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    "PASOLINI? UN DISPERATO LOTTATORE” – DACIA MARAINI RICORDA IN UN LIBRO IL POETA - "MARIA CALLAS AVREBBE VOLUTO ADDIRITTURA SPOSARLO MA PER LUI FARE L’AMORE CON UNA DONNA SAREBBE STATO COME FARE L’AMORE CON SUA MADRE – I DUBBI SULLA SUA MORTE: “PELOSI HA DETTO CHE C’ERANO TRE PERSONE CHE LO HANNO PRESO A BASTONATE. MA CHI ERANO?” – LE BORDATE DI PPP CONTRO IL FEMMINISMO, LA MATERNITA’ SURROGATA E IL “TRANSUMANESIMO” (IDEOLOGIA GENDER)


     
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    Estratto dell’articolo di Fausto Carioti per Libero Quotidiano

    IL PROFETA SCANDALOSO PASOLINI COVER IL PROFETA SCANDALOSO PASOLINI COVER

     

    Si può pensare bene o male di Pier Paolo Pasolini, che più passa il tempo e più è amato a destra e meno a sinistra. Più delle parole che dedicò nel 1968 agli scontri di Valle Giulia («Io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli di poveri»), citata da tutti e capita da pochi, pesa l’invettiva contro la legalizzazione dell’aborto che il poeta e regista bolognese scrisse nel 1975: «La considero una legalizzazione dell’omicidio».

     

    (...)

    Nulla di strano che su una figura così complessa esca oggi un libro politicamente “corsaro” curato dal compagno Stefano Fassina, ex deputato di Leu, e dal liberal-conservatore Gaetano Quagliariello, a lungo parlamentare e ministro del centrodestra. Il profeta scandaloso (Rubbettino, 10 euro) racchiude il meglio di due incontri dedicati a PPP lo scorso anno, nel centenario della nascita.

     

    Dacia Maraini, Eugenia Roccella, Ferdinando Adornato e Ascanio Celestini sono gli altri autori che nel volume raccontano il “loro” Pasolini, fuori dall’agiografia e dagli stereotipi. Vale anche per Fassina, che mette il dito sul nervo scoperto dei suoi quando scrive che «la declinazione dei diritti civili all’insegna dell’individualismo proprietario (maternità surrogata) e del transumanesimo (ideologia gender)», interpretata dalle sinistre «con veemenza identitaria, è l’oggetto della disperazione profetica di Pasolini».

     

    PASOLINI DACIA MARAINI PASOLINI DACIA MARAINI

    A seguire, la testimonianza di Dacia Maraini

     

    Estratto del testo di Dacia Maraini pubblicato da Libero Quotidiano

     

    Per tanti anni mi sono rifiutata di scrivere di Pier Paolo, perché si è pubblicato tanto, si è analizzato tanto e mi sembrava inutile. Poi, il direttore della casa editrice di Neri Pozza, Roberto Cotroneo, mi ha detto: «Guarda che ormai le persone che lo hanno conosciuto stanno scomparendo, tu sei rimasta una delle poche. Perché non parli del Pasolini privato, non di quello politico?»

     

    Pier Paolo e io abbiamo vissuto nella stessa casa, abbiamo fatto un film insieme (la sceneggiatura naturalmente), siamo partiti per tanti viaggi insieme. Insomma ho avuto modo di conoscerlo, anche se solo nell’ultimo periodo della sua vita, da quando aveva 45 anni fino a quando è morto. E quindi mi sono detta: «Forse sì, ha ragione».

     

    pier paolo pasolini e maria callas pier paolo pasolini e maria callas

    Tra l’altro, ho fatto un sogno che mi ha stimolato a raccontare: Pier Paolo, nella casa che condividevamo a Sabaudia, aveva la camera da letto sopra il soggiorno dove io scrivevo. Spesso sentivo i suoi passi sopra la testa. Anche nel sogno ho avvertito i suoi passi, ma questa volta ero nella casa di Roma, dove lui tra l’altro non è mai stato. Così nel sogno sono salita sulla terrazza e l’ho visto.

     

    (…) IL PROFETA SCANDALOSO Paolo, che era “disperatamente” politico, sì è verissimo: Pier Paolo aveva una disperazione, una lacerazione nella sua vita. E questo lo portava a vivere con un perenne atteggiamento drammatico. Io credo – d’altronde lo ha raccontato anche lui – che ci sia un “nodo” all’inizio della sua vita. Pier Paolo aveva un bellissimo rapporto con il padre fino all’età di 4 anni perché Carlo Alberto che era un militare era anche un uomo molto colto. Leggevano, giocavano insieme, fino a quando questo padre è dovuto partire con l’esercito italiano per l’Africa.

    pier paolo pasolini e la madre pier paolo pasolini e la madre

     

    A fine guerra, è stato imprigionato assieme ad altri ufficiali. Quando è rientrato in Italia, e questo lo racconta molto bene Pasolini, era diventato un altro uomo: alcolizzato, nemico di se stesso e degli altri, prende a maltrattare la moglie e i figli. A questo punto Pier Paolo ha rotto ogni rapporto col padre e si è messo a proteggere la madre. Da lì nasce un rapporto tenace, profondo e viscerale con la dolce Susanna che durerà per tutta la vita.

