Antonello Piroso per La Verità
PENNACCHI
Quel rissoso, irascibile, carissimo Antonio Pennacchi. Scrittore vincitore del premio Strega con Canale Mussolini, 67 anni, ironico e autoironico, di professione è un ex: ex operaio ed ex studente (in quest' ordine, visto che si è laureato a 44 anni mentre a Latina, sua città natale, lavorava davanti a una macchina che sfornava cavi elettrici all' Alcatel Cavi), ex fascista, ex marxista-leninista («ma forse lo sono ancora», e ride), ex sindacalista, ex pugile («volevo diventare campione mondiale dei pesi massimi, ma non c' avevo il fisico») «ed ex rugbista».
Questa mi mancava...
«Eh sì: quando fui espulso dal Msi, mi buttarono fuori anche dalla squadra della Fiamma».
Perché fu accompagnato alla porta?
«Avevo manifestato davanti all' ambasciata americana contro la guerra in Vietnam».
Ma gli Usa in Estremo Oriente combattevano il comunismo.
PENNACCHI
«Non ho mai sopportato l' acquiescenza nei confronti dello strapotere yankee».
Da camerata a compagno: il romanzo che le ha regalato notorietà è Il fasciocomunista, da cui nel 2007 è stato ricavato anche un film, Mio fratello è figlio unico, regia di Daniele Luchetti, da cui lei si è dissociato.
«Io nel libro (di cui ho appena curato una nuova edizione per Mondadori) presentavo i fascisti anche come persone, non solo come agitatori politici. Cosa che ai realizzatori del film non interessava. Hanno preferito gli stereotipi, e del resto concentrare la trama di un libro in meno di due ore è complicato. Comunque è stata la Mondadori a vendere i diritti, e regista e sceneggiatori non mi hanno fatto neanche una telefonata».
PENNACCHI
Già: la Mondadori, casa editrice dell' inviso Silvio Berlusconi, grazie alla quale nel 2010 ha vinto lo Strega. Sul Corriere della Sera il critico Franco Cordelli scrisse che se lei non avesse avuto alle spalle la Mondadori con la sua potenza di fuoco, lo Strega l' avrebbe visto con il binocolo...
«Com' è che si chiama il capo indiano che citavi in quella trasmissione che facevi con Adriano Panatta e Fulvio Abbate su La 7, dove sono stato ospite?» Estiqaatsi, ma l' hanno inventato Lillo e Greg.
«Vabbè, chi è stato è stato. 'Sto Cordelli si preoccupasse dei libri, dei lettori e dei premi suoi».
Ma com' è che lei non ha pubblicato, che so, con Feltrinelli, editore dal lignaggio di sinistra a 24 carati?
«Senti, io ho mandato il mio primo romanzo, Mammut, a 33 editori, ricevendo 55 rifiuti...».
Scusi, i conti non tornano.
«Ad alcuni l' ho spedito più di una volta cambiando il titolo o il mio nome come autore.
Poi fu pubblicato nel 1994 da Donzelli. La Feltrinelli mi ha sempre rimbalzato, non mi ha mai risposto, neanche al telefono. Quel mondo lì non mi si è inc... di pezza, come si dice a Roma. Né loro, né quelli della sinistra fighetta di Rai 3, Serena Dandini, Fabio Fazio, Corrado Augias. Non m' hanno mai inc...».
antonio pennacchi
Le assicuro che il messaggio è arrivato, Pennacchi.
«E quindi io che avrei dovuto fare: pubblicare i miei libri con il ciclostile e venderli con il porta a porta?».
Quali sono stati i libri della sua formazione?
«Quelli che costavano meno sulle bancarelle dell' usato, che si trovavano tra la stazione Termini e piazza Esedra. I classici: Omero, Virgilio, Dante, Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni. Gli americani: John Steinbeck di Furore, Hermann Melville (ma non Moby Dick: Benito Cereno, che si occupa della tratta degli schiavi). I russi: Una giornata di Ivan Denisovi di Aleksandr Solzenicyn,
Le anime morte di Nikolaj Gogol. E poi Beppe Fenoglio, forse il più grande del Novecento, Il generale Della Rovere di Indro Montanelli, Tempo di uccidere di Ennio Flaiano. Ai giorni nostri, Silvia Avallone (più che per Acciaio, per Marina Bellezza e Da dove la vita è perfetta), Paolo Nori, Antonio Pascale e Fabio Genovesi. Scrittori non rassicuranti, non fanno sconti: se ti sta bene, le cose sono così, sennò vattene a fanc...».
Nel 2013 c' è stata una sua incursione nella fantascienza con Storia di Karel.
antonello piroso
«Quando scrivo, il mio universo di riferimento è sempre Latina. Diciamo che era una vicenda con la mia città trapiantata nello spazio. Solo che i lettori del Canale si sono detti: che c' entra Pennacchi con la fantascienza? La stessa domanda che, sul versante opposto, si sono posti i cultori di Ray Bradbury (autore di Cronache marziane e di Fahrenheit 451, nda): che c' entra Pennacchi con la fantascienza? Per questo mi sono dato ai gatti...».
Non mi sarà diventato un fanatico animalista, magari vegano, pure lei...
«Primo: io non sono nemmeno vegetariano. Il mio piatto preferito sono le salsicce con i fagioli in umido, e ho detto tutto. Poi ti dico però che, se c' è una scintilla divina in me e pure in te, perché non dovrebbe esserci anche nei nostri fratelli e sorelle animali? Parlo da possessore di cani e di gatti, li ho avuti entrambi e, credimi, l' ho percepito. Ma io mi riferivo a una favola nera danese».
Prego?
ANTONIO PENNACCHI
«Brutto gatto maledetto! è una fiaba di cui ho scritto un adattamento, e che narra la storia di un nonno che in una notte buia e tempestosa, adotta un povero felino allo sbando. La dolce creaturina si rivela un vandalo ingrato, di cui allora il nonnino si mette in testa di liberarsi, dimenticando che i gatti hanno sette vite... «.
Una metafora di qualche carriera politica?
«Piroso, ma lo sai che hai una mente contorta? Macché. Un regalo per le mie nipotine: Lucrezia, 14 anni, e Asia, di 7, figlie di mia figlia Marta».
Scusi la domanda diretta, Pennacchi: è in crisi creativa?
«No, è da due anni che sto facendo un lavoro di ricerca e mi sto arrovellando su un progetto, ma è come se risentissi di una forma di sospensione».
Indotta o provocata da cosa?
«Dalla privazione del senso? Dal fatto che si è placata la rabbia? Che sono appagato?
fazio
Non lo so: forse un combinato disposto di questi elementi, o forse altro ancora. Cui si aggiunge anche il distacco da questa politica ripiegata su sé stessa, incapace di risvegliare una vera tensione ideale».
Che fa, mi rimpiange le chiese ideologiche del Novecento?
«No. Ma non sarà un caso che al crollo delle ideologie abbia corrisposto un crollo dell' etica, con un colossale harakiri della sinistra, che da un lato si è impiccata all' ipocrisia del politicamente corretto, dall' altro si è ritrovata a inseguire la destra sul suo terreno. Si finirà come a Capalbio».
A Capalbio? E che c' entra la piccola Atene del Tirreno, secondo la definizione del professore palindromo Alberto Asor Rosa?
«Certa cosiddetta intellighenzia prima predica l' integrazione, poi quando tocca a lei farsi carico degli extracomunitari, ti dice: eh, ma mica intendevo a casa mia. Guarda l' indecoroso balletto cui hanno dato vita sullo ius soli».
Lei è favorevole o contrario?
Antonio Pennacchi fuma
«Favorevole. La mia famiglia, mia madre veneta, mio padre umbro, è venuta a bonificare l' Agro Pontino. Una terra di immigrati. Abbiamo imparato sulla nostra pelle cos' è la migrazione, sia pure interna, senza dimenticare la diaspora che costrinse i veneti a sciamare nel mondo. Per questo non tollero chi, per calcoli di bottega politica, fa leva sugli istinti più bassi, instillando nelle persone la paura aprioristica del diverso, caricandosi di un' enorme responsabilità morale».
salvini
Ho come l' impressione che lei abbia in mente un identikit specifico, a proposito di questi «speculatori».
«Ma non lo vedi Matteo Salvini? Fisicamente sembra un giostraio sinti. Ma poi in Italia chi può rivendicare il sangue puro, con tutte le invasioni e gli incroci che storicamente ci sono stati? Se ti fai un giro in provincia, e vai a Cisterna, incontri ragazzi nati qui, figli di congolesi e ghanesi integrati, che sono più italiani di me e di te».
ANTONIO PENNACCHI
Va ancora in analisi?
«Sì, da 21 anni. Non ti guarisce, ma ti insegna ad accettarti. Ho cominciato dopo il mio primo infarto».
Arrivato se non ricordo male dopo Palude, il suo libro del 1995. Somatizza lo stress dopo ogni lavoro importante.
«Dopo Mammut ho fatto due ernie del disco. A ruota della prima stesura di Il fasciocomunista giunse il secondo infarto e mi misero tre by pass. Poi, rottura di una vertebra. Quindi sedia a rotelle dopo una nuova operazione alla schiena, sei bulloni di titanio».
Pensa mai al momento del trapasso?
«Senza paura. Temo di più il dolore e la solitudine. Siamo particelle scagliate nel cosmo.
ANTONIO PENNACCHI VINCITORE
Quando sono giù, per fortuna c' è mia moglie Ivana che mi prende per mano, di notte nel letto. Senza di lei non sarei riuscito a concludere nulla».
Nessun Dio ci salverà?
«La salvezza come fatto individuale legata al Cristo è nella visione dei cattolici, come il mio amico Franco Cardini. Io penso che se ci salveremo, lo faremo su questa terra come genere umano. Quanto a Dio, se c' è è malato e soffre. E siamo noi povere creature mortali che possiamo lenire il suo dolore».
ANTONIO PENNACCHI VINCITORE ANTONIO PENNACCHI VINCITORE PENNACCHI ANTONIO PENNACCHI VINCITORE