E’ CHI HA ACCESO LA TELECAMERA DEL TELEFONINO E I VIDEO SONO FINITI IN RETE. CONFIDO NEL RAVVEDIMENTO DI QUEI 5 RAGAZZI. MI RESTA UN RAMMARICO..."


     
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    Marco Bardesono per “Libero quotidiano”

     

    carolina picchio carolina picchio

    Carolina Picchio si è tolta la vita a 14 anni per vergogna.

    Ma per i cinque ragazzi che indussero la ragazzina a farla finita diffondendo sul web un video rubato, il reato è estinto. Nel 2013 Carolina si buttò dalla finestra di casa sua dopo essere stata vittima di ripetuti episodi di cyberbullismo.

    Accusati a vario titolo di atti persecutori, violenza sessuale di gruppo, pornografia minorile, detenzione di materiale pornografico, diffamazione, morte come conseguenza di altro reato, i cinque (di cui quattro minorenni) avevano ottenuto la messa in prova e ieri il Tribunale dei minori ha preso atto del ravvedimento degli imputati. I loro certificati penali resteranno immacolati.

     

    Paolo Picchio, il papà di Carolina, ha seguito tutte le fasi del processo e in questi anni si è impegnato perché violenze come quelle che aveva subito sua figlia non si verifichino più. La conclusione della vicenda processuale, però, lascia l' amaro in bocca, forse anche in una persona mite e generosa come lui.

    Paolo Picchio Paolo Picchio

     

    Signor Picchio, lei ha perdonato?

    «Il perdono non spetta a me, ma a Dio. Io rispetto tutte le decisioni dei giudici. Ma preciso che i cinque imputati hanno ammesso di essere stati i responsabili di quelle nefandezze e il Tribunale ha accertato la sussistenza di tutti i reati. Ma ha anche deciso che dopo la messa in prova vi sia stato ravvedimento. In ogni caso nessuno mi potrà più restituire mia figlia».

     

    Com' era Carolina?

    «Era una ragazza bella, intelligente, sportiva. Era una ragazza solare che aveva molti amici. Il suo carattere e la sua personalità traspare dalle fotografie. Ecco, mi lasci dire, proprio per come era lei, io non mi sarei mai immaginato che avrebbe fatto una fine come quella, che sarebbe morta così, in quel modo».

     

    Quindi anche dopo che il gruppo di bulli aveva pubblicato sul web quei filmati, Carolina non ha mostrato alcun segno di turbamento?

    carolina picchio carolina picchio

    «Proprio così, io non li ho percepiti. Carolina ha continuato ad essere quella che era, a fare le stesse cose fino alla fine. Ma dopo questi anni, parlando anche con esperti, ho compreso che i segni del disagio sono quasi impercettibili. Sono segnali tenui molto difficili da decifrare. Però mia figlia qualcosa da dire l' aveva e un' eredità l' ha lasciata, a me come a tutti».

     

    Cosa ci lascia Carolina?

    «Quella lettera dove racconta cosa le è accaduto. È lei che parla e non è solo un racconto di qualcosa che l' ha riguardata, ma è una vera denuncia di una realtà che fino al 2013 nessuno conosceva bene. Dalle parole di mia figlia non solo si è partiti per individuare i responsabili di quegli atti. Ma in quelle parole si fonda lo spirito di una legge che per la prima volta in Italia e in Europa definisce il cyberbullismo come un reato. Infine, da quelle parole sono nate una serie di iniziative a favore e sostegno delle vittime».

     

    Come si svolge ora la sua vita, senza Carolina?

    «C' è molta sofferenza, ma mi dedico anima e corpo ai giovani. Vado nelle scuole a parlare di Carolina, della sua esperienza tragica, per cercare di aiutare chi si potrebbe trovare nelle stesse difficoltà. Lei avrebbe voluto questo, scrivendo quella lettera voleva che si facesse questo e, ripeto, pur con tutta la sofferenza che ha un padre a cui è mancata la figlia, io mi impegno con passione».

     

    In quello scritto sua figlia usa anche parole dure e crude.

    «Perché racconta ciò che le è accaduto. Lei si fidava ciecamente dei suoi amici, come ho detto ne aveva davvero molti. E quei cinque ragazzi erano suoi amici».

     

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    Cos' è accaduto quella sera?

    «Carolina si trovava ad una festa, qualcuno ha sciolto nel bicchiere della bibita di mia figlia una sostanza che le ha prodotto nausea, vomito e lei non era più presente a se stessa. Attorno a Carolina c' era chi la denigrava, chi la prendeva in giro. Qualcuno ha acceso la telecamera del telefonino e i video sono finiti in rete».

     

    Per Carolina è stato un tormento, la fine.

    «Che non ha mai espresso compiutamente se non nella lettera che ci ha lasciato e dove scrive: "le parole possono uccidere più delle botte". Lei non è riuscita a superare lo shock, a metabolizzare quell' umiliazione e purtroppo non ne a mai parlato con nessuno e non l' abbiamo potuta salvare».

     

    CAROLINA PICCHIO CAROLINA PICCHIO

    Ripercorrendo quei tragici momenti, non le sembra che la decisione del Tribunale rispetto ai cinque imputati non sia stata troppo benevola?

    «Le ripeto: nulla, neppure una sentenza, e nessuno mi restituirà mai mia figlia Carolina. Io credo e rispetto, per quanto a volte possa essere un tormento, la decisione dei magistrati e confido nel ravvedimento di quei cinque ragazzi. Ma resta un rammarico».

     

    Signor Picchio, cosa la tormenta?

    «Dal 2013 ad oggi io non mi sono risparmiato. Non c' è stato giorno nel quale non mi sia battuto per evitare che altri ragazzi potessero trovarsi nella sua stessa situazione. Sono stati fatti passi da gigante: sul piano legislativo, su quello giudiziario, quella di oggi è la prima sentenza in Italia contro il cyberbullismo e sul piano della formazione dei giovani. Il rammarico è che se tutto ciò fosse accaduto prima, forse Carolina sarebbe ancora qui con me».

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