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    PASSIAMO DA UNO STATO D'EMERGENZA A UN ALTRO - IL CALDO E LA SICCITÀ PREOCCUPANO IL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE FABRIZIO CURCIO: "IN ALCUNE ZONE DEL PAESE NON POSSIAMO ESCLUDERE UN RAZIONAMENTO DELL'ACQUA E LA CHIUSURA DELLA DISTRIBUZIONE DURANTE LE ORE DIURNE" - A MILANO CHIUSE LE FONTANE E STOP AL LAVAGGIO DELLE AUTOMOBILI E ALL'ANNAFFIATURA DI GIARDINI E PRATI...


     
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    Grazia Longo per “la Stampa”

     

    ROMA RAZIONAMENTI ROMA RAZIONAMENTI

    Rischiamo di rimanere con i rubinetti a secco durante il giorno? Il timore è lecito, con la siccità galoppante e il solleone portato dall'anticiclone Caronte, che fino ai primi di luglio insisterà sull'Italia allontanando la possibilità di pioggia, tanto che il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio annuncia che «non si può escludere il razionamento diurno dell'acqua. Ci troviamo con il 40-50% di quantità di acqua piovuta in meno rispetto alle medie degli ultimi anni, e fino al 70% di neve in meno. E il Po ha una portata sino all'80% in meno».

     

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    Una situazione che le temperature roventi di questi giorni, con picchi oltre i 40 gradi attesi nel Centro-sud (domani bollino rosso in 12 città), non potrà che peggiorare, aggravando anche il rischio di incendi, un fronte aperto in questi giorni soprattutto in Sardegna, Sicilia e Calabria, con duemila interventi nel weekend in tutta Italia. Intervenuto a Sky Tg24, Curcio precisa che «in alcune zone del Paese non possiamo escludere un razionamento dell'acqua e quindi la chiusura della distribuzione durante le ore diurne.

     

    ALLARME SICCITA - FIUME PO ALLARME SICCITA - FIUME PO

    La situazione generale è di carenza di risorsa idrica, di pioggia. In alcune aree diventa impattante in maniera assolutamente importante sulla produzione agricola, ittica, e dell'energia elettrica. La situazione è generalmente complessa su tutto il Paese poi abbiamo delle aree particolarmente colpite come il bacino del Po, le Alpi orientali, e alcune zone del centro. Il problema è diffuso in ambito nazionale». Modi e tempi devono ancora essere definiti, decisive saranno le prossime due settimane.

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    E molto dipende, inoltre, dal pronunciamento dello stato di emergenza. «Per dichiarare lo stato di emergenza è importante capire quali misure adottare per mitigare l'emergenza stessa - prosegue Curcio -. I criteri li stiamo definendo con le Regioni e soprattutto le misure. Penso che nelle prossime giornate, al massimo prossime due settimane, avremo chiare le misure e potremo fare la dichiarazione dello stato di emergenza».

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    E mentre si definisce la linea da adottare a livello nazionale, nelle varie città, nelle varie regioni è già un proliferare di iniziative. A partire da Milano dove i tecnici comunali hanno cominciato a chiudere le principali fontane di Piazza San Babila, Piazza Fontana, Piazza Cadorna e a svuotare le vasche. «Per ottimizzare l'utilizzo della risorsa idrica - si legge in una nota del Comune - il provvedimento prevede che su tutto il territorio siano attuate alcune limitazioni». Stop al lavaggio delle automobili, tranne negli impianti di autolavaggio, e all'annaffiatura di giardini e prati, con l'esclusione dell'irrigazione destinata a nuovi impianti di alberi, arbusti e opere pubbliche.

     

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    Analoghi provvedimenti sono stati adottati anche dalla Regione Emilia Romagna e dalla Liguria. Il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, ha proclamato lo stato di «calamità naturale». Intanto il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, ha sottolineato a Radio 24 che «non sarà la decretazione di emergenza a risolvere il problema. Va portato a livello centrale, con un tavolo di coordinamento, tutto il quadro delle decisioni per evitare che vi siano tra settori diversi e tra zone diverse del Paese guerre dell'acqua».

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    La legge già individua le priorità: prima gli usi civili, poi l'abbeveraggio degli animali, quindi l'agricoltura e dopo l'industria, chiarisce. E aggiunge: «Si deve entrare nella prospettiva che non è un'emergenza di quest' anno e dobbiamo adoperarci per risolvere strutturalmente la crisi idrica». Secondo Patuanelli, è necessario aumentare la capacità di captazione con un piano idrico che consenta anche la produzione di energia. «Il problema è che sono vent' anni che non si fa niente per tutelare la risorsa idrica».

     

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    E anche Erasmo D'Angelis, segretario generale dell'Autorità di bacino dell'Italia centrale, insiste su questo aspetto: «Più che una crisi idrica per mancanza d'acqua è una crisi di infrastrutture, un problema di stoccaggio e di distribuzione. Oggi ci mancano almeno 2 mila piccoli e medi invasi, ma c'è il piano dei consorzi di bonifica che ne ha 400 pronti e progettati solo da sbloccare. Purtroppo nel nostro Paese non si investe in infrastrutture».

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