Giovanni Terzi per “Libero quotidiano”
«Visto e considerato l' attuale gravità e per rispetto in assoluto a ogni uno di voi cliente, in questo periodo fino al 3 aprile, non prendo nessun appuntamento e non ricevo per questioni di sicurezza mia e vostra. Voglio strettamente rispettare il decreto dato dal presidente del consiglio e proseguo a casa nei prossimi 15 giorni. Auguro sinceramente che la normalità torni e che riprenderemo la nostra vita in mano, tutti sani e con forza per ricominciare. Ci vediamo quando tornerà la normalità. Abbraccio a tutti».
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Non è un messaggio letto sulla vetrina di un negozio nelle nostre città, e nemmeno un messaggio di un' attività, quelle classiche, aperte al pubblico: è stato scritto sulla bacheca di una escort. Il suo nome è Lara, abita a Bergamo è brasiliana e la si può trovare su internet . È una delle tante donne che vendono il proprio corpo per sopravvivere, ma la sua vita è davvero piena di rivoluzioni e sfortuna.
«Fare la escort non è una scelta facile. Io da questo mondo voglio uscire il più in fretta possibile». Queste le sue prime parole. Lara racconta la sua vita fatta di violenze, sia psicologiche che fisiche e di soprusi ma adesso è stanca. Vuole abbandonare quel mondo che non le è mai corrisposto e che ha frequentato per necessità.
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Lara ho letto il tuo messaggio su internet in cui dici che non lavori più in questo periodo di Coronavirus, perché?
«Perché è giusto così. Hanno detto in tutti i modi di stare a casa, di non muoverci e io rispetto queste regole. Abito a Bergamo che è in emergenza come nessun altra città; tutti dobbiamo stare fermi e a casa. Ne va della nostra salute».
Credo che in questo momento ci sarebbero, volendo, molti clienti, magari annoiati e desiderosi di fuggire?
«Non lo so questo, certo ricevo tanti messaggi di persone che mi richiedono di incontrarmi, ma io continuo a dire di no».
Tipo?
«Magari ci sono persone che vorrebbero delle mie foto intime, magari video o telefonate erotiche».
E lei?
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«Io no, assolutamente. Però conosco tante mie "colleghe" che scrivono di non volere avere rapporti occasionali in questo momento, ma in realtà ricevono a casa».
E lei, nemmeno telefonate hot?
«No per rispetto. Fare la escort non è facile e io non mi sento più di andare avanti, ma è difficile uscirne».
In che senso non è facile?
«Tanta droga tra chi viene da me! Io non mi sono mai drogata e vedere certe scene fa male. Si sopporta per un po', ma poi non si riesce più. Frequento persone, imprenditori importanti, e mi creda c' è tanta miseria. Invece tra le persone umili c' è più verità!»
Mi faccia un esempio...
«Un calciatore straniero, brasiliano, che gioca nel Milan. Eravamo in un locale dove ha pippato tutta la notte poi siamo andati via assieme ma non abbiamo fatto nulla. Provo tristezza perché a chi fa uso di quelle schifezze non diventa nemmeno duro! E poi adesso sono innamorata di Antonio».
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Antonio chi è?
«È il mio fidanzato ormai da tre anni. Un uomo meraviglioso, non ricco ma pieno di sentimenti buoni»
Ed è geloso?
«Non dice nulla ma io devo smettere e sento che lo devo fare. Per me lui ha lasciato la moglie e la famiglia e si merita una donna solo per lui».
Ma ha scelto lei questo "lavoro"?
«La mia storia è piena di violenza e mi creda la cosa triste è che non sono stati solo uomini ma anche donne ad approfittarsi di me».
Racconti...
«A nove anni l'uomo che viveva con mia mamma e consideravo come un padre mi ha violentata. Sono andata a vivere da mia zia in Brasile ma poi mi hanno obbligato a tornare in famiglia. Appena tornata, dopo nove mesi, l'uomo di mia mamma mi ha nuovamente stuprata e lo ha fatto in modo così violento da farmi uscire un pezzo di intestino; avevo 11 anni. Non lo dimenticherò mai. Se ci penso ancora mi batte il cuore e sento un dolore profondo».
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Non ha reagito?
«Dopo qualche anno ho iniziato a lavorare in Brasile come cameriera fin quando una signora mi disse che potevo andare in Italia dove una donna aveva bisogno di una badante»
E lei partì?
«Si certo era un miraggio. Così arrivai a Malpensa. Lì c'era una certa Sonia che mi portò su un furgone con i vetri scuri verso Ponte San Pietro in provincia di Bergamo, ma era una pappona, cattiva e perversa. Mi portò in un appartamento con due ragazze rumene e mi fece prostituire».
E lei denunciò?
«Si ma non mi credettero. È difficile per una bella ragazza alta un metro e ottanta e con un fisico come il mio oltre che straniera farsi credere. Ti guardano con diffidenza e non ti credono».
Ma a lei basterebbe sposare Antonio, il suo fidanzato, per diventare regolare. Perché non lo fa?
«Io lo amo davvero e non per bisogno. Ho sofferto, subito ingiustizie mi hanno derubato; adesso voglio solo una vita meravigliosamente normale».