ESTORSIONE 2
Andrea Priante per il Corriere della Sera
Vicenza «Mi davano dello "sfigato", dicevano che ero un figlio di papà che vestiva firmato. Mi umiliavano, volevano i soldi. E io avevo crisi d'ansia, vestivo tutto di nero perché avrei voluto assomigliare a un'ombra per sparire dalla vista degli altri». Diego racconta cosa significhi essere vittima di bullismo.
Dietro il nome di fantasia c'è il ragazzo vicentino che, per proteggersi dai prepotenti che lo perseguitavano a scuola, ha finito per assoldare tre giovani (tra i 19 e i 25 anni) che avevano promesso di fargli da bodyguard e che invece gli hanno spillato una montagna di soldi. «Dai 20 mila ai 100 mila euro sottratti ai genitori» si legge nel capo d'accusa della Procura di Vicenza, che nei giorni scorsi ha ottenuto il loro rinvio a giudizio.
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Sarà il processo a stabilire come siano andate le cose. Ma intanto basta parlare con Diego e la sua famiglia per capire come il bullismo possa finire col travolgere tutto. I fatti risalgono al 2019, quando aveva 16 anni. «Avevo capito che qualcosa non andava» ricorda il padre. «Aveva dei lividi, mi diceva che si era fatto male giocando a pallone. Io e mia moglie ancora ci tormentiamo all'idea che forse avremmo potuto accorgercene prima. Però non avremmo mai immaginato un simile disastro».
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Diego lo interrompe: «Avrei dovuto parlare subito con loro. Ma non ce la facevo, ero sprofondato in un buco nero». Veniva preso di mira. «Ormai si era sparsa la voce - prosegue il padre - e spesso, al termine delle lezioni, c'erano dei teppistelli che lo aspettavano». Andare a scuola per lui era diventato un incubo.
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Per questo, spinto dalla paura, ha finito col peggiorare le cose cercando protezione tra i ragazzi più grandi. «Qualcuno mi ha consigliato di rivolgermi a loro - ricorda Diego - e quei tre si erano offerti di aiutarmi. All'inizio non mi avevano detto di voler essere pagati, ma poi». Le settimane successive sono state scandite da continue richieste di denaro. «Non mi hanno mai protetto. Anzi, hanno iniziato pure loro a minacciarmi: se non avessi consegnato i soldi avrebbero fatto del male a mia madre».
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I genitori sono due imprenditori e in quel periodo stavano rilevando una nuova attività. «Per casa giravano parecchi contanti - spiega il papà - avevo scoperto che mancava qualche banconota e, messo alle strette, mio figlio aveva ammesso di averle prese per qualche piccola spesa. Ma poi sono sparite migliaia di euro in un colpo solo. E dopo qualche giorno la situazione è precipitata».
È accaduto che Diego ha telefonato al padre, che in quel momento si trovava al lavoro.
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«Mi ha detto che erano venuti i ladri in casa. Quando sono arrivato aveva un occhio nero e ho capito che qualcosa non quadrava: la cassaforte era vuota, c'erano i cassetti rovesciati ma nessuno aveva toccato i gioielli. Le registrazioni delle telecamere hanno confermato i sospetti: l'unico a uscire era stato mio figlio, col suo zainetto nero sulle spalle». Quel giorno avrebbe consegnato decine di migliaia di euro agli aguzzini. Soldi mai recuperati. «Dal punto di vista economico è stato un duro colpo - ammette il padre - ma almeno non l'hanno costretto a commettere qualche grave reato. Però la nostra famiglia ne è uscita più forte e ora credo che parlarne possa servire a mettere in guardia i genitori di altre vittime di bullismo».
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Diego racconta che gli capita ancora di avere degli incubi ma con uno psicologo ha affrontato quel periodo terribile e si sente finalmente più forte. «Se vedessi un ragazzino in balia di qualcuno, interverrei per difenderlo senza paura, perché è proprio la paura che ti rovina la vita. Ho capito che i bulli sono molto più fragili delle loro vittime, nascondono le insicurezze dietro a una maschera. Sono loro i veri sfigati».
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