Andrea Ducci per il ''Corriere della Sera''
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«L' effetto è quello indicato dal servizio studi del Senato, che ha elaborato un confronto tra il testo originario del 2012 e il nuovo testo. Dall' esito di questa analisi emerge che non ci sono stravolgimenti: si tratta, insomma, di un aggiornamento». La revisione del Mes (Meccanismo europeo di stabilità), che infiamma la discussione politica, lascia Antonio Patuelli lontano dalle polemiche, ma il presidente dell' Associazione bancaria italiana è netto quando evidenzia i rischi legati alla discussione in atto «sulla ponderazione dei titoli di Stato».
Qual è l' insidia?
«Il fatto che contemporaneamente si discuta anche sulla ponderazione, cioè sulla possibilità di introdurre una valutazione di rischio dei titoli di Stato. Intendo dire che già la sola richiesta di andare alla ricerca dei rischi sui titoli sovrani si configura come un atto di conflittualità finanziaria, aggiungo, inoltre, che non crea le condizioni per una maggiore collaborazione a livello europeo».
Perché è così contrario?
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«I titoli di Stato sono finora esenti da rischio e, dunque, per le banche che li detengono non comportano alcun assorbimento di capitale. Ecco, con la ponderazione, gli stessi titoli si ritroverebbero etichettati con un livello di rischiosità. Lascio immaginare le conseguenze per il mondo bancario. Aggiungo una ulteriore considerazione, invitando a riflettere sull' impatto che una scelta del genere potrebbe generare sulla stessa dinamica dei titoli di Stato. È evidente che questo tipo di discussione non è accettabile: considero, insomma, la salvaguardia del concetto di non rischiosità dei titoli di Stato una sorta di linea del Piave».
La proposta di revisione al Mes però consente all' ente di contribuire, con ulteriori risorse, al Fondo unico di risoluzione nel caso di istituti in forte difficoltà. Per le banche dunque ci sono anche dei benefici?
«Speriamo. Per ora le banche italiane hanno fatto quasi tutto da sole, pagando oltre 12,5 miliardi di euro per intervenire in favore degli istituti in risoluzione e per i vari salvataggi».
Non sembra molto convinto.
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«Sono scottato. Le banche italiane hanno fatto sforzi enormi durante la fase di avvio della normativa dell' unione bancaria. E c' è un precedente, che non promette bene e che non si può dimenticare. Mi riferisco allo stop imposto dalla Commissione Ue al Fondo interbancario in occasione del salvataggio di Banca Tercas, nel 2014, e ad alcune iniziative successive. Il ricorso contro quella decisione di Bruxelles è stato vinto dagli italiani al Tribunale europeo, ma la Ue ha comunque deciso di impugnare e ricorrere a sua volta alla Corte di giustizia europea».
Il 12 e il 13 dicembre i capi di governo si riuniranno per stabilire un' ultima parola sul Mes. L' Associazione bancaria è stata consultata o coinvolta dal governo italiano nel processo di elaborazione del nuovo meccanismo?
«No, ma non mi stupisce. Il fatto è che tutti i negoziati relativi ai trattati internazionali prevedono la segretezza. Una riservatezza che non mi stupisce, mentre non mi stanco di ripetere la mia preoccupazione per le reiterate proposte che puntano a introdurre un indice di rischio sui titoli di Stato».