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Riccardo Crivelli per la Gazzetta dello Sport
Gli ultimi sei Slam? Tutti over 30, dagli Us Open 2016 vinti da Wawrinka (poi tre di Federer e due di Nadal). E i primi due Masters 1000 di stagione sul cemento americano?
A un quasi trentenne (li farà a settembre), Del Potro, e a uno che il 3 davanti nell' età ce l' ha da due anni e 10 mesi, John Isner, diventato a Miami il più vecchio giocatore della storia a conquistare il suo primo Masters 1000.
INVECCHIAMENTO Intendiamoci, la Next Gen non è più soltanto una straordinaria suggestione sospesa tra marketing e speranza: Zverev a parte, che è già un mezzo crac, i Chung, i Khachanov, i Coric e i Tiafoe in questo inizio di stagione hanno dimostrato di poter vincere tornei, quindi di non essere così lontani dal Gotha. Ma adesso devono fare il salto che è mancato fin qui, ad esempio, ai giocatori nati nella prima metà degli anni 90, la capacità di trasformarsi con continuità in Slam contender, cioè di competere al livello più alto.
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Ma che il mondo del tennis sia cambiato, spostando l' equilibrio verso le generazioni più esperte, al netto di fenomeni alla Nadal (uno Slam e sei Masters 1000 prima dei vent' anni), è certificato anche dalle classifiche. Nel 2002, alla fine della stagione, i primi 10 del mondo sommavano 246 anni di età (quindi una media di 24.6), nel 2007 erano scesi a 24.1, ma nel 2012 la media si era già impennata a 26.9, per raggiungere il picco a fine 2017, con 27.6. Di più: nelle classifiche pubblicate ieri, il dato indica 28 anni e mezzo per i top ten (dove è rientrato pure Isner), il più alto di sempre.
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Sono tanti i fattori che incidono: progressi delle metodologie d' allenamento, alimentazione più curata, abilità di amministrarsi in un calendario ormai divenuto massacrante e senza soste. Ma conta soprattutto la mente: i Del Potro e gli Isner, abituati da sempre a confrontarsi con la più forte generazione di sempre, sanno come gestire i momenti caldi delle partite. E infatti a Miami Zverev, avanti di un set e fisicamente più centrato, ha finito per sciogliersi sul 4-4 del terzo. Una situazione di punteggio in cui, per dirla con Borg (a proposito di talenti precoci), tutti sono capaci di arrivare; ma solo pochissimi eletti poi sono in grado di vincere gli altri due game.
(ha collaborato Luca Marianantoni)
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