     

    Credo che questo legame sia stato il nodo fonda mentale di una vita difficile e dolorosa. Il legame con sua madre ha fra l’altro marchiato il suo rapporto con le donne. Perché Pier Paolo ogni tanto si innamorava.

     

    Silvana Mauri è stata uno dei suoi grandi amori, abbiamo delle bellissime lettere che lo testimoniano. Era un tenero amore platonico, che escludeva il rapporto sessuale. Fare l’amore con una donna, diceva lui, sarebbe stato come fare l’amore con sua madre. Quindi, accoppiarsi sessualmente con una donna diventava per forza un incesto.

     

    pier paolo pasolini pier paolo pasolini

    (…)

     

    (...)

     

    Nel rapporto tra piacere e amore, c’era qualcosa in lui che non tornava.

    Il suo legame con la Callas per esempio è stato un rapporto altalenante e contraddittorio. Ho partecipato con loro a un viaggio in Africa. Pier Paolo e Maria erano visibilmente innamorati, si tenevano per mano, si abbracciavano amorevolmente, ma di fronte alla completezza di un rapporto amoroso, lui si tirava indietro. E questo addolorava Maria che avrebbe voluto addirittura sposarlo. Ma per lui ogni corpo di donna era un corpo materno di fronte al quale arretrava come se fosse sacro e intoccabile. Il sogno di una società arcaica, una società secondo lui pura e integra, segnata da un rapporto sacrale con il cielo e la terra, in fondo lo si può leggere come una nostalgia del ventre materno che si trasforma nel desiderio del paradiso. Un mondo perfetto, dove non hai bisogno di lavorare e sei curato e protetto da tutti i malanni.

    PIER PAOLO PASOLINI - MARIA CALLAS - FRANCO ROSSELLINI PIER PAOLO PASOLINI - MARIA CALLAS - FRANCO ROSSELLINI

     

    (...) Non tollerava che l’organizzazione della protesta potesse diventare potere a sua volta. Così, come ce l’aveva col femminismo, anche lì abbiamo spesso discusso, ovviamente senza mai venire meno al rispetto reciproco. Anche il Partito per lui era una forma di potere. Io gli dicevo: guarda che il potere è anche libertà: «Poter esprimersi», «Poter viaggiare», «Poter parlare», «Poter pensare».

     

    L’OMICIDIO Non so no anche questi poteri? Ma lui non cambiava i suoi sospetti nei riguardi di qualsiasi organizzazione che potesse trasformarsi in forza oppressiva. Ricordiamo la famosa poesia rivolta agli studenti del ’68 che protestavano contro l’autorità, che ha fatto scandalo: «Vi odio, cari studenti», e intendeva dire che gli studenti venivano da famiglie che aveva no loro permesso di andare all’università, e domani avrebbero fatto parte della classe dirigente mentre, al contrario, i poliziotti erano dei poveracci che non avevano i soldi per accedere agli studi superiori, facevano una vita magra, rischiosa e non avrebbero mai fatto parte della classe dirigente.

     

    pier paolo pasolini maria callas pier paolo pasolini maria callas

    Dal punto di vista sociologico, non è che avesse torto. Dopo la sua morte, si è cominciato a prendere sul serio i suoi aspetti più radicali e più profondi, in qualche modo condivisibili. C’era qualcosa di profetico nelle sue parole su una società che si sta involgarendo e autodistruggendo. Stamattina, mi trovavo in un liceo di Roma, al Tiburtino, e i ragazzi, che pure non conoscono il suo lavoro, erano molto interessati: come se sentissero che c’è qualcosa di vero e di valido in quello che comunica. Ecco, questo credo sia un altro segreto della forza di Pasolini. Le sue idee facevano parte del suo corpo. Non c’era un cervello pensante da una parte e un corpo atletico dall’altra. Era un uomo che si buttava nella mischia con pensiero e corpo fusi insieme e questo lo rendeva fragile ma anche simbolicamente forte. Per farlo tacere, lo hanno massacrato. Nessuno sa niente sulla sua morte.

    DACIA MARAINI CARO PIER PAOLO NERI POZZA COVER DACIA MARAINI CARO PIER PAOLO NERI POZZA COVER

     

    C’era un reo confesso e quindi il caso è stato chiuso. Ma troppo presto, senza indagare. Lo stesso Pelosi, che ha sempre dichiarato di averlo ucciso, prima di morire ha confessato che non è stato lui. C’erano tre persone, che lo hanno preso a bastonate, ha dichiarato, ma chi erano? Questo è rimasto un segreto, uno dei tanti segreti amari di questo Paese poco portato alla limpidezza e alla sincerità. Ecco, con queste parole spero di aver suscitato interesse per il Pasolini “privato”: un uomo dolcissimo, mite, gentile e delicatissimo. Costretto dal moralismo di una società poco comprensiva e tollerante a trasformarsi in un disperato lottatore.

    pasolini dacia maraini moravia pasolini dacia maraini moravia Moravia, Dacia Maraini e Elsa Morante Moravia, Dacia Maraini e Elsa Morante dacia maraini foto di bacco dacia maraini foto di bacco ALBERTO MORAVIA - DACIA MARAINI - PIER PAOLO PASOLINI ALBERTO MORAVIA - DACIA MARAINI - PIER PAOLO PASOLINI pasolini idroscalo - dal libro massacro di un poeta di simona zecchi pasolini idroscalo - dal libro massacro di un poeta di simona zecchi

